Guarire le parole

Una nuova collezione editoriale: “Opera Prima”

di Flavio Ermini

1.

Guarire le parole. Questo è il compito al quale sono chiamati i poeti. Noi pronunciamo parole riflesse, consapevoli come siamo del nostro destino di esseri senza dimora. Parliamo parole seconde, derivate, che non creano ma interpretano parole che derivano da altre parole ancora: le parole prime pronunciate dai nomoteti, i sapienti antichi che con la nominazione dei luoghi e delle cose crearono il mutevole orizzonte del mondo. La lingua delle origini è tramontata e con essa la sua capacità di creare. Il poeta avverte questa lontananza e ne soffre. Così come patisce l’estraneità del presente. Ecco perché cerca di pronunciare una parola che non rispecchi semplicemente eventi e cose, ma faccia segno all’unità preriflessiva e preconcettuale che ha preceduto il pensiero cosciente e razionale. Ecco perché lascia riaffiorare nelle parole riflesse ciò che resta in esse di non detto, consentendo l’emergere di un dire che ci preesiste: quella «vera narratio» vichiana, dove fantasia e conoscenza sono una cosa sola. Giungendo a codificare nella frase poetica non solo un’espressione artistica, ma anche vere e proprie forme di sopravvivenza. Il richiamo originario conduce il poeta nel regno del caos, dove il cosmo è disordinato e la forza del mysterium si muove liberamente tra elementi bestiali, demonici, metafisici, titanici. Qui il poeta scopre che quella prima età non è caratterizzata solo da tenebre e terrore, ma anche da «quella purissima fanciullezza in cui verità e menzogna, realtà e sogno non si distinguono l’uno dall’altro», come registra Blumenberg.

2.

La natura continua a rivolgersi al poeta, che è chiamato a tradurre questa sua lingua muta e opaca nella gioia di nominare. Per il poeta si tratta, oggi come allora, di tradurre nel nome ciò che non ha nome. Ma la natura quando parla non è comunemente udita perché l’incivilimento impedisce questa comunicazione. D’altro canto, la nostra lingua, così piegata com’è alla conoscenza razionale, alla classificazione, si trova nell’impossibilità di nominare l’essenza delle cose. Avviene in queste cesure l’intervento decisivo del poeta: guarire la parola per recuperarne la facoltà originaria, tanto da rendere possibile sia il pensare della scienza sia il sentire e l’immaginare della poesia, ricorrendo alla leopardiana «facoltà inventiva». Guarire la parola. Come? Inducendola a cambiare come un serpente la sua pelle, spogliandola di tutti i significati che, come strati consolidati dal tempo, ormai la ingessano e la paralizzano, per ricondurla a quella nudità essenziale del primo giorno: ancora a metà in una luce preaurorale, ma già con contorni precisi. Guarire la parola. Giungendo a riprodurre l’evento misterioso della sua nascita. Ma attenzione: l’originario non è qualcosa che sta alle spalle dell’uomo tecnologico, all’inizio della sua ascesa, bensì una dimensione contemporanea nello spazio, in cui le lingue possono entrare in ogni momento e “comunicare” fra loro.

3.

Ammonisce Benn: «Noi portiamo i popoli primitivi nella nostra anima, e quando la tarda ratio si lascia andare, nel sogno e nell’ebbrezza, essi sorgono con i loro riti, con il loro mondo spirituale prelogico, e concedono un’ora di partecipazione mistica. Quando la sovrastruttura logica si dissolve e la corteccia, stanca dell’attacco delle forze prelunari, apre il confine eternamente combattuto della coscienza, ecco allora che l’elemento antico, l’inconscio, appare nella magica trasformazione dell’Io e nell’identificazione, nella primitiva esperienza del dappertutto e dell’essere eterno». È questo l’aperto al quale vuole schiudersi “Opera prima”, una collana editoriale che ho fondato nell’ambito dell’attività di Cierre Grafica nel 2003 su un’intuizione di Ida Travi. Affidata a un Consiglio di garanti composto da Yves Bonnefoy, Umberto Galimberti, Mario Luzi, “Opera prima” è una collana di poesia e prosa poetica dedicata ad autori che ancora non hanno pubblicato i loro testi poetici in volume. L’iniziativa non ha finalità di lucro, tanto che i libri non sono destinati alla vendita, ma inviati a università, centri culturali, stampa periodica, biblioteche, oltre che a filosofi e a teorici della letteratura e dell’arte. L’intento è questo: far sì che la pubblicazione apra all’autore la possibilità di entrare in contatto con i settori intellettualmente più vivaci del mondo letterario, filosofico e artistico. Nella scelta dei testi non si dà per scontato o prevedibile nessun percorso stilistico: “Opera Prima” si propone di mettere in scena eventi di scrittura che spingono a portarsi più in là degli esiti espressivi, verso il pensiero: quella particolare forma di pensiero che nasce dalla poesia. Ogni opera, introdotta dal disegno di un artista contemporaneo, è accompagnata da riflessioni critiche e interpretative. Il gesto di “Opera Prima” è promosso da un gruppo di intellettuali che si è costituito in un Consiglio editoriale a cui – va sottolineato – si deve anche la produzione dei volumi. In merito a questa iniziativa, è possibile richiedere ulteriori informazioni all’indirizzo di posta elettronica direzione@anteremedizioni.it

4.

A iniziare dalla 19^ edizione, la giuria del Premio Lorenzo Montano presterà particolare attenzione a quelle raccolte di poesia che si configurano come Opera Prima, segnalandole al Consiglio editoriale della collana per una possibile pubblicazione. A questo proposito invitiamo i concorrenti che non abbiano ancora pubblicato il loro primo volume di darne notizia con evidenza sia nella biografia, sia sulla prima pagina della raccolta. Riteniamo di fornire così un’ulteriore opportunità ai poeti che partecipano al Premio.