Marzo 2015, anno XII, numero 26

Giovanni Campi, una poesia inedita, nota critica di Marco Furia

Contro comodi oblii

 

Le battenti sequenze proposte da Giovanni Campi richiamano un universo poetico come sospeso in una sorta di statico dinamismo che apre varchi nella lingua per chiuderli subito dopo.

 

“nessun giorno senza notte”

è il titolo immediatamente replicato dal primo verso nel suo quasi identico contrario

“nessuna notte senza notte, e tutte”.

 

Greta Rosso, da una raccolta inedita, nota critica di Giorgio Bonacini

Il fare poetico, nel suo difforme andamento (ricco sempre di implicazioni altamente evocative e dirompenti), fa sì che il tempo e il luogo vissuti, immaginati, ricordati, e in ogni caso scritti (anche solo nel silenzio del proprio pensiero), nel lavorio interiore che il dire porta in superficie per dare nome e sostanza ai sensi delle scrivere – e sottrarre a questi le omologazioni e le conformità della lingua ordinaria – conducano spazio e durata a mischiarsi, a confondersi, a scambiarsi le funzioni percettive e concettuali.

Luigi Severi, da “Specchio di imperfezione / Corona” (La Camera Verde, 2013), nota critica di Rosa Pierno

La cultura è l’oggetto delle evoluzioni linguistiche di Severi, il quale prova sulla propria pelle abiti altrui tramite, appunto, linguistico travestimento. Retorica domanda quella che l’autore affida al lettore: “seminagione / sillabe di diserzione // filano segni di alba, non di croce / divinas // litteras in vulgi linguam transfusas / sapere // è sangue nelle arterie / è prima voce?”.

Maria Angela Bedini, una prosa poetica, premessa di Mara Cini

Una prosa ricca di anfratti sonori e descrittivi quella di Maria Angela Bedini, una trama specchiante catturata dalla cornice dei due paragrafi in apertura e chiusura:

La città che mi abita nelle vene è una fortezza scura, io la porto come si porta un dolore…

E là oltre la marea e le onde screziate udivo volti di santi spalancarsi…

Sofia Demetrula Rosati, una poesia inedita, nota critica di Marco Furia

L’arte della sapienza

 

‘La solitudine della Sapienza’, di Sofia Demetrula Rosati, è un’articolata riflessione in versi concernente il tema dell’umano conoscere.

Introdotto da un esplicito “prologo”, il componimento si apre con una pronuncia emblematica:

 

tra le mani compassi

le geometrie euclidee non compiacciono

il cuore si esercita sul ritmo e non

procede ma persiste

 

Simone Zafferani, da una raccolta inedita, nota critica di Giorgio Bonacini

L’esperienza che si fa in poesia – dove sempre chi scrive e chi legge è chiamato a sentire e provare il senso – è un’ interconnesione di segni tesa a imprimere, in modi mai preordinati, il suo tracciato.

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