Ranieri Teti

Mario Novarini, "Radiazione del rosso", Book editore, 2017, nota di Rosa Pierno

Con una poesia tutta aderente alle sottili percezioni non tanto della materia quanto dell’atmosfera, delle fonti luminose, dei riflessi e delle percezioni, Mario Novarini insegue il gioco infinito delle loro variazioni alla ricerca di una geometria sottesa e di relazioni che, sui binari dell’analogia, leghino l’inorganico all’organico, il corporeo all’incorporeo: “seguono la piramidale / spiraliforme geometria / ch’è imposta dalla loro / ineludibile natura”.

Clemente Napolitano, "Fluxus", l’arcael’arco edizioni, 2015, nota di Flavio Ermini

Clemente Napolitano ci porta con questo libro nel flusso della vita quotidiana, nel suo farsi e disfarsi nello spazio di un libero agire proprio di un’anima che ha compreso il destino cui è assegnata.

Un destino che coinvolge il linguaggio e la coscienza, in un rinnovamento lungo e incerto, in un rituale che ha bisogno di essere continuamente ripetuto.

Qualcosa è già successo. Ma c’è ancora posto per l’emozione di un rapporto che svela tentazioni non dette, segrete, incalcolabili.

Alberto Mori, "Direzioni", Edizioni del Verri, 2017, nota di Flavio Ermini

 

 

 

Con questo libro Alberto Mori ci indica quattro delle mille e mille direzioni che può prendere il linguaggio: la Strada, l’Immagine, la Carne, la Migrazione.

 

Vi è nella poesia di Mori una continua alternanza tra identificazione e distacco.

Romano Morelli, dalla raccolta inedita "Un difficile partire", nota di Giorgio Bonacini

Se la poesia è un dono che non desidera reciprocità, lo è ugualmente anche quando arriva al poeta dal poeta stesso, e si offre all’altro: non solo per dire la parola, ma a volte e ben più, per dare una parola che aderisca a sé, in quanto cosa significante e molteplice. Ed è proprio con questa consapevolezza che il poemetto di Morelli si avvia e fluisce aprendosi il varco necessario “dall’orlo di un limite”.

Gabriella Montanari, dalla raccolta inedita "Anatomie comperate", nota di Laura Caccia

Nel corpo del sentire

È impregnata di corporeità, nei suoi aspetti fisici correlati alla percezione di sé e del proprio stare al mondo, la raccolta Anatomie comperate di Gabriella Montanari. Lo evidenziano, già a prima vista, i titoli delle quattro parti di cui è composta, nell’intreccio degli elementi corporali e di quanto essi richiamino sul piano esistenziale, tra ricordi e messe a fuoco dei grovigli del vissuto.

Raffaele Marone, dalla raccolta inedita "aprile (‘a morte mmò mò e po’ torna a nascere)", nota di Laura Caccia

Della fine e dell’inizio

Appare in tutta la sua tensione, nella ricerca di una lingua autentica e il più possibile vicina alle origini, la raccolta aprile di Raffaele Marone che, di stesura in stesura, approda alla versione presentata nel dialetto della piana vesuviana.

Stefano Iori, poesia inedita "Ultimo stato d’animo di Didone", premessa di Ranieri Teti

Stefano Iori dedica un omaggio a Giuseppe Ungaretti, prendendo spunto da uno dei suoi testi più rappresentativi, tratto da La terra promessa.

Sembra una mimesi stilistica, un omaggio che richiama in maniera naturale il pre-testo.

Gian Paolo Guerini, dalla raccolta inedita "Chiunque", nota di Laura Caccia

Il balbettio del senso

Tra visivo e sonoro, senso e non senso, apparenza ed equivoco, la costruzione poetica Chiunque di Gian Paolo Guerini appare pensata appositamente per depistare. O, meglio, per lasciare che qualcosa riesca a manifestarsi nel semplice accadere del testo.

Mariangela Guatteri, "Tecniche di liberazione", Benway Senries, 2017, nota di Rosa Pierno

Se tutto non è analogo a tutto, ciò che appare particolare lo è solo perché estratto dall’insieme, allora bisogna minimizzare le differenze per ricondurre anche il particolare nell’albero di un fenomeno originale, che possa situarsi nel luogo in cui tutto era, appunto, indistinto. Cogliere l’epifania dell’evento e collezionarne la serie. Il testo asciuttissimo si svolge in parallelo al dispiegamento di immagini fotografiche che non si devono interpretare come un commento, ma, appunto, come un discorso visivo complementare.

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