Febbraio 2016, anno XIII, numero 29

Ultima pagina, “Sonnambule” di Laura Cingolani, nota dell’autrice e una variante

Là dove tutto dorme sgorga come latte un getto sincero di coscienza, là dove è veglia affiora come automa il flusso misterioso di un canto. Le sonnambule sono creature che abitano l’interstizio profondo tra questi due stati. Vanno tentoni, cieche e visionarie, ricercano cenni e segmenti nell’ignoto, mentre con lento movimento il passo incede. Trasportano energia estetica necessaria alla propria esperienza, veicolano corpo e verso, il loro stato di trance decifra e genera enigmi.

Gregorio Tenti, "Dell’immensa disfatta"

 

Non sanno nulla dell'immensa disfatta verso cui vanno, ignari di se stessi, nel brusio monotono dei loro passi sempre più rapidi che li portano impersonalmente con un grande movimento immobile. (…) Ma la caduta è forse questo, il non poter più essere un destino personale, ma la sorte di ciascuno in tutti.

Maurice Blanchot

I.

Gregorio Tenti, poesia inedita "Dell’immensa disfatta", nota di Ranieri Teti

Blanchot in esergo ci ammonisce, ammonisce tutti gli umani che “non sanno nulla dell’immensa disfatta verso cui vanno, ignari di se stessi”.

Gregorio Tenti, mediante la scrittura severamente controllata di questo poemetto tripartito, partendo da molto lontano, dove tutto è interno a tutto, ci porta poco a poco, attraverso quelle terre trapassate nel profondo e proseguendo il viaggio verso le bianche carcasse di eterno, a condividere il nostro destino prefigurato da Blanchot.

Loredana Lacroix-Prete, dalla raccolta inedita "Aeriforme", nota di Laura Caccia

Nell’evaporazione dei sensi

È alla ricerca di una forma che non abbia forma, nella decomposizione della materia e nella dispersione dei sensi, la versificazione rarefatta di Loredana Lacroix-Prete in “Aeriforme”.

Come l’evaporazione di una sostanza allo stato gassoso o di vapore, tutta la vasta gamma di sensi e sentimenti che l’autrice mette in gioco, nel loro tendere alla rarefazione, parte da un punto di ebollizione sottostante.

Annamaria Ferramosca, da “Ciclica”, La Vita Felice 2014, nota di Davide Campi

La lingua poetica di Annamaria Ferramosca è complessa e poco prevedibile, fondata sulle intrusioni, di forma e di senso: “…forme disperse disperate da deportare/in fili d’aria files” ma anche: “nascita che ritarda ancora/grido che non erompe/eppure ogni istante si rompono le acque/e terre dilavano in diluvio”.

Giovanni Campi, prosa inedita "Tetr'agone m'usi che musica non m'usa", nota di Mara Cini

Maurits Cornelis Escher “con elevato virtuosismo tecnico” realizza le sue note illusioni spaziali, Giovanni Campi, almeno nella prima parte di Tetragone m’usi che musica non m’usa propone analoghe illusioni (non compiute illusioni verbali, però): Man mano che varcava la soglia, da cui n’era varcato, non sapeva più dire fosse dentro o fuori, ecc.

Gian Paolo Guerini, dalla raccolta inedita "Un attimo prima di desiderare", nota di Giorgio Bonacini

Gian Paolo Guerini ci presenta una raccolta di duecento paragrafi, apparentemente in prosa, chiedendoci espressamente di considerare l’opera come un poema, dove ogni paragrafo, di diversa lunghezza per numero di righe, è un verso. Dunque un’architettura unitaria, non per visibilità, ma per composizione.

Daniele Bellomi, da "Dove mente il fiume", Ed. Prufrock spa 2015, nota di Rosa Pierno

Un singolare pedinamento quello di Daniele Bellomi, in dove mente il fiume, condotto osservando l’evoluzione di un organismo e quella del linguaggio che, a sua volta, lo segue dappresso: “anche la fonte risultasse, fosse riconosciuta, prima / vede il primer, l’enzima, aspetta la ligàsi, legarsi, /leggasi”. Se nel linguaggio l’assonanza funge da similitudine, ma in maniera non fondata, che cosa avviene nello sviluppo dell’embrione “fino a quando la materia si compatta, diventa gelatina”?

Giancarlo Stoccoro, poesia inedita "Non hanno scuse", nota di Marco Furia


Un illuminante dire

 

Con “Non hanno scuse”, Giancarlo Stoccoro presenta un calibrato componimento le cui chiare pronunce sono semplici eppure infinitamente complesse.

Si veda ad esempio:

“le derive fragili del paesaggio

luoghi assoluti sottratti alle radiografie”.

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