Gabriella Galzio, da "La discesa alle Madri", Arcipelago Edizioni, 2011

Dalla presentazione di Tomaso Kemeny: L’energia sovrabbondante di questa voce produce un’inquietudine guerriera che, dalle tenebre sgorgata, eroicamente, alle tenebre tragiche della contemporaneità riporta il lettore disposto a soffrire-morire per rinascere oltre ogni modello demagogico di pura completezza ideale, poiché “...il rito è sangue, ripresa della vita.”

 

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La discesa alle madri
torbido anfratto, chiama
quasi, sordo, fosse un gorgoglìo
nell’acqua, a immergere le lunghe ali
tu, così bianco, in nera pece albedo
angelo franto, di qua dell’ombra vegli
prima della discesa, già di sudore coli
dentro il manto.

 

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Epico incedere
affatìco, dentro, nel passo avanzo
qui nell’oscurità m’addentro
senza una luce minima, sul volto
solo un passaggio d’ombre ripetute un volo
guardano a me questi angeli di torba
tutti assopiti, volgono al nero blu di lago
le grandi pieghe.

 

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Prego, scendendo, salgo, madre fra madri
prego, m’addosso a corpi, ripiego l’ala
su risospinta, da una marea fondante
sul vuoto ardo, gravida, trascinata
la terra s’apra, faccia ricovero, balza
a chi vi sprofonda e alberga la sua parola
faccia di questo verbo più crudo verbo
sillabi più potente l’epicentro.

 

Gabriella Galzio vive tra l’Oltrepò Pavese e Milano, dove svolge attività di traduttrice editoriale e dirige l’Associazione culturale Studio d’Autore. In poesia ha pubblicato Fondali (1993), La buia preghiera (Campanotto, 1996), Sofia che genera il mondo (I Quaderni del Battello ebbro, 2000), Apocalissi fredda (Agorà, 2001) e Ishtar dagli occhi colmi (Moretti & Vitali, 2002). Di rilievo anche gli scritti di teoria, le attività di traduzione e curatela. Ha inoltre partecipato a programmi RAI sulla poesia (“L’altra edicola”, “Festival di Sanremo della poesia”) ed è presente in antologie. Tradotta negli USA e in Germania.