Alberto Casadei, critica, La critica letteraria del Novecento, Il Mulino 2008

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Per scherzo, potrei tentare una critica su “La critica letteraria del novecento” così che Alberto Casadei sia invitato a codificare un nuovo genere – studi sui saggi di critica letteraria e così via. Ma già avrei il problema di non saper collocare il suo stesso operare: saggio? studio? storia critica della critica?

Nell’introduzione l’Autore indica i criteri che ha scelto come condizioni iniziali, segnalando i margini fra il dovuto e la sua interpretazione per poi cogliere, con accurate selezione e sintesi, i tratti salienti delle origini sia filosofiche, sia estetiche, sia letterarie della critica per come è nata ed evoluta nel corso dei secoli.

Dopo l’introduzione, il libro si concentra sulla critica del novecento, analizzata per categorie – I) autore e mondo: critica sociologica, psicoanalitica, marxista, storicista... II) il testo e l’opera: formalismo, semiotica, retorica... III) il lettore e le culture: decostruzionismo, ermeneutica..., con chiara attenzione alle continue intersezioni fra queste tendenze e singole esperienze critiche. Si tiene conto, in particolare, delle triadi: autore-testo-lettore, studio-saggio-opera letteraria e studio-saggio- testo letterario. La prima triade dispiega le varie correnti interpretative presentate, la seconda e la terza convergono in una sola, ovvero le parole: opera e testo letterario vengono ad essere equivalenti negli ultimi due capitoli.

Attento a sottolineare le caratteristiche delle correnti teoriche nelle varie nazioni, riserva un adeguato spazio alla critica letteraria italiana e propone dieci schede biografiche e critiche stesse di altrettanti teorici stranieri (figure di grande statura: Frye, Lukacs, Benjamin, Adorno, Bloom, per citarne alcuni) proposte come piccoli esempi di un canone personale.

In chiusura un’analisi appassionata sulle tendenze attuali, in cui l’equilibrio intellettuale dello studioso riesce a tenere a debita distanza l’amara constatazione della crisi attuale della critica letteraria e, con sguardo fermo eppure vivace, prosegue alla ricerca di nuove prospettive. Le domande sono due alla luce dei cambiamenti socio-culturali (soprattutto portati dalle società multietniche) e mediatici - informatici (fra cui l’esigenza della spettacolarizzazione del prodotto, la velocità e la ricchezza delle banche dati che avvicinano opere lontane nel tempo e nello spazio): cosa è un’opera letteraria oggi e se è possibile stabilire un canone per poter dire quali opere siano decisive e perché. Si tenga conto che l’antica affermazione – un classico è tale dopo 50 anni dalla pubblicazione, non ha più senso: prima di tutto perché non sappiamo più quale testo potrebbe ambire a diventare un classico e perché, in secondo luogo, la caducità di lettura dei testi informatizzati ha spostato definitivamente nel non fondamentale la questione tempo e durata.

Casadei sottolinea che tutti questi cambiamenti non mutano la fondamentale questione sulla stabilità (qualità? bello?) di un testo letterario, di un contenuto che mantenga una sua forma conoscitiva propria. “Occorrerà allora ripensare ad alcune categorie fondamentali del fare letterario, per mantenere una distinzione tra un giudizio latamente culturale e quello specificatamente estetico sulle opere classificabili come letteratura”. Daniela Cabrini