Nessun nome

Forti richiami alle origini biologiche contraddistinguono il breve componimento di Osip Mandel’stam ( il cui primo verso recita: “Né mia, né tua- è loro”) pubblicato sul n° 72 di “Anterem”, a pagina 43: quanto concerne l’ àmbito linguistico, “la forza delle desinenze”, viene riferito a “labbra” considerate, con sintesi poetica, di valenza, appunto, biologica, quali cartilaginei corpi di lumache.

Si prosegue, più avanti, con una dichiarazione risoluta: “Non hanno nome”, ossia non ci sono nomi nei “cuori vivi”.

Oltre i parametri in quotidiano uso, ma anche fuso con essi, sta un nucleo vitale, fondamento, ma non oggetto, dell’ idioma: l’ uomo, insomma, porta tutta intera la responsabilità dei suoi modelli di comunicazione e occorre divenga cosciente della natura, perciò dei limiti, dei canoni adoperati.

Sviluppare una visione del mondo significa, per necessità, escludere altri punti di vista, significa, cioè, operare scelte insensibili nei confronti di diverse, molteplici, modalità del conoscere.

Nulla concedendo all’ enfasi, Mandel’stam affronta la suddetta (cruciale) questione e indica, sicuro, una via: quella percorsa dall’ espressione poetica, capace, poiché tale, di mostrare come esistano magmatici crogioli in cui si trova, in forma per nulla idiomatica, vivificatrice, il germe di tutto quanto concerne l’ umano.

Con intonazioni emananti forte carica di energia, trattenute sapientemente entro gli aperti confini d’ intense scelte poetiche giunte a straordinari esiti di essenzialità, vengono offerti i risultati, notevoli, di una ricerca il cui oggetto consiste nell’ indagine medesima colta nelle sue più intime motivazioni: la necessità- desiderio- virtù della conoscenza. Aspetti danteschi, davvero.

Marco Furia

(Osip Mandel’stam, “Né mia, né tua- è loro”, “Anterem” n° 72, pag.43)