Ranieri Teti

Romano Morelli

Se la poesia è un dono che non desidera reciprocità, lo è ugualmente anche quando arriva al poeta dal poeta stesso, e si offre all’altro: non solo per dire la parola, ma a volte e ben più, per dare una parola che aderisca a sé, in quanto cosa significante e molteplice. Ed è proprio con questa consapevolezza che il poemetto di Morelli si avvia e fluisce aprendosi il varco necessario “dall’orlo di un limite”.

Gabriella Montanari

Nel corpo del sentire

È impregnata di corporeità, nei suoi aspetti fisici correlati alla percezione di sé e del proprio stare al mondo, la raccolta Anatomie comperate di Gabriella Montanari. Lo evidenziano, già a prima vista, i titoli delle quattro parti di cui è composta, nell’intreccio degli elementi corporali e di quanto essi richiamino sul piano esistenziale, tra ricordi e messe a fuoco dei grovigli del vissuto.

Raffaele Marone

Della fine e dell’inizio

Appare in tutta la sua tensione, nella ricerca di una lingua autentica e il più possibile vicina alle origini, la raccolta aprile di Raffaele Marone che, di stesura in stesura, approda alla versione presentata nel dialetto della piana vesuviana.

Stefano Iori

Stefano Iori dedica un omaggio a Giuseppe Ungaretti, prendendo spunto da uno dei suoi testi più rappresentativi, tratto da La terra promessa.

Sembra una mimesi stilistica, un omaggio che richiama in maniera naturale il pre-testo.

Gian Paolo Guerini

Il balbettio del senso

Tra visivo e sonoro, senso e non senso, apparenza ed equivoco, la costruzione poetica Chiunque di Gian Paolo Guerini appare pensata appositamente per depistare. O, meglio, per lasciare che qualcosa riesca a manifestarsi nel semplice accadere del testo.

Mariangela Guatteri

Se tutto non è analogo a tutto, ciò che appare particolare lo è solo perché estratto dall’insieme, allora bisogna minimizzare le differenze per ricondurre anche il particolare nell’albero di un fenomeno originale, che possa situarsi nel luogo in cui tutto era, appunto, indistinto. Cogliere l’epifania dell’evento e collezionarne la serie. Il testo asciuttissimo si svolge in parallelo al dispiegamento di immagini fotografiche che non si devono interpretare come un commento, ma, appunto, come un discorso visivo complementare.

Iria Gorran

Il meccanismo linguistico che l’autrice mostra in questa prosa è straordinario: sale in superficie una scrittura che fa delle visibilità il suo centro d’ampiezza, e lo mette in evidenza senza pudore. Nello stesso tempo però, ciò che sta al fondo e che fa da propulsore, non rimane nascosto nelle profondità sorgive, ma si manifesta in quella che è la sua scrittura.

Maria Grazia Galatà

L’annuncio di Maria Grazia Galatà coincide con il portare allo scoperto l’essere, ma non più al modo della metafisica, bensì come un cammino che chiama ed esige un dire finito, esiliato nella sua finitezza; anche e soprattutto quando progetta col pensiero il tratto di fondo del mondo abitabile.

Patrizia Dughero

Il titolo di una raccolta di poesie dice molto di più della sua evidenza letterale, e Sensibili all’oblio, di Patrizia Dughero, non è solo l’ indicazione di un percorso, ma è esso stesso un cammino di ricettività e conoscenza, di richiamo a un gesto linguistico che unisce delicatezza e graffio, quando “il sussurro si trasforma in urlo”. Una scrittura che scava negli eventi che sembrano scomparire dalla memoria o che si perdono nel silenzio o che vengono oscurati da una dimenticanza.

Condividi contenuti