Ambra Simeone

Scrittura vs vita, è la costante che troviamo, palese o sottotraccia, nel lavoro letterario femminile. Abbiamo gli esempi laceranti e altissimi di Woolf, Cvetaeva, Plath…e gli esempi non pervenuti di tutte quelle pagine mai scritte, quando per partorire un racconto non c’è tempo.

Anche per le giovani donne dei nostri giorni si tratta spesso di scegliere se investire nei sogni o nella vita. La creatività richiede tempo e spazi e cervello libero. Dopo una giornata dedicata ai “normali” impegni famigliari ci si addormenta sulle pagine di un libro o davanti alla televisione, svuotate di ogni energia. L’ autostima sembra dover attraversare prima di tutto le necessità e i luoghi comuni della quotidianità: lavoro, casa, famiglia, cura dell’aspetto fisico…soldi, cibo, vestiti.

Siamo forse noi stesse a dirci vabbé i racconti non sono riusciti a farmi sentire migliore.

Ma provare a salvarsi è talvolta necessario, se non sarà letteratura sarà almeno un ritaglio d’autenticità.

 

Provare a salvarsi

scrivere aveva avuto la sua importanza, ora non più, non c’entra il blocco dello scrittore, ci sono altre cose che entrano in ballo, quando devi fare da cucinare, devi spolverare casa, la polvere, che non c’è da scherzare con l’allergia, dopo i trent’anni, dopo il trasloco è stata tutta una discesa con l’allergia, e non c’è più la mamma a impiattare la cena, a tenere casa pulita, ci sono altre cose che entrano in ballo, e ballare per scrivere è fuori discussione, no, non c’entra il blocco dello scrittore, devi pensare a fare la spesa, vedere il tuo conto in banca che scende a fine mese, e poi che si rialza, un pochino alla volta, non dobbiamo far prendere il sopravvento all’allergia, bisogna pensare a cosa fare di questa vita, che così come gira con un lavoro part-time a seicento euro al mese, proprio rischia di non girare più, eppure una volta scrivere aveva avuto la sua importanza.

adesso voi direte, una donna potrebbe fare tutto, siamo le wonder woman del nuovo millennio, lo dicono in tv, siamo tutte lavoro, passioni, palestra, stress da psicoterapeuta, un giorno forse figli, e mani che si allungano in qualunque direzione, afferrano, accarezzano, ammoniscono, addolciscono i visi, mentre poi c’è chi se ne sta a vegetare sul divano, senza motivo, ferma come un broccolo a pensare che forse sono sei mesi che non riesce a scrivere una parola, se non l’elenco della spesa sui post-it, cercare la calma, un solo attimo di pausa, adesso è meglio conservare le energie per qualcosa che ne valga la pena, tipo: soldi, cibo, vestiti, una casa decente senza muffa sulle pareti per sei mesi all’anno e senza polvere che entra sotto le porte per i restanti sei mesi, un lavoro decente, e poi crescere, crescere, crescere, finalmente, adesso, assolutamente, non puoi pensare al critico letterario che deve analizzare il tuo ultimo libro, non c’è da pensare all’editore che non ti pubblicherà mai il prossimo, ammesso che tu lo scriva veramente, un altro libro.

noi abbiamo le bollette da pagare, che partorire un nuovo racconto e sperare che si classifichi ad un concorso, non c’è tempo, non c’è più tempo, ora è il tempo di centrare la tua vita per qualcosa di vero, non la stupenda, magnifica finzione che vai digitando sul computer, hai la tua nuova raccolta pronta in pdf. e non hai ancora trovato qualcuno che speri in te, e perché dovrebbero farlo, ci sei già tu che non speri neppure più in qualcosa in cui credevi, è un ricordo vago, e allora ti aggrappi a tutto il resto, nella costante attesa che prima o poi non ne avrai più bisogno, forse non avrai più bisogno di sognare, che adesso abbiamo da pagare l’affitto di una casa rispettabile, tra sei mesi trovar- si un nuovo lavoro e poi perderlo e poi ritrovarlo, è una gran guerra, a dire la verità, ma chi ci pensa alla tua raccolta poetica, cresci una buona volta, c’è chi investe nei sogni, perché non investi nella tua vita, si tratta di una questione di scelta, questione di scelte.

io a non sapere neppure se questa storia ho voglia di raccontarla, invece meglio liberarsi, piuttosto iniziarla di punto in bianco e non sa- pere dove andare a parare, finirla non mi sembrerebbe giusto, forse sarebbe ora di fare un figlio, proprio adesso, prima che scada il contratto con il padre eterno, prima che l’utero ti dica no, noi a non sapere come va a finire questa storia, figuriamoci a capire la tua vita o a rendersi conto che il tempo sta per scadere, come sarebbe a dire, rinunciare a lottare è diventata la scommessa della tua vita, e intanto i quiz in tv non si fermano mai, non dai mai le giuste risposte o meglio hai imparato a non darle, perché non ti interessa di vincere, né di perdere, sei lì a chiederti se domani convenga comprare il ferro da stiro per le camicie, quelle non puoi proprio metterle addosso così stropicciate, neppure se le asciughi con l’asciugatrice, ma forse piuttosto che comprare il ferro da stiro, piuttosto che stirare, butto via tutte le camicie, faccio un repulisti, lancio l’assedio all’armadio, metto a morte il guardaroba, nuovo look all’outlet che con poco te la cavi, cambiare, cambiare, cambiare sempre, non è questo il motto del momento?

