La Corsa dei Fuochi - Evento teatrale

 
Col sostegno del COMