Domenico Cipriano, una premessa e poesie inedite da "Novembre"

Nota dell’autore

Sono poesie ispirate dal tragico terremoto del 23 novembre 1980 in Irpinia, un pezzo della mia vita e di quella delle persone di questi luoghi dove ho vissuto l’infanzia e la crescita, con uno sguardo anche al dopo, avendo come riferimento il luogo.

Per ricordare diventano ossessivi i numeri, ecco allora 23 poesie come la data del sisma, tutte composte da “stanze” di 7 versi, (poesie eptastiche) come l’ora del terremoto 7,34, completata da un prologo di 34 versi. Inoltre l’introduzione di 11 versi (come il numero corrispondente al mese di novembre). Le misure metriche sono differenti con prevalenza di versi liberi.

Non si può definire un poemetto, mancando dei personaggi ben visibili su cui costruire una storia, ma l’intento è mantenere l’io lirico e parlare della gente, la vera protagonista delle vicende.

I testi, come di consueto nella mia ricerca poetica, sono affiancati dall’indicazione di un brano guida, un invito “stilistico” ad ascoltare una musica che emotivamente si lega ai versi. Per questa sezione ho scelto: “Blood” di Annette Peacock, nella versione tratta dall’album M. Crispell, G. Peacock, P. Motian, Nothing ever was, anyway (ECM, 1626/27).

 

Intro

ti guardo con occhi
diversi parola risorta
ogni notte udendo
la voce degli uomini
senza piùvoce, lontani
sfuggiti dai luoghi.
torni di notte, distante
un respiro e lìgermini
frasi distorte che
modifico in vita.
poi credo e non vedo.

 

1.

trema la terra, le vene hanno sangue che geme e ti riempie.
è un fiotto la terra che lotta, sussulta, avviluppa, confonde
la terra che affonda ti rende sua onda, presente a ogni lato
soffoca il fiato, ti afferra, collutta, si sbatte, si spacca, ti vuole
e combatti, chiede il contatto, ti attacca, ti abbatte. èfuoco
la terra del dopo risucchia di poco le crepe: la terra che trema
riempie memoria. ti stana, si affrange, ti strema, èpadrona.

 

16.

le pietre saranno risalite per ripetere
monumenti e campanili. si baratta
il dolore per le cose perdute, si riparte
per chi non ha avvistato il miraggio
americano, i parenti lontani. i progetti
sono nelle fabbriche che salderanno
la terra. ma le crepe non sono nella terra.

 

20.

gli addii sono lunghi da superare, tra le foto
nelle ricorrenze si prova sempre a cercare
un viso, il disegno delle case abbandonate.
tra i viali intrecciati che non hanno segni
vive il calpestio sulla terra sgretolata quando
tutto si strinse sulle case e nuove case
si mescolarono in grigioscuri di cemento.

 

23.

la morte ha soggiornato per anni
ora le nostre case hanno bisogno
di respiri, abbandonate come sono
al silenzio. abbiamo traslocato
i nostri corpi e lasciato solo
le crepe nude delle rughe
a vegliare sulla piazza.

ITALIAN POETRY REWIEV, USA, anno 3, 2008, pp. 97-104

 

 

Domenico Cipriano è nato nel 1970 a Guardia Lombardi (Av) e vive in Irpinia. Già vincitore del premio Lerici-Pea 1999 per l’inedito, nel 2000 ha pubblicato la prima raccolta organica dal titolo “Il continente perso” (premio Camaiore “Proposta” 2000). Interessato al connubio Jazz e Poesia ha dato vita al progetto “JP band” da cui il CD “Le note richiamano versi” (2004), con i musicisti Enzo Orefice, Piero Leveratto ed Ettore Fioravanti, e l’attore Enzo Marangelo.

Ama da sempre legare la poesia all’arte, collaborando con artisti di vario genere nella realizzazione di libricini da collezione. Suoi versi e contributi critici sono apparsi su antologie e varie riviste, si ricordano: «Poesia», «La Mosca di Milano», «Specchio della Stampa», «Gradiva», «Italian Poetry Review», «Capoverso», ecc. È redattore della rivista «Sinestesie». (www.domenicocipriano.it)