Tiziana Gabrielli, poesia inedita, con una nota di Marco Furia

Dall'ombra all'ombra

 

Dài loro annunzio duplice:

di te e di te,

dei due piatti della bilancia,

del buio, che chiede di entrare,

del buio, che consente di entrare

Celan

 

Preludio

 

Scintilla    nel nero

           il canto dell’ombra

 

perduto mondo, perduta lingua

                          del vuoto  

       e l’ignoto

 

il suono  è   

              quel che non dice

 

e sa

dell’incessante

                           ac-cadere

 

                 Dire la Vita

 

prima di ogni pronunzia

per chiamarla per nome

 

              nel silenzio di tutti i nomi 

               dal silenzio di ogni inizio

 

 

À rebours

 

*

‹Di buio in buio›

per segni ed enigmi

sui bordi dell’essere

 

così si ri-torna, non si avanza

                       è deserto la rosa

rizoma della parola

                           prima

 

ec-centrica radice

che si (in)-frange

 

ad un passo dal giorno

 

**

Impercepiti sensi

                   fuga di accenti

destini a scomparsa

 

Diviso il cielo

esatta la luce

                  fresca

e nerissima

nel folto del bosco

 

Deporre il velo,

                assottigliare l’orma 

                dell’identico

               

               nel multiversum

dell’‹uguale a zero› 

 

Dal calice del nulla

fiorisce l’assente, l‘ardente

‹sete di pienezza›

 

***

‹Di perdita in perdita›

                                     resiste

            l’evento del suono-senso

                                giuntura

e sconfinamento

                    a un altro dire

 

‹Vera narratio›

              dell’Uno pre-logico

 

arché-daimon

nell’‹ingens sylva› dell’inexplicable

                                           

in-conosciuto sapere

del nuovo pensiero

nascente

 

Respiro al respiro

dimora   esodo  dimora

 

principio            fine

 

 

Da parola a parola

da silenzio a silenzio

 

due-in-uno

nel sottosuolo della lingua

 

voce e arco

alle cose penultime

      

L’Antipensiero

 

*

L’‹altro-dal-pensiero›

dice l’estraneo

                       ‹mappa albale›

 

       spazio dell’attesa

                     t r a

             sabbia e oblio

             caduta e luce

dal Nulla                   al Nulla

 

**

Altrimenti che della parola

dentro le ciglia

                        del vocabolo

 

                        fiato di luna

sulle sillabe sdrucciole

 

S-radica e scuote

l’acqua sulla roccia

nel solco che unisce

                               e divide

il ventre rovesciato

della terra

 

Dal buio    pro-voca

                             l’Altrove

nell’intermittenza

del sangue       

                            e il bianco

che non sa finire

 

***

In squarci e aperti

da fuga a fuga

margine atriale

tra sentire e pensare

 

            Oro e oblio

seta e miele

           lingua e verità

 

(s)fondo liminare

ri-frazione pendolare

nell’intervallo di ogni assenza

nello stupore acceso

di un bisbiglio

 

spartito è parola

sepolta

nella nebbia

da cui germogliano i nomi

come luce rapida,

                       abbacinante

e guizzo di fiamma

 

Passaggi e versanti

            (ac)cenni e varianti

fra l’ostacolo

           e la trasparenza

nella somiglianza remota

di un barbaglio

 

Risuona nell’ombra

                   l’in-concepibile, l’impensato

che si dà a pensare

 

 

“nel silenzio di tutti i nomi

dal silenzio di ogni inizio”

e

“Da parola a parola

da silenzio a silenzio”

mi paiono due coppie di versi che bene rappresentano l’atteggiamento poetico di Tiziana Gabrielli.

Il silenzio cui la poetessa si riferisce, lungi dall’essere inespressivo, è culla del linguaggio.

Dal silenzio sgorga la parola che, dunque, vive anche dell’assenza di se stessa.

Non c’è contrapposizione, antagonismo: il silenzio non è avversario della parola, è sua parte.

Se il linguaggio non contenesse silenzio risulterebbe immodificabile, sempre uguale: non a caso, gli idiomi che, per così dire, non conservano memoria del silenzio sono bolsi, noiosi, banali.

Il silenzio avvia la parola (spiccare il volo è già volare).

Così, gli ampi spazi bianchi di questo componimento costituiscono energia disponibile e gli stessi caratteri grafici, oltre a vivere la loro originale ed elegante esistenza, mostrano il carattere silenzioso della propria nascita.

Non v’è alcun senso del nulla in un silenzio ricco di potenzialità.

Il tutto per via di un tocco preciso, mai incerto, tale da conferire alla versificazione la musicalità peculiare di un ritmo incalzante eppure melodioso.

 

Tiziana Gabrielli (1969), laureatasi (cum laude) nel 1996 in Filosofia presso l’Università degli studi “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara, si perfeziona presso la Scuola Normale Superiore di Pisa sotto la guida di Remo Bodei, professore presso l’UCLA (University of California, Los Angeles) - che le conferirà nel 1999 il “Premio di filosofia - Viaggio a Siracusa” (sezione Tesi di laurea) - e di Claudio Cesa, professore emerito di Storia della filosofia moderna. Nel 1997 l’Istituto Italiano di Studi Filosofici di Napoli le conferisce una borsa annuale di ricerca sotto la direzione scientifica di Xavier Tilliette, professore emerito presso l’Institut Catholique e il Centro Sèvres di Parigi e la Pontificia Università Gregoriana di Roma.

Perfezionatasi in Bioetica presso l’Università Cattolica del “Sacro Cuore” di Roma tra il 2003 e il 2004, consegue nel 2004 il titolo di Dottore di ricerca in Filosofia presso l’Università degli studi di Roma “Tor Vergata”, collaborando contestualmente con la “Bayerische Akademie der Wissenschaften” di Monaco di Baviera e la “Schelling-Forschungsstelle” di Berlino e Brema.

Filosofia e poesia dialogano costantemente nella ricerca estetica di Tiziana Gabrielli, che si nutre delle più fertili contaminazioni con le arti visive, la musica e il teatro.

Attualmente i suoi studi sono orientati, per un verso, alle nuove emergenze dell’etica applicata e, per altro verso, alle più feconde declinazioni dell’estetica come polifonia
di forme, linguaggi e codici semantici ed ermeneutici da cui far germogliare l’impensato.

Le sue liriche sono presenti in numerose antologie e riviste ed alcune di esse sono state tradotte in spagnolo e in greco moderno.

Tra i principali riconoscimenti si segnalano: Menzione speciale per l’Italia al Premio mondiale Nosside Internazionale (2007); Premio Letterario “Sergio De Risio” (sezione poesia inedita) sul tema “Il pensiero poetante” (2008); Premio nazionale di Filosofia “Le figure del pensiero” (sezione Aforismi); Premio Letterario Internazionale Maestrale - San Marco – Marengo d’oro (sezione poesia in lingua) (2008); Concorso internazionale “Lettera D’Amore” (2010); “Trofeo della Cultura. Histonium alla Carriera 2010” conferitole dalla Giuria del Premio nazionale di Poesia e narrativa “Histonium” 2010; Premio “Parole 2.0 – Poesia in movimento” 2011. Finalista al Premio di Poesia Lorenzo Montano – sezione poesia inedita (2009 e 2010); finalista (sezione Poesia) al Premio Fabrizio de André “Parlare Musica” (2010).