Ranieri Teti

Marco Furia su “Mimi e sonnambuli” di Vincenzo Di Oronzo

Obliquo oboe

Conscio dell’ ambiguità insita nella comunicazione linguistica, nonché dell’ umana attitudine allo scambio idiomatico, Vincenzo Di Oronzo, con “Mimi e sonnambuli”, offre una raccolta di versi in cui vividi impulsi verbali ispirano pronunce rigorose e calibrate, quasi a contenere (suggestive) fughe dal senso presenti, con evidenza,  nello stesso accostamento delle parole (“Abiti vuoti si accoppiano in ottagoni blu”).

Marco Furia su “Lo spostamento degli oggetti” di Alessandro De Francesco

Passionali oggetti

Con “Lo spostamento degli oggetti”, Alessandro De Francesco sorprende per una spiccata attenzione verso gli oggetti (e i fatti) quotidiani: non si tratta di mero intento denotativo, né di atteggiamento di gusto pop più o meno impegnato, né di surrealismo di maniera (mentre una genuina vena richiamante le idee bretoniane fa capolino qua e là), si tratta, davvero, di (poetica) riflessione sulla vita e sulla morte.

Marco Furia su “Interni d’immolazione” di Domenico Cara

Consci, instabili giorni

“Interni d’ immolazione”, di Domenico Cara, offre al lettore una fitta trama di elaborati versi nel cui àmbito l’ esistente viene considerato, nei dettagli esterni come nelle sensazioni e nei pensieri, secondo multiformi, asimmetrici aspetti.

Marco Furia su “La bontà animale” di Alberto Cappi

La notte nel taschino

“La bontà animale”, di Alberto Cappi, cui i raffinati disegni di Pietro Lenzini aggiungono il fascino di un leggiadro contrappunto, costituisce sequenza di brevi componimenti d’ intensità non comune, poetico frutto di coerenti ricerche svolte per via di un’ opzione linguistica intesa quale strumento evocativo anziché logico-esplicativo.

Marco Furia su “attraverso interni” di Daniela Cabrini

Vitali soffi

Avvertibile, “vitale il soffio” spira assiduo sulle intense pagine della raccolta “attraverso interni” di Daniela Cabrini, le cui nitide scansioni, frutto di attenta, appassionata ricerca, inducono davvero a (pregnante) riflettere.

Rosa Pierno su “Corridoio polare” di Gilberto Isella

“Corridoio polare” (Book editore, 2006) di Gilberto Isella,  è un libro che inizia tiepidamente, dando al lettore le coordinate di riferimento, ma poi finisce con lo scottare fra le mani. Coordinate: l’Io come congettura o ipotesi, ma soprattutto dato culturale. L’Io confuso tra tutti gli altri elementi che compongono l’universo e contemporaneamente creatore di universi. Non privo di paesaggio, di dati biografici, di dettagli fisici. L’Io in quanto eccezione nel cosmo ruba il posto al dio creatore.
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