Prima Biennale di Poesia e Pensiero

Officina della Percezione

Prima Biennale di Poesia e Pensiero

Officina della percezione è il titolo che la redazione della rivista “Anterem” ha voluto per la sua prima biennale, indetta in occasione dell’assegnazione del XVIII Premio Montano per la poesia e realizzata con la collaborazione della Biblioteca Civica di Verona.

E’ stata una vivace kermesse che si è svolta durante tutta la giornata di sabato 30 ottobre all’auditorium della Gran Guardia, presente un pubblico fitto e interessato, con parecchi studenti della scuola superiore, che ha seguito con costanza tutto il complesso e vario organigramma della manifestazione.

Ma perché “officina della percezione”? Come hanno spiegato Flavio Ermini e Ranieri Teti nei loro lucidi interventi, l’idea chiave è richiamare la disposizione del soggetto che riceve gli stimoli dei vari linguaggi e li decodifica nella complessa alchimia che regola la nostra percezione degli stimoli stessi.

Infatti la manifestazione ha spaziato dalla poesia vera e propria, alla musica, alla recitazione, alla danza, al video. In questa cornice essenziale per intendere il concetto di poesia che la redazione della rivista e promotrice del premio vuole divulgare, si è collocata anche la cerimonia conclusiva che ha visto la premiazione di Alfredo Giuliani (Opere scelte - regione Veneto), Jacopo Ricciardi (Raccolta inedita), Maria Attanasio, Maria Angela Bedini, Enrica Salvaneschi (Opera edita), Renato Job (poesia inedita).

Nel corso della mattina e del pomeriggio sessanta autori, selezionati fra i migliori partecipanti al premio hanno recitato i loro versi accompagnati dalle musiche di Francesco Bellomi e dalle coreografie della danzatrice Michela Oldin.

E’ stato uno spaccato estremamente significativo delle tendenze più attuali della poesia contemporanea. Agostino Contò direttore della Biblioteca veronese, ha anche annunciato la pubblicazione di una antologia con questi testi, curata dalla Biblioteca di Verona.

Si va dalla rivisitazione dei modi della poesia antica, magari ironica, come nei sonetti di Rustico di Filippo, alle striature di linguaggi speciali o maccheronici, alla lirica e ai linguaggi spezzati e drammatici della sperimentazione.

La musica di Bellomi e la danza di Michela Oldin si sono offerte come intensa trasmigrazione di senso da un linguaggio all’altro e nello stesso modo, quello di una profonda contaminazione fra parola, immagine, suono, hanno funzionato il video di Sirio Tommasoli e il cortometraggio di Andrea De Rosa.
Il video di Tommasoli è intensamente poetico: nuvole, papaveri, suoni attutiti di acqua e vento, un rombo lontano di motori.

Lo spettatore viene avvolto in una sorta di nostalgia di un eden perduto dove l’immagine in movimento sostituisce efficacemente le parole o meglio diventa una diversa parola. Così il cortometraggio che ha per tema la parola di un non vedente che esprime le sue sensazioni-percezioni.
Si tratta del fenomeno della visione, esaminato sospendendolo, cancellandolo per ritrovarlo nelle sensazioni di chi non vede.
La mancanza del commento del filosofo Carlo Sini, che non era presente, diversamente dal previsto, non ha impedito la percezione diretta, immediata della grande intensità emotiva del filmato.

Non è mancato un flash-back con la recitazione di Isabella Caserta e Liana Balkan, su testi poetici degli anni venti del novecento con accompagnamento di musiche contemporanee di Webern, Scoenberg, Berg.

Come uno sguardo al passato prossimo è stata la recitazione, per le stesse attrici, di un testo di Giacomo Bergamini e di un commento al medesimo di Silvano Martini, ambedue inediti.
La voce di Massimo Totola e di Carla Totola ha dato spessore e concretezza alle poesie dei vincitori.

Il vincitore dell’Opera Scelta, Alfredo Giuliani, ha affrontato con garbo e precisione al microfono il non facile compito di dare uno spaccato delle sue idee sul far poesia.

Abbiamo ascoltato poi qualche esemplare intenso dell’ispirazione che ha animato le tre vincitrici dell’Opera edita. Poesia ardua, ma affascinante che ci ha fatto pensare, una volta di più, che la poesia vera non è mai facile.

Maria Attanasio in Amnesia del movimento delle nuvole, si muove tra immagini contrastanti che danno l’idea del conflitto e del rischio del linguaggio, quando affronta territori oscuri della psiche e dell’esperienza, i territori fra il buio e la luce.

Enrica Salvaneschi con In vano affronta temi forti come l’amore, il disamore, il delitto, in un confronto continuo con gli archetipi e un linguaggio che non rifiuta le striature della prosa.

Infine la super vincitrice, Maria Angela Bedini con La lingua di Dio ha dato un esempio di parola dalla tesa spiritualità, spiritualità concreta, carnale, alla maniera della grandi mistiche.

Jacopo Ricciardi, un giovane talento, premiato per la raccolta inedita Colosseo, ora pubblicata da Anterem, ci ha offerto un esempio di poesia magmatica, piena di immagini che mette in scena la metamorfosi dal caos alla individuazione.

Infine Massimo Totola ha letto la poesia inedita premiata, Squali, di Renato Job,un artista a tutto campo, poeta, autore di cortometraggi, di un progetto di Teatro meccanico ecc.
In Squali Job si confronta con la smania che ci fa riempire di cose, come i rifiuti che sono nella pancia degli squali, e ci impedisce di vedere l’inevitabile e universale sparizione che ci attende.

Paola Azzolini