Daniele Bellomi, da "Dove mente il fiume", Ed. Prufrock spa 2015, nota di Rosa Pierno

Un singolare pedinamento quello di Daniele Bellomi, in dove mente il fiume, condotto osservando l’evoluzione di un organismo e quella del linguaggio che, a sua volta, lo segue dappresso: “anche la fonte risultasse, fosse riconosciuta, prima / vede il primer, l’enzima, aspetta la ligàsi, legarsi, /leggasi”. Se nel linguaggio l’assonanza funge da similitudine, ma in maniera non fondata, che cosa avviene nello sviluppo dell’embrione “fino a quando la materia si compatta, diventa gelatina”? L’istituzione di questo binario d’indagine viene estesa a tal punto da far dubitare che esista contatto, tangenza, somiglianza tra materia (genericamente intesa) e linguaggio. Solo certi passaggi, fulminanti, che avvengono (“vediate, deviate”) consentono di coniugare le sponde altrimenti inaccostabili. Ma anche certe raffinate contrapposizioni colte sulla soglia del visibile: “si vede contro luce mentre ora, content, ancora contro, lei resta muta”. Ciò rende più complesso il quadro, pur tuttavia non se ne traggono concettualizzazioni esaustive: si disegna però la situazione di fatto, si rende visibile il modo in cui formuliamo il pensiero, ciò che creiamo con la famiglia delle somiglianze: il che è già un’enormità. Allo stesso modo, la traduzione tra idiomi differenti convoca un ulteriore problematico piano: quanto hanno di simile due concetti espressi in due lingue differenti “pleurer, è come pioggia”? Il corpo onnipresente, invasivo, tra il proprio e la protesi sul tavolo anatomico, diviene piano dove viene analizzata, auscultata, la propria identità. Sul banco degli imputati, è sistemata una società di massa deprimente e impoverente, che scambia make-up ed extention per valori. Ed è anche una ricerca dei valori quella che si dipana sulla pagina e che corrode come acido quando il genio poetico è in azione! Passaggi sorprendenti dalla sala operatoria alla sala cinematografica. Dall’organico al meccanico. Dove malattia del corpo umano è per estensione malattia del corpo sociale, assunto nella forma dell’immaginario collettivo o anche forma prescrittiva delle sue regole e dei suoi divieti: “ non riesco ancora a capire i divieti sulle sponde dei laghi” e “compio leggere deviazioni dalla norma”. Da questo deposito d’immagini che si forma sulla pagina, se sono rese esplicite le modalità di collegamento tra le varie forme di conoscenza prodotte dal pensiero, dalle percezioni e dalle immagini, resta peraltro altrettanto evidente il piano non omologabile, falsamente relato, almeno relato arbitrariamente, che introduce alla libertà, operando il passaggio tra un soffocante io, una soffocante collettività, e l’apertura stessa, tutta da sentire e pensare e vedere, fosse pure in assenza!

 

 

lftb

nonostante le ore spese provano a trovare lemmi,
captatio, ulne che macchiano le dita, materia per discorrere
di apparenze, fill in the blanks. urla: sono meduse e sono
dentro ai demos, poi soltanto filo, spinano l’urna, la carcassa
che conosceranno: escono dal tempo speso, tagliano filler
nella cartilagine, risulteranno come scarti da ciò che resta
nel vano della bestia, tirati via dal ventre, trasmessi dentro
ai tubuli, rimasti freddi nel contatto: carne bleu
perchè vediate, deviate dalla nuda consistenza, usando
il vostro fuoco se riuscite a credere sia giusto, se rimane
traccia sulla pelle, rash per cui qualcuno addenta roba
erosa dallo sfondo: che lo crediate giusto perchè si deve,
si vede controluce mentre ora, content, ancora contro,
lei resta muta, è assente, non può sentirvi.

 

dispose

parte la guerra dentro un margine di fuga, per dove manca,
sarà forse il marker del sangue che non c'era prima, preso
dentro a fare sfogo di se stesso. prendono a non guardare
più nel primer dello specchio: quello che resta è solo guerra
quando se ne andranno, pregando che tutto sia finzione,
disposti al ritiro degli assalti laterali. hanno una funzione:
arrivano diretti alle sorgenti radio, al solo prezzo reso
ormai possibile. passerà, dalla capienza al taglio netto
col presente; passerà, se dai terreni di coltura provano
il rilascio dei batteri, battery, catalizzando i resti dove
niente potrà essere di nuovo; passerà: circonderanno
le pianure per emettere un segnale, conosceranno
meglio la condensa dei campi, la frequenza dei carri,
ed archi, arches, protesi a fare voti irradieranno punti
vitali e non dissimili da gabbie, gathering. passerà, come
una spiegazione a caro prezzo, verrà per liberarci
di ogni cosa. funziona, per impulso, in ogni storia.

 

Daniele Bellomi (1988). Suoi testi, online, su “GAMMM”, “Nazione Indiana” e altri; in rivista, su “il verri” e “Trivio”. Vincitore del Premio “Opera Prima 2013”, pubblica il suo primo libro “Ripartizione della volta” coedito da Anterem edizioni e Cierre grafica.