Marzo 2020, anno XVII numero 45

Annamaria De Pietro, "Rettangoli in cerca di un pi greco", Marco Saya Edizioni 2017, nota di Flavio Ermini

Colui che parla cerca qualcuno presso cui stare e da cui rifugiarsi.

Colui che parla cerca la realtà più autentica. Cerca il limite.

L’assoluto non rappresenta più la meta immediata del movimento dell’esistenza.

Il limite del quale ci parla Annamaria De Pietro trasforma il commiato in un arrivo.

È un vuoto oscuro che si ritira in se stesso, accogliendo l’elemento della passione, ospitando echi di profondità inaspettata.

Lia Cucconi, poesia inedita "Riflesso", premessa di Ranieri Teti

 

 

Nel corso di questi ultimi anni, Lia Cucconi ha allenato le nostre percezioni all’ascolto di tutto quello che si muove sotterraneamente.

Il nostro sentire, se prestiamo attenzione alla voce e soprattutto al sottovoce che distingue questa poesia, nel tempo della lettura ne risulterà alterato.

Grazie ad accorti spaesamenti semantici, improvvisi linguistici che accadono nel corpo del testo, grazie a un acuto neologismo, "Riflesso",

Davide Castiglione, audio di “Domantė”

Davide Castiglione, ascolta l'audio di “Domantė”

Il testo, con la premessa di Ranieri Teti, è stato pubblicato nel precedente numero di “Carte nel vento”

 

Alessandra Carnaroli, "Ex-voto", Oèdipus 2018, collana “Croma k”, nota di Rosa Pierno

Un dialogo con la morte o meglio con la putredine a cui il corpo malato si avvia è tutto giocato in Ex-voto di Alessandra Carnaroli attraverso l’uso di un linguaggio a cui viene inferto un lavoro di associazione anche automatica: “sondaggi / drenaggi e sofismi”, “una calza/ (collant) / e collante”.

E nel frattempo il tentativo di adeguarsi / abituarsi sempre sperando nel meglio a dispetto di ogni evidenza, anche grazie a innesti prelevati dalla cultura di massa (i Pooh, i pacs, Cinecittà o le invocazioni per sfuggire al melanoma).

Allì Caracciolo, prosa inedita "Barbablu", premessa di Mara Cini

Per scrivere su Barbablu di Allì Caracciolo prendo dalla mia libreria "Morfologia della fiaba" e "Le radici storiche dei racconti di fate".

Poi cerco anche "Pietre che cantano".

Forse quest’ultimo libro non mi servirà ma le sgranate arenarie, gli scolpiti profili di capra, angelo, fanciulla e un’arcata… di ali o di corna

non richiamano forse i capitelli di chiostro di cui parla l’etnomusicologo Marius Schneider?

Roberto Capuzzo, "Senza vera regola", con immagini di Carlo Guarienti, Gli Ori 2018, nota di Flavio Ermini

Roberto Capuzzo pone con la sua poesia la questione teoretica del contenuto di verità della parola.

Pone la domanda circa la possibilità della parola poetica di essere evento veritativo, luogo del dis-velamento, del senso nascosto.

C’è un pensare che accade nel linguaggio e questo pensare si schiude solo a chi inizia a muoversi mimeticamente entrando con esso in sintonia.

Luca Bresciani, dalla raccolta inedita “Canzone del padre”, nota di Laura Caccia

Luca Bresciani, dalla raccolta inedita “Canzone del padre”, nota di Laura Caccia

 

Come vetro soffiato

Traspare un’incandescenza intensa nei versi asciutti e cristallini di Canzone del padre di Luca Bresciani. Un’incandescenza intrisa di sofferenza, nella memoria ardente di incendi familiari, che non viene lasciata ardere e divampare, quanto piuttosto circoscrivere e coltivare attraverso il soffio della parola poetica.

Vanni Bianconi, "Sono due le parole che rimano in ore", Casagrande 2017, nota di Flavio Ermini

Vanni Bianconi ci parla delle tante quotidianità che viviamo. Sì, perché di quotidianità non ce n’è solo una.

Ci sono più cicli di vita che ci accompagnano nel corso della giornata. E così accade giorno dopo giorno.

Le parole alle quali Bianconi si affida sono veri e propri strumenti di scavo.

Alessandro Assiri, "Lettere a D.", LietoColle 2016, nota di Flavio Ermini

Popola queste poesie una vasta schiera di momenti legati a un misterioso personaggio.

A ogni gesto Alessandro Assiri si rivolge senza attendere risposta. Nemmeno per ipotesi.

Guadagnarsi il diritto di sopravvivere è già un buon risultato. Per farlo, osserva Assiri, significa starsene ritto e immobile di fronte a un muro, forse invalicabile.

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