Marco Saya, da “Chiacchiericcio”, Marco Saya Edizioni 2012, nota di Davide Campi

Nelle poesie di Marco Saya il ritmo è sostanziale, quasi concreto; la sintassi è misurata ed essenziale.

Poiché nessun inciampo sonoro o difficoltà grammaticale deve intromettersi nello scorrere il testo; la lettura deve scorrere liscia dai primi versi ove la scena viene presentata alla maniera più alta possibile, all’ultimo verso che ne segnala la rovinosa e imprevedibile caduta verso un concreto suolo.

Quindi una modalità di espressione non facile da produrre e riprodurre con coerenza e senza cadute; e nemmeno tanto semplice e popolare da fruire.

Poesie prevalentemente brevi, spesso in forma aforistica, in una felice combinazione tra ironia e sarcasmo, in cui, inizialmente, un linguaggio di grande spessore traduce gli inciampi e i marginali fardelli del vivere quotidiano donando loro tutte le prerogative di un’epica. Salvo poi, nei versi finali, sgonfiare rapidamente il testo e restituire alla scena le sue tristi e abituali qualità.

Esemplare da questo punto di vista il testo intitolato “possibilità”, che inizia da “c’era una verità tramandata/da previi accordi…” e finisce con “…:se cambiare/o meno quella guarnizione”.

 

Da “Chiacchiericcio”

 

alfabeto

di tutto fu scritto

e l’alfabeto del mondo

era sempre più povero.

si ricercavano nuove lettere

anche se la precarietà

della parola

lottava per un discorso

a tempo indeterminato.

 

tempo

il tempo ammonticchia i tempi

pari, dispari, come i giorni

in un’unica partitura

dove accadi tra una misura

e la successiva sorseggiando

un caffé nelle pause

e la melodia della sera

simula quell’ad libitum

che in-tona o s-tona il fischio d’inizio.

 

there must be some kind of way out of here

Hey Bob, Hey Jimi,

ci deve essere un modo

per uscire da questo posto,

lo chiedo a voi,

lo chiedo a tutti,

lo chiedo al mondo dei posti,

alla natura che non li abita,

alla Highway 61 che tramonta

alla foce del Mississippi,

a King e alla sua Lucy,

al Re Lucertola che ogni cosa poteva fare*,

a qualunque uomo

che rompa il sentiero stabilito

per seguire il sentiero destinato**,

a una macchina veloce,

a un orizzonte lontano

e a una donna da amare alla fine della strada***

 

there must be some kind of way out of here

 

ci deve essere un modo

per uscire da questo posto,

lo chiedo a voi,

lo chiedo a tutti,

lo chiedo al mondo dei posti.

 

* Jim Morrison

** Gregory Corso

*** Jack Kerouac

 

Marco Saya è nato a Buenos Aires il 3 aprile 1953. Dal 63 risiede a Milano. Musicista jazz, scrittore ed editore. Diverse pubblicazioni, ultime la raccolta poetica dal titolo Filosofia Spicciola (2014) e Chiacchiericcio (2012) edite da Marco Saya Edizioni, Murales edita dall’Arca Felice (2010) e Situazione Temporanea edita da Puntoacapo Editrice (2009). È presente poi in diverse antologie tra cui segnaliamo: L’albero degli aforismi (2004), Il segreto delle fragole (2005) e L’antologia delle stagioni (2006) edite da Lietocolle; Swing in versi (2004) edita da Lampi di Stampa e Vicino alle nubi sulla montagna crollata (2007) edita da Campanotto. Ha condotto una rubrica musicale sul sito della Rizzoli Speaker’s Corner. È presente su tutti i più importanti siti di scrittura, rubriche e riviste letterarie. Raccoglie, poi, importanti risultati nei vari concorsi proposti, segnalato in diverse edizioni del premio “Lorenzo Montano” curato da Anterem, vincitore con la raccolta Situazione Temporanea della XXIV edizione del premio Nuove Lettere a cura dell’Istituto Italiano di Cultura di Napoli (2010) e della X edizione del Premio Carver (2010), infine premiato al Concorso Laurentum 2011 per la poesia online, I° premio della critica, e menzione speciale della giuria per la raccolta edita Murales (L’Arca Felice) finalista tra le prime cinque. Infine giunto nella terna finalista con la raccolta Chiacchiericcio sempre al Concorso Laurentum 2013 e premiato al premio Farina con la raccolta Filosofia Spicciola (2014).