Ranieri Teti

Marco Furia su Olio santo II di Fausta Squatriti

Una poesia civile

Con da “Olio santo”, Fausta Squatriti presenta un’agile e pregnante composizione in cui il secondo e il terzo verso

“profilo contorto sfinito

paesaggio senza pena terso”

gettano una sorta di assertiva luce sull’intera poesia.

Marco Furia su Palpiti, sontuosi sacrari di un cupo artificio di Vittorio Ricci

Una poetica enumerazione

Vittorio Ricci presenta un componimento (la cui prima parola, non a caso, è “palpiti”) che mostra un susseguirsi di pronunce poetiche sinuose e coinvolgenti.

Quale il senso di simile versificazione?
Siamo forse in presenza, per citare l’autore, di un

“Emblema, bersaglio di un segreto sproposito …”?

Giorgio Bonacini su Mise en abîme di Paolo Donini

Quando lo sguardo del poeta sceglie un segno o anche solo un suo visibile ritaglio, muovendosi lentamente in una direzione prospettica che coglie quel particolare dell’ immagine, con nitidezza leggera e, nello stesso tempo, con attenta percezione visiva dello scrivere, allora reale e sogno si uniscono in una visione in cui la certezza di ciò che si vede non si disgiunge mai dalla parola che, con lo stesso andamento immaginifico, ne dice la forma sostanziale e significante.

Laura Caccia su Α & ω di Francesco Fedele

L’alfabeto dell’etica

Tra inizio e fine, assecondando possibilità e vincoli offerti dal tautogramma, Francesco Fedele declina in “Α & ω” tutto l’alfabeto dell’esistere.

Laura Caccia su Carrube di Vittorino Curci

I doni assenti e presenti della vita

Sono “doni terrestri” quelli che Vittorino Curci sgrana in “Carrube”, con una pluralità di immagini e di ritmi che orchestrano la pulsazione della vita, le cronache dei vivi e dei morti, le sincopate domande di senso.

Laura Caccia su Frammenti, 2012-2014 di Chetro De Carolis

Nel battito del buio

Il dire a brandelli che Chetro De Carolis adotta in “Frammenti”, nella concisione che potrebbe far pensare ala forma dell’haiku, rovescia le immagini nella loro assenza, le parole nel loro silenzio.

Dove l’haiku si fa soprattutto parola stupefatta e pensosa dello sguardo, l’autrice fa dei suoi frantumi parola del suono e del buio, come fosse ogni brandello poetico uno squarcio nel silenzio, un rintocco, un battito, in un breve risuonare di accenti di lingue diverse e di richiami musicali.

Laura Caccia su Codici di Gregorio Muzzì

Le radici delle percezioni

Cosa resta inciso nel pensiero poetico tra le generazioni e quali radici trova il dire che Gregorio Muzzì dispiega in “Codici”, nel convocare così tanti scrittori, poeti, musicisti, artisti da Campana a Cardarelli, da Rilke a Mann, da Dante a Hegel, da Bach a Dürer, da Caravaggio a Giacometti, “Stili poetici lontani”, come scrive l’autore, “comuni / assai lontani / nuovamente / radice”?

Laura Caccia su Poema dell’Inizio di Pietro Antonio Bernabei

La poesia del principio vitale

Nel racconto biologico dell’origine, che Pietro Antonio Bernabei declina in “Poema dell’Inizio”, è tutta compresa la sfida posta dalla poesia rispetto alla materia del suo dire: l’origine di cui si tratta non è l’inizio indagato dalla riflessione filosofica, ma è ugualmente l’oggetto di un pensiero che affronta la “genesi della vita sulla terra” attraverso una narrazione scientifica che assume lo sguardo dell’arte e la parola della poesia.

Laura Caccia su Inventario dei gesti di Enea Roversi

Il senso dell’umano

Ci sono gesti che / possiedono la grazia”, scrive Enea Roversi in “Inventario dei gesti” dove si declinano, nella tripartizione della raccolta, azioni “Di disperazione e rabbia”, “D’amore” e “Di vita quotidiana”.

E la gratitudine e la riconoscenza pervadono i gesti, nella ricerca del senso dell’umano, tra differenti azioni e stati emotivi.

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