Adelio Fusé, L’obliqua scacchiera, Book Editore 2012

Preceduta da Il boomerang non torna, (2003), Orizzonti della clessidra distesa (2005), Canti dello specchio bifronte (2009), L’obliqua scacchiera conclude una tetralogia degli “oggetti anomali”.

È certo inconsueta una scacchiera inclinata, ed è tanto più sorprendente la posizione dei pezzi suoi “ospiti”: questi, a dispetto di una superficie di appoggio, che congiura contro di loro, non cedono allo scivolamento e rimangono ben saldi e ritti, perfettamente in equilibrio. O così appaiono, in una orgogliosa dichiarazione d’intenti e nella proiezione di una sfida, agli occhi dei giocatori. Anzi dell’unico giocatore. Il quale, unico suo malgrado, affronta anzitutto se stesso: è lui, e nessun altro, il suo proprio avversario, persino ogni avversario possibile. Alcune partite non consentono fughe.
Dalla nota redazionale

 

Dalla sezione “L’ora cava”

 

4

abito uno spigolo in linea
con il mio omonimo più distante
non un fremito di ciglia:
eppure è possibile

mi deposi in una gabbia illimitata
tempo a seguire e il sottosuolo
nell’intimo perforai

rimpiango la donna allegra
i suoi capelli baciati dalla pioggia
ma l’uomo ostentava dita lorde
le unghie difformi

quale la ragione del filo
e di un serrato tenersi?
facitore e guardiano
di rapsodici passaggi
l’enigma si rinsalda invano

 

22

è pur sempre un indefesso tramontare
che ammassando sottrae

alle tempie non si ammaina
né concede amnistie il pulsare:
da sé in sé s’inietta

soffio oblungo infine
suono della neve
antevita e postvita

 

24

è questa l’ora cava
di un finto compiuto prodiga
di ogni persistenza
ultima dissolvenza

sblindato riflesso mi attendo
ma nello specchio non s’infrange
il mio originale

 

Dalla sezione “La Quinta stagione”

 

80

elisio sfacelo di fedi
e rivalsa di sogni insopiti:

il sasso che nell’acqua non affonda
o i lombi di Venere
che dilaniando rigenerano
o là nell’oscuro la luce

che s’irradia ferma

sotto il cielo in Natura avvizzita
cartocci di foglie bistratto
ma c’è ancora sangue:

non sono asciutte le vene

della Quinta stagione

 

Adelio Fusé (1958) vive a Milano e lavora nell’editoria. Ha pubblicato, oltre ai libri di poesia citati in premessa, saggi su Sade, Kafka, Sartre, Handke, Eno (Materiali Sonori-Auditorium 1999) e il romanzo North Rocks (Campanotto 2001). Ha fatto parte della direzione di “Legenda” (Tranchida 1988-1995).