Ranieri Teti

Nicola Vitale, "Chilometri da casa", Mondadori 2017, nota di Rosa Pierno

L’impossibilità di aderire alla realtà quotidiana spinge Nicola Vitale a cercare verità non effimere. É necessario perché ciò avvenga, mettere il silenziatore, spegnere monitor e cellulare, cercando dentro se stessi non il nuovo, ma il perenne: quello ad esempio di un filo d’erba che si rinnova a ogni primavera.

Maria Luisa Vezzali, "Tutto questo", Puntoacapo 2018, nota di Rosa Pierno

Più che descrittivi, sono definitori i versi di Maria Luisa Vezzali: gli elementi vi sono scolpiti insieme alla loro funzione: “mantici che pompano costanza”, “sfinge scava senza fine nel petto”. Reali o mentali che siano, tali elementi compiono un’azione che diresti eterna. Il tempo, pertanto, in questo limpido scenario, è appena la successione di tali definizioni.

Cesare Vergati, "Diòcreme in filigrana. L’umido Uomo", ExCogita Editore 2017, nota di Flavio Ermini

Protagonista di questa prosa poetica è la figura del Diòcreme (nome proprio che si costituisce come anagramma di “mediocre”).

Questa figura sta occupando una posizione preminente in questa nostra società.

E Cesare Vergati ne è consapevole. Tanto da dare vita a una vera e propria “guida” per difendersi dalla mediocrità.

Una guida che orienta il lettore tra le varie categorie di “mediocri”, accomunate dalla volontà di eliminare ogni complessità dalla loro vita.

Liliana Ugolini, "La marionetta vivente", Florence Art edizioni 2017, nota di Flavio Ermini

L’itinerario che segue questo libro si svolge tra poesia e saggistica, mentre l’atto su cui si fonda è quello del guardare.

E ciò che Liliana Ugolini vede lo afferra fin nell’intimo. Lo coglie nelle figure che incontra, nei valori che in esse vengono realizzati o negati.

Questo libro segue itinerari che incrociano il destino dell’umano e il modo in cui tale destino si compie.

Italo Testa, "Tutto accade ovunque", Nino Aragno editore 2016, nota di Rosa Pierno

Sembrerebbe non esserci alcuna categoria utile a incasellare conoscenza: “spalanco le porte / e le immagini si annullano / fermo gli occhi / e le immagini si schiudono”, tant’è che si è costretti a verificare anche le più elementari percezioni, per fabbricarsi, caso per caso, l’ambito di riferimento. Difficile tenersi a qualcosa che sia saldo, anche ciò che si crede di conoscere è non fondato e forse, per Italo Testa, nemmeno nel gioco di famiglia wittgensteniano c’è qualcosa che possa fondare una credenza.

Giuseppe Schembari, poesia inedita "Un vivere alterno", premessa di Ranieri Teti

Un vivere alterno, nella visione del poeta, porta a trasformare il particolare di minimi accadimenti

in un universale che riguarda ogni vivente che abbia stilato, negli anni, nella trama della vita, un archivio degli incubi.

Parliamo, grazie a Giuseppe Schembari, di ogni vivente che conservi memoria e abbia attenzione.

In questa poesia l’alterno si materializza in maniera evidente nel passaggio da un significativo verso universale, 

Irene Santori, "Hotel Dieu", Empiria 2015, nota di Rosa Pierno

I versi di Irene Santori sembrano scottare, investiti da una febbre d’amore, una visionarietà che sigilla il corpo con la memoria; meglio sarebbe dire che dissigilla la memoria; che mette in contatto l’amore per i propri figli con la storia della città, ma anche con gli dei. Alla risalita memoriale nulla si oppone. Il sentimento è un liquido che si spande e marchia. La lingua è fiato prima ancora che parola. Non c’è nulla che possa opporsi all’appropriabile.

Andrea Rompianesi, dalla raccolta inedita “Ermeneutica imprevistaâ€, nota di Laura Caccia

Un’altra danza

 

Appare, a prima vista, come un potente ossimoro, che spalanca domande di senso, il titolo della raccolta di Andrea Rompianesi Ermeneutica imprevista. Induce a chiedersi come possa l’esito di un processo, che richiede metodologie razionali e sforzi interpretativi, mostrarsi in modo inatteso, quasi a sgorgare da un inciampo o da un’illuminazione.

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