Daria De Pellegrini, audiolettura (voce di Annunciata Olivieri) da "Altalena sui larici", nota di Laura Caccia

Audiolettura

Nell’alternarsi di sé

Quali movimenti del pensiero e del sentire dispiega Daria De Pellegrini in Altalena sui larici? Nell’oscillare da una stagione felice a una spaesata, da momenti desideranti ad altri dolenti del proprio vissuto?

Un andare e tornare tra le memorie dell’infanzia e un presente smarrito, un affondare e riemergere tra gli scorci di una natura aspra e il rimpianto per le figure parentali, un altalenare di sentimenti tra sfide e rapine, aperture e ferite, come fioriture precoci o tardive.

La spinta che si prendeva sui rami dei larici per lanciarsi in volo e poi tornare, finendo spesso rovinosamente a terra, non appare solo un ricordo di giochi d’infanzia: i versi sono tutti attraversati da questa tensione, nel desiderio di alzarsi in volo, come a inseguire “un corpo vivo di donna” e insieme dalla necessità di riportarsi al punto di partenza “per restituirmi a me stessa / tornando”. E, ancora, dal continuo franare, compiere il movimento sbagliato, venire sbalzati a terra. Esemplificati anche dalla rapina dei frutti, dalla presenza rapace della “morte che dura e respira”.

E non solo: l’altalenìo colma i testi del suo movimento, nell’oscillazione del ritmo e dei versi, attraversati da continue cesure grafiche a rimarcare la caduta, lo spezzarsi del dire. In una spinta poi, di nuovo, tesa a ritrovare parole sospese, mezze frasi che Daria De Pellegrini definisce “un lavoro incompiuto”, nella sua sofferta e desiderante sfida poetica: quasi una fioritura fuori stagione. O meglio: in una “quinta stagione”.


 

Da: LA QUINTA STAGIONE
 

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è la nostra quinta stagione / io

lei / le zanzare / nessun altro ad agosto

in giardino / il caldo / troppo / strappa

vive le foglie dei pioppi / vago il gesto

dal petto alla fronte / scomposta poi

la mano rinuncia / invoca muta

il cristo che sa / com’era fiorire

e vedersi prendere i frutti
 

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inatteso / un guizzo di serpe increspa

lo stagno / vigile torna tra le alghe

lo sguardo / anche la voce ritrova

le sillabe / mezze parole fanno

quasi una frase / chiede scusa come

per un lavoro incompiuto

 


Da: ALTALENA SUI LARICI


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l’aria ha pensieri in forma di foglie

 

altalena sui larici fioritura

di abeti / frassino messo a frenare

la frana sotto il fienile / susini

insidiosi a scalarsi / non si dava

la grazia di arrivare ai frutti maturi

 

la strada ha disfatto il giovane

bosco che mio padre sognava

foresta / resta ramaglia / cortecce

ruvide e rughe scavate / eppure

continuo ragazza nel gioco / sfide

e pretese / incollare di resina

e miele la lingua al palato / spargere

arachidi sui sentieri dell’orso

 

amare la bestia che patisce la gabbia

 

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velenosa questa fioritura

ad ottobre / trattengo la lingua

nella chiostra dei denti / non dire

l’affetto / la pena

l’offesa / le voglie

altalena continua / colchico ha nome

il fiore tardivo / fiorisce sbagliato

sentendo febbraio

nella brina d’autunno

 

 

Da: ALLA PORTA DEL SONNO


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anima di avanzi di stoffa / inseguo

un corpo vivo di donna / nel grigio

che sale da terra a spegnere la fiducia

dell’alba / viene radente dalla palude

uno stormo di uccelli / non aveva segnali

tra gli equiseti il pozzo

scavato di frodo

 


Daria De Pellegrini è nata a Falcade (Belluno) nel 1954. Ha insegnato Italiano e Storia negli Istituti Tecnici dal 1976 al 2014 (nel quinquennio 2003-2008 in un liceo tedesco). È autrice di romanzi (tra gli altri La locanda dei folli, Campanotto 1994, Fiorenza, Mobydick 2002, Ragazzi nel Bosconero, Mobydick 2002, e Marion, Nuovi Sentieri Editore 2011) e di racconti (con Se fu tuo destino ha vinto il Gran Giallo Città di Cattolica nel 1998, con Nelle case dei Dorf il Premio nazionale letteratura per l’infanzia “Sardegna” nel 2005, con Das Ersatzkind il Premio Frontiere-Grenzen nel 2017).

Occasionalmente ha scritto testi poetici nel ladino-veneto arcaico del suo paese natale, vincendo diversi premi, tra cui nel 2015 il “Premio Città di Corridonia” e il Premio “Poesia senza confine” di Agugliano E appunto dal 2015 scrive poesie in italiano.

Con la silloge inedita Fare il pane ha vinto la Sezione Poesia del Premio “Leone di Muggia” nel 2016.

Con la prima raccolta Spigoli vivi (Interno Poesia Editore 2017, prefazione di Franca Mancinelli) si è classificata al terzo posto al Premio Nazionale di Poesia “Luciana Notari” e ha vinto il Premio di Poesia “Città di Legnano – Giuseppe Tirinnanzi”.