Dicembre 2017 anno XIV numero 37

Paola Parolin, una poesia inedita, “Una vita”, nota di Ranieri Teti

È una densa prosa poetica, questa dal titolo “Una vita”.

Paola Parolin conosce bene come passi velocemente e fugacemente la nostra vicenda umana,

sa così bene la nostra caducità da anteporre a questa poesia un frammento di video,

il fermo-immagine di qualcosa che arde.

Un’ustione ci contraddistingue, sembra essere senza fine ma brucia per un tempo breve. 

L’autrice sa quanto valga ogni momento del nostro vivere:

pur se in una via nel caos, pur se sempre più dominati dalla scienza,

Roberto Fassina, una poesia inedita, “Ippocrate”, nota di Ranieri Teti

Roberto Fassina, con “Ippocrate”, attraverso paesaggi poetici decisamente affascinanti,

ci propone un modello di viaggio iniziatico.

In questo viaggio di isola in isola e di porto in porto nell’Egeo, dove realtà e mito si confondono,

ci conduce proprio dal mito verso la sua trasposizione nell’umano.

Tutto avviene a Kos. Qui finalmente si attua il passaggio da Asclepio a Ippocrate,

qui avviene la nascita della medicina che si libera delle credenze e diviene scienza.

Michele Lamon, una poesia inedita, “Reperto”, nota di Ranieri Teti

Michele Lamon con “Reperto” non ci racconta una storia, ma la nostra storia.

Lo fa per capitoli, che corrispondono al progressivo aumentare di una data popolazione,

che si accresce nel tempo, partendo da uno.

Il tono generale sembra quello di un narrato continuo, detto da una voce recitante che, potenza del brano,

possiamo sentire nel silenzio mentre lo leggiamo a mente, come se fosse il testo a parlarci,

come se questo fosse un implacabile specchio senza brame che ci racconta.

Raffaele Marone, una poesia inedita, “raffaele marone. (auto)ritratto nel nome”, note di Ranieri Teti e dell’Autore

Come si torna a casa, dove su una porta è scritto il tuo nome e il cognome?

E se la porta è quella di un poeta?

Come si può (auto)ritrarre un poeta, partendo dal nome?

La strenua scomposizione del soggetto prevede un ricostituirsi nella filigrana della lingua.

Il testo ci racconta quanto ci si possa spingere in questa lingua per ritrovarsi,

per ritrovare la radice di sé, a strappi, con dolcezza, con dolore.

Marilina Ciaco, dalla raccolta inedita “Verbosinapsi”, nota di Laura Caccia

Contatti anomali

 

Si propaga ovunque, nella sua ricerca linguistica, la scrittura di Marilina Ciaco in “Verbosinapsi”, spalancando domande di senso: è una scrittura che genera nessi e connessioni o piuttosto che si muove libera in un dire lasciato fluire senza interruzioni? Che crea contatti e comunicazione o che prolifera incustodita? E che si muove in modo sinaptico o metastatico?

Silvia Rosa, dalla raccolta inedita “Tempo di riserva”, nota di Laura Caccia

Sulla scorta di niente

 

È un tempo di resa o di attesa, quello che Silvia Rosa declina nella silloge “Tempo di riserva”, dove vengono messi a nudo disincanti e inquietudini, o meglio: il disincanto del pensiero e l’inquietudine della parola poetica?

Doris Emilia Bragagnini, dalla raccolta inedita “Claustrofonia” (sfarfallii - armati - sottoluce), nota di Laura Caccia

La voce al chiuso

 

Si misura con il limite del chiuso la voce di Doris Emilia Bragagnini nella raccolta “Claustrofonia - sfarfallii - armati - sottoluce”, a partire da un silenzio invalicabile e dalla conseguente dolorosa assenza di parole per accedere al mondo.

Fabrizio Bregoli, dalla raccolta inedita “Optoclastie”, nota di Laura Caccia

La rottura della visione

Il rispecchiarsi, nella silloge di Fabrizio Bregoli “Optoclastie”, di scienza e poesia, elementi di calcolo e parola, linguaggio tecnico e pensiero poetante pare mostrarci essenzialmente uno scarto: non tanto tra i diversi modi di esplorare il reale e di indagarne i sensi, quanto tra il reale e la necessità di aprirvi un varco, di violarne i confini.

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