Marco Furia su “Il bene della vista” di Mauro Ferrari

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Pensarsi liquidi

Con “Il bene della vista”, Mauro Ferrari presenta una strutturata, ma fluida, raccolta nel cui àmbito l’itinerario realtà – poesia è percorso, nel contempo, in tutti e due i sensi, secondo un’idea di versificazione non disgiunta dalle comuni modalità dell’esistere, bensì alle medesime connessa in maniera indissolubile.

Un intento come il suo, mirante, per empatia, a rendere maggiormente partecipi e consapevoli, non può non muovere da origini di vera e propria passione civile: spetta alla lingua poetica denotare, soffermarsi e, con i suoi slanci, con le sue pregnanti immagini, porre meglio l’ accento su quanto avviene, su quanto ci circonda, ossia sulla nostra stessa vita.

Un vita che, intesa, senza riserve, quale unitaria oltre ogni schema, ogni paradigma o concetto, emerge sempre, anzi nemmeno emerge, è già.

Il mezzo espressivo adatto a questi scopi deve uscire dai modelli d’uso comune, spesso ridotti a meccaniche sequele prive di originalità e incapaci di suscitare interesse, deve, cioè, mettersi in condizione di rendere perspicuo quanto ci circonda, ciò in cui siamo immersi, aiutandoci a capire quello che siamo: non occorre (nessuno, nemmeno il poeta, lo potrebbe) sciogliere l’enigma, ma renderne chiara testimonianza, così da sapersi meglio muovere in e con esso, procedendo nella nostra umana condizione.

Occorre, come il Nostro, pensarsi, sentirsi, liquidi, fluidi, sciolti nell’esistenza per coglierne gli aspetti anche meno evidenti o, meglio, per illuminarli con i raggi repentini e persistenti di un divenire poetico in grado di farci scoprire, alla fine, che quelle sembianze non erano poi tanto celate, ma si trovavano, disponibili a essere oggetto di uno sguardo più penetrante.

Con versi ordinati e vivaci, attenti a quanto è minuto come a quanto costituisce avvenimento di notevole rilevanza storica, sapienti nel rendere conto di ambedue le dimensioni senza mai cadere in retoriche di tipo crepuscolare o meramente celebrativo, svolgendo, coerente, una poesia tale da offrirsi al lettore senza mai cedere nulla quanto a precipua originalità, insomma con il (risoluto) riguardo tipico di chi, sicuro, non sente la necessità di ricorrere ad alcun artificio, Mauro Ferrari convince per la propensione a rendere sulla pagina dimensioni individuali e collettive non dissociate, coese proprio a partire dagli infiniti elementi che le costituiscono.

Furono, davvero, umani versi. 

(Mauro Ferrari, “Il bene della vista”, Edizioni Joker, Novi Ligure, 2006)