Gennaio 2023 anno XX, numero 53

Giulio Marzaioli, da “Il volo degli uccelli”, Benway Series 2019, nota di Rosa Pierno

Giulio Marzaioli in “Il volo degli uccelli” scrive la sua enciclopedia: tutto lo scibile possibile sul tema. La descrizione è naturalmente la modalità principe, ma venata da un’ironia lieve e giocosa, anche se il tema è un tema universale, giacché ne va del mondo e della nostra presenza in esso. Certi riferimenti stilistici francesi (Ponge, Quenau) sostengono da lontano l’apertura a ventaglio che Marzaioli effettua con la sua capacità di investigare tutti gli aspetti umani a partire da un solo interesse.

Stefano Marino, dalla raccolta inedita “un amore. uno squarcio. uno strascico...", nota di Laura Caccia

Stefano Marino, dalla raccolta inedita “un amore. uno squarcio. uno strascico. una sensazione di vulnerabilità. un senso di lutto”, nota di Laura Caccia

L’intreccio di tutto

Maria Grazia Insinga, da “Tirrenide”, nota di Giorgio Bonacini

Una delle caratteristiche proprie della poesia è l’andamento sonoro che ne scandisce il tracciato, qualunque esso sia: lineare, accidentato, spezzato, in una struttura lirica o poematica. Ma questo, che sembra un’evidenza naturale, implicita e assodata del “dire in versi”, in realtà non è affatto scontata nella sua valenza profonda. Ed è proprio questa difficoltà (felicemente attiva, possiamo dire) a dare, con i suoi tratti distintivi mai univoci, particolari e indefiniti sensi a ogni esperienza di scrittura.

Daniele Gorret, da “Amaro sol per voi / m’era il morire”, Raffaelli 2017, nota di Rosa Pierno

Una vera e propria lode agli animali (“Sulla tomba dei propri cani” è il sottotitolo della raccolta) i quali divengono la voce dialogante privilegiata, quella rispetto alla quale verificare tutte le posizioni, da quelle filosofiche a quella politiche, da quelle poetiche (e il cane Bobi “più che poeta, è la Poesia”) a quelle storiche. Le lodi agli amati compagni non hanno interruzioni nel libro di Daniele Gorret “Amaro sol per voi / m’era il morire”.

Giovanni Fontana, da “Discrasie”, Novecentolibri 2018, nota di Rosa Pierno

Un continuo spostamento strategico ove l’obiettivo è la trasfigurazione visiva e acustica. Con influenze, intersezioni, mescidazioni, Giovanni Fontana in “Discrasie” complica la linearità testuale. Ciò comporta una continua sfasatura, non solo riguardo ai significanti, ma soprattutto ai significati. La scrittura evade da un contenitore canonico, trasborda per invadere altri campi, utilizzare altri media. Esce dai binari. Elasticamente sfugge alla presa, decentrando ogni questione.

Francesco Fedele, prosa inedita “Rassettare”, nota di Mara Cini

Poiché anch’io sono accumulatore ossessivo-compulsivo.

Poiché anche a me sfiora l’idea che potrei tirare fuori un romanzo epistolare da tutte le carte e lettere che ho conservato.

Poiché sono d’accordo: la mia casa e i miei oggetti parlano di me meglio di qualunque autobiografia che non scriverò mai.

Franco Falasca, poesia inedita “Aglio e malinconia”, nota di Ranieri Teti

“Aglio e malinconia” potrebbe essere il soggetto per una scena, di un ciac da film d’essai con quelle frasi, in questo caso versi, che resteranno nella memoria. Immagino una voce fuori campo che recita “quando suonavano non suonavano / ma ascoltavano”, oppure “quando ricordavano ignoravano”.

Giovanni Campi, dalla raccolta inedita "speculo imaginario", nota di Laura Caccia

Imago in-verso

Continue rifrazioni illuminano i sonetti di speculo immaginario: Giovanni Campi ci conduce “per specchî speculando”, in un intenso dire e contro-dire, dove tutto si altera e modifica.

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