Ranieri Teti

Sebastiano Aglieco: Nota teorica e poesie edite e inedite

La responsabilità della scrittura


Quando incominciamo a scrivere cerchiamo una voce che ci assomiglia; parole che abbiamo sentito e dalle quali vogliamo ricominciare. Questo è il primo contatto con i maestri, nella vicinanza o nella distanza dai loro scritti e dal loro insegnamento: distanza attraverso i libri, vicinanza nel sogno che ricostruisce e trasforma le parole in altri sogni.

Fare poesia, dunque, è l'atto collettivo del percepire e dell'essere percepiti, del

Sebastiano Aglieco

Sebastiano Aglieco è nato a Sortino (Siracusa) il 29 gennaio 1961. Vive a Monza dove insegna nella scuola elementare. Ha fondato “Teatro Naturale”, un’associazione per l’espressività dell’infanzia e dell’adolescenza.

Biobibliografia di Jean-Charles Vegliante

Nato a Roma, Jean-Charles Vegliante vive a Parigi dove insegna alla Sorbonne Nouvelle. Poeta e traduttore, si è occupato dei testi francesi di Ungaretti e di teoria della traduzione (D’écrire la traduction, 1996). Ha pubblicato di recente Rien commun (Belin, 2000), Voci (bilingua, Forlì 2002) e Nel lutto della luce (Einaudi, Torino 2004).

Una poesia di Jean-Charles Vegliante

Una variante di Jean-Charles Vegliante

1.  /F. nel sonno/
amici, vivo con voi ormai,
non mi offende più arido asfalto:
è vero, nostre parole volano,
vischio e nidi lungo l'autostrada,
a quel ricordo di cadenza in me.

2. /In sogno, o quasi/
Amici vivo con voi ormai,
non mi offende più arido asfalto:
è vero, nostre parole volano
(vischio e nidi lungo l'autostrada
orrenda) e tutto ritorna aprile,
e un ricordo di cadenze in me.

Giovanni Raboni, frammento di recensione

(dal “Corriere della Sera” del 13 ottobre ’96)

Traduzione di Fabio Scotto

Yves Bonnefoy       

«Facesti come quei che va di notte…»

Agitava una sorta di torcia
Il cui doppio bagliore disorientava
Quegli altri che cercavano dietro di lui
Di non aver paura, lungo l’abisso.

Guida, perché non hai, sul tuo stesso corpo,
Nulla di quella luce che offri?
Non hai alcun bisogno di avvertire
Il vuoto che si scava sotto i tuoi passi?

Ma tale è il destino dell’allegoria:

Sonetto inedito di Yves Bonnefoy

Facesti come quei che va di notte...

Il secouait une sorte de torche 
Dont l’étrange lueur déconcertait 
Ces autres qui cherchaient derrière lui
À ne pas avoir peur, le long du gouffre.

Guide, pourquoi n’as-tu, sur ton propre corps,
Rien de cette lumière que tu offres?
N’as-tu aucun besoin de percevoir
Le vide qui se creuse sous tes pas?

Mais tel est le destin de l’allégorie:

"Paradis" - traduzione della IV di copertina

Una pallida luna, dove  - in modo provvisorio - appaiono le prime anime beate, secondo una sembianza nostra riflessa in acqua limpida, ci accoglie e familiarizza con la terza cantica del Poema sacro : la più sorprendente a vari titoli. Siamo "là  've s'appunta ogne ubi e ogne quando" (XXIX, 12), un non-luogo ineffabile che il poeta viaggiatore ha nondimeno l'incarico di transmetterci, raffigurandolo sotto delle apparenze accessibili ai nostri sensi.

Il “Paradiso” tradotto in francese da Jean-Charles Vegliante. Con un sonetto inedito di Yves Bonnefoy ispirato dal "Purgatorio"

Dopo “Inferno” (1996) e “Purgatorio” (1999), anche “Paradiso” è stato pubblicato in Francia (2007), sempre nella versione di Jean-Charles Vegliante. Qui viene presentato con un omaggio di Yves Bonnefoy: un sonetto inedito ispirato dal Purgatorio e tradotto da Fabio Scotto.

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