sì, scrivere poteva aver avuto la sua importanza, avere abbastanza ore che sembravano comunque poche, ora sono perfettamente distribuite, così tante, così perfettamente ordinate e pulite: colazione al mattino (10 min), chiacchierata col barista (15 min), spesa al supermercato (3 quarti d’ora), pranzo (dai 20 a 30 min) compresa la digestione, dai 5 a 10 per il lavaggio piatti, 5 min in macchina per arrivare in ufficio, 4 ore che diventano 6 per il turno part-time che durerà ancora per poco, cena come per il pranzo compreso il lavaggio dei piatti, 3 quarti d’ora in palestra, amici e socializzazione 15 min, doccia 10 min e poi tv fino allo svenimento, eccola lì, un’altra giornata senza aver scritto neppure una frase di senso compiuto.

quando l’io diventa noi, c’è poco da fare, il ballo a passo doppio costa a tutti, ma guadagni una ventata di sesso, soddisfazione, apprezzamento, sostegno, dolore, amore, un prezzo alto a cui non puoi rinunciare, voi mi direte, sarà solo il blocco dello scrittore, vedrai, ma poi a bloccarla lì per qualche anno, tutta quella finzione, tutto quel sogno, dove farla galoppare tutta quella fantasia, attendere magari che un’altra vita sia per essere vissuta meglio, quella che hai abbandonato prevedeva solo parole messe in fila che nessuno avrebbe mai letto, non vuoi certamente finire come quei depressi, quei maniaci, che stanno lì a contare quante copie del loro libro hanno venduto o a tenere corsi in scuole di scrittura creativa, come la maggior parte di quelli che hai avuto il coraggio di leggere e la fortuna di non conoscere, davvero non sarà la tua fine, ecco il problema è sempre stato quello, non avere in mente un finale migliore, adesso effettivamente, non ave- re un piano B è da stupidi, non c’è nulla di geniale, questo è un consiglio da chiedere a qualcuno, prima o poi, un giorno, dato che a noi stessi non ci riesce facile una risposta, che ci rimane lì in canna d’esofago e pur venendo su dallo stomaco, ti lascia solo l’acido in bocca.

altro che depressione, ve la farò vedere, venderò caro il mio talento, lasciate che io scelga le parole adatte per tenere una conversazione al bar, che quella vale più di mille racconti, e poi ad accorgersene solo nei momenti in cui non vorresti neppure alzarti dal letto, scambiare due chiacchiere con uno sconosciuto ti è stato più utile di quei mille racconti non scritti, che ne sarà di critici ed editori, ora che di libri non se ne leggono più, sono rimasti solo quelli che li scrivono allo stile di Calvino, Bukowski, Fante, a chi vuoi che interessi, a me non di certo, neppure quando spreco i miei quindici minuti al giorno a leggere la home di facebook, ti propongono poesie su facebook, ce ne sono in gran quantità, loro che se ne stanno lì a leggere, invece di stare in mezzo alla gente durante la movida del sabato sera, resistenza annunciata, resistere e non comprare niente, resistere e non far finta di non essere su una passerella, resistere in mezzo a tutta quella gente con tutta quella roba addosso, che a vederla dall’alto sembrano formiche con un sacco pieno di niente sulla schiena, tutte intente a portare le loro malinconie in giro per le strade, altro che mille racconti, altro che ottomila caratteri su un foglio bianco, sì, è vero, scrivere aveva avuto la sua importanza, ma non eccessivamente.

altro che sogni, niente racconti, non sono stati mica loro a consolarmi, quando per la prima volta ho guardato un padre e una madre negli occhi, il giorno che l’ho scoperto che anche loro possono morire, anche loro un giorno non ci sorrideranno più, la realtà è una donna che dovrebbe riuscire a fare tante cose, la società che te lo chiede, dovrebbe portare i pantaloni, mascherarsi, fare figli, lavorare, occuparsi della casa e magari di tanto in tanto fingere di fare l’amore per non dimenticarsi di essere viva, per evitare che il compagno la rimpiazzi troppo facilmente, invece di scrivere, puah, a tutti critici letterari, a tutti gli editori, a quei lettori invisibili, non sono stati i libri, né i racconti, né le poesie a farmi andare avanti, non sono certo serviti, quando li ho cercati, non mi hanno asciugato le lacrime nei giorni bui, niente consolazione da parte loro, quella la ricevi solo dalle persone, i racconti non sono riusciti a farmi sentire migliore... e allora adesso, perché piangi, stupida?


Ambra Simeone si è laureata in Lettere Moderne e specializzata in Filologia Moderna con il linguista Giuseppe Antonelli e una tesi dal titolo Lingua e varianti in “Ritorno a Planaval” di Stefano Dal Bianco. Ha pubblicato: Lingue Cattive, Come John Fante... prima di addormentarmi, Ho qualcosa da dirti - quasi poesie. È co-curatore con Ivan Pozzoni de Il Gustatore - quaderni Neon-Avanguardisti. Ha curato il volume antologico Scrivere un punto interrogativo. Suoi testi sono apparsi su riviste letterarie nazionali e internazionali: Kuq e Zi, Il caffè, Italian Poetry Review. Sue poesie sono apparse su antologie tra le quali: Il Quadernario Blu a cura di Giampiero Neri e Il rumore delle parole a cura di Giorgio Linguaglossa. Sono stati pubblicati saggi brevi tratti dalla sua tesi di laurea specialistica su riviste letterarie e in volumi: Rassegna storiografica decennale II e Frammenti di filosofia contemporanea XXII. La sua ultima raccolta è Opinionistica con prefazione di Claudio Damiani. Ha vinto il premio italo-russo Raduga come giovane narratore italiano. Sta lavorando ad una serie di saggi su Charles Bukowski.