Per Gilberto Isella: nell’era glaciale, l’atomo della salvezza

Gilberto Isella: Nell’era glaciale, l’atomo della salvezza
Di Michele Mauroner, Riccardo Meglioranzi, Carlo Solimani e Damiano Zampieri


Nota critica I classificata


Nella sua visione pessimistica dell’umanità, Gilberto Isella, nella raccolta poetica intitolata “Il corridoio polare”, crede che l’uomo possa ritrovare la salvezza attraverso il suo corridoio polare ionico. Quest’ultimo aggettivo è ciò che più caratterizza questo luogo metaforico, attraverso il quale il poeta “si era messo in salvo”. Un atomo sovraccarico di elettroni va in cerca di un altro atomo che, al contrario, ne ha necessità. Una volta che si sono incontrati, il primo cede il suo elettrone di troppo al secondo, legandosi con esso. Entrambi ricavano un beneficio da questo scambio che è detto legame ionico. Come collegare queste informazioni scientifiche con la poesia di Isella? Con la constatazione che le persone dovrebbero imparare a non essere in contrasto tra loro, ma invece aiutarsi a vicenda, così da creare un mondo migliore: chi ha di più deve dare a chi ha meno, in modo da poter convivere felicemente. Questo è per noi il significato del “corridoio polare ionico”.
Al di là del corridoio dove si è messo in salvo, il poeta si è creato un mondo puro e parallelo “in una sorta di estasi nordica”, come scrive il critico.
Come un messaggio in una bottiglia, lasciato da uno sconosciuto, Isella scrive le poesie per lasciare tracce scritte del suo sistema.
Queste riportano ai pensieri filosofici complessi e articolati, che trattano di argomenti come l’uomo, i problemi che lo affliggono, l’anima, l’esistenza, il pensiero. Alcune riflettono appunto problematiche relative all’essere nel mondo, altre invece denunciano la negatività del sistema da cui vuole scappare.
Complicata e intricata come le altre, la poesia “In una vetrina di psicofarmaci …” esprime la totalità della meccanica follia, senza senso, dell’esistenza. Una sfida continua per l’uomo intento a resistere e a salvarsi dal disordine che lo circonda. Il freddo del “corridoio polare” del poeta, ghiaccia il mondo esterno e con esso tutti i suoi mali. Crea un distacco e una tregua.