L'esperienza poetica del Montano

Non possiamo dire, come si sente spesso, “tanti anni e non sentirli” perché in realtà ce li sentiamo addosso proprio tutti, felici e ben consapevoli di quanto fatto nei primi 37 anni del “Montano”. Ma abbiamo allo stesso tempo la certezza che molto altro dovrà ancora accadere, già a partire dalla nuova edizione.

Perché la dedizione a un’idea, così come alla poesia e alla prosa, non è passeggera.

Quasi quarant’anni fa, molto prima dell’avvento della “rete” e di tutto quello che ha comportato, dedicammo a Lorenzo Montano un’idea di sviluppo e approfondimento della poesia attraverso un premio innovativo: niente pergamene, coppe, medaglie, ma una pubblicazione. Dedicammo il premio a questo grande del novecento, centrale pur nella sua ritrosia e nelle vicissitudini in vita, ma allora, nel 1986, quasi del tutto dimenticato.

Nei testi di Montano abbiamo trovato per molti versi la conferma del nostro concetto di “ricerca”, che per noi di “Anterem” corrisponde a quello di tensione mai deposta. Una profonda tensione dell’essere in ascolto dei molteplici impulsi dell’esistenza; una tensione che tiene conto di tutti quei processi interiori dove luce e ombra indissolubilmente convivono.

Dopo quasi quarant’anni di esperienza umana e poetica nel Premio Lorenzo Montano, vissuto sotto tutti i suoi aspetti, possiamo dire qualcosa che lo rappresenti dicendo che tra gli oltre cento poeti che lo hanno vinto, in tutti i finalisti, segnalati e menzionati, si ritrova questo sentire, la stessa urgenza di “fare”, il tentativo di portarsi un po’ più in là, declinato nella varietà dei temi, degli stili e delle forme di ciascuno.

In questi quasi 40 anni abbiamo premiato autori già affermati, molti esordienti, poeti eccentrici rispetto a una abituale linearità dei versi: pensiamo alle poesie letteralmente “evanescenti” di Giovanna Sandri, costituite da parole che sfumano in sintagmi e diventano disegni, alle visive di Magdalo Mussio innervate da parole leggere e simboliche, ai testi metà poetici metà filosofici di Tiziano Salari, alla viva unicità del saggio/poema, -graficamente una prosa- di Paolo Ferrari, ai testi come didascalie di sceneggiatura di Nanni Menetti, la poesia dentro la prosa di Mariasole Ariot , Giovanni Duminuco e Chiara Serani.

E poi tanta grande poesia e prosa lineari hanno reso forte e ben radicato questo premio.

Presentandone oggi la nuova edizione, la 38^, non possiamo dimenticare, se già il ricordo è un pezzo di eternità, chi tra i passati vincitori non c’è più: Franco Cavallo, Anna Malfaiera, Giuliano Mesa, Magdalo Mussio, Camillo Pennati, Tiziano Salari, Giovanna Sandri, Giorgio Celli, Mario Ramous, Michele Ranchetti, Pascal Gabellone, Alfredo Giuliani, Lucia Sollazzo, Piera Oppezzo, Cesare Ruffato.

Crediamo che già anche solo da questi nomi si possa comprendere l’estrema varietà tematica, stilistica, ideale, che connota la libertà espressiva da sempre garantita dal Premio.

In chiusura un’osservazione: in origine la pubblicazione era una sola. Nel nostro presente, già dal 2021, sono diventati ben 9 i libri Anterem che ogni anno provengono dal “Montano”, divisi in tre collane: La ricerca letteraria, Nuova Limina, Piccola Biblioteca.

Abbiamo rifornito la stiva, recuperato il sestante, controllato la bussola, pennellato la pece sullo scafo e poi una mano di vernice, verificato la rotta… L’equipaggio vi aspetta

Giorgio Bonacini, Laura Caccia, Mara Cini,
Silvia Comoglio, Flavio Ermini,
Stefano Guglielmin, Maria Grazia Insinga, Ranieri Teti