Prima pagina: Marcel Moreau (1933 – 2020) tradotto da Cristiana Panella

Da Moreau. Quintes, L'Ivre Livre, Sacré de la femme, Discours contre les entraves. Éditions Denoël, p. 419

Traduzione e premessa: Cristiana Panella

Marcel Moreau

Cantore e soggetto, per sua stessa definizione, dell'Escritauro (Escritaure), creatura ibrida Verbo e Bestiario, Marcel Moreau riporta il monstrum al suo senso originario di prodigio come ammonimento, messaggero del divino. In una lingua intrinsecamente 'ossimora': astrale e intestinale, numinosa e sanguinolenta, edotta e carnascialesca, Moreau erige l'amore carnale a banchetto sacro. In perpetuo bilico tra la combustione dell'istante e l'imminenza della separazione, si celebra l'anelito all'Assoluto che attraverso il lamento veggente rimpiange il presente osservandolo dal già futuro.

 

Estratto da: “L'anima dei bolidi” in “L'Ebbro Libro” (1)

[…] Neanche tu mi segui più. Neanche te che amo, mi segui. Sei più lontano di me, ancora dietro ciò che mi soverchia. Più nessuno mi segue, riesce ad afferrare al volo gli assi folgoranti, e mi ritrovo solo con le mie rapidità bionde che mi spaccano il corpo da te solcato. Anche i miei omaggi alla tua bellezza ti attraversano così rapidamente che ti sfuggono al momento della carezza. E la carezza ha un bell'attardarsi, compiacersi alle labbra, abbeverarsi alla feccia, le galassie che mi ispiri, loro, viaggiano a distanze tali avanti a noi da sembrarti opache. Eppure i miei omaggi ti hanno presa, portata via, esposta a soli di parole; ti hanno piantata dentro, trascinata sopra, inchiodata a loro, oppure hanno girato con violenza attorno alla tua carne, abbeverandosi a cosce a gola, a sessi liquidi e vasche succose. Non saprai mai a che punto lo sciabordio di ogni goccia di te sulla mano fece danzare duro e folle la mia mente (2). Ma i vortici se ne sono andati, e noi ci ritroviamo corpo lento addosso a corpo ancora più lento...

Questo non è che un esempio; tuttavia quale altro esempio può raccontare della velocità dei linguaggi non indottrinabili? Arruolamento impossibile, schiavitù in arretramento, né patria né partito, sostegno rifiutato, perpetue partenze, arrivi annullati. Ma dolori attivati, sconforto che rimesta, eccome rimesta... [...].

 


Marcel Moreau (Bossu 1933-Bobigny 2020) è uno scrittore belga francofono. Proveniente da una famiglia operaia, abbandona gli studi adolescente, poco dopo la morte del padre, e inizia a lavorare in una rubinetteria. Assistente contabile per il giornale Le Peuple, a Bruxelles, sarà correttore di bozze per Le Soir, attività che continuerà a Parigi, dove si trasferisce nel 1968. Nel 1963 pubblica il suo primo romanzo, Quintes, a cui faranno seguito più di 60 opere, per lo più in prosa poetica, tra cui Sacre de la femme (1977), L'Ivre Livre (1973) e Discours contre les entraves (1979), riproposte insieme dalle Edizioni Denoël nel 2005. Orgambide (1980) inaugura la fase più travagliata e prolifica della vita di Moreau, caratterizzata da una profonda crisi esistenziale in cui lo scrittore renderà omaggio, in testi che definisce degli "adoratoires", alla sublimazione della donna; un'apoteosi della carne e dell'amore che continua con Bal dans la tête (1995), l'ultimo romanzo. L'elemento della carnalità, che unisce l'amore per la donna e la scrittura, di cui Moreau farà una militanza intellettuale, sfocia maturo in Corpus scripti (2002); esso si rifletterà nell'opera degli anni 2000, tra cui Adoration de Nona (2004), Une philosophie à coups de reins (2008), Un cratère à cordes (2016), e con la ripubblicazione di À dos de Dieu (2018).


(1) Una seconda valenza, certamente voluta da Moreau, è "L'ebbro si racconta".

(2) La traduttrice ha scelto di lasciare "dur" et "fol" al maschile per restituire l'uso dell'aggettivo come avverbio del francese e mantenerne l'effetto icastico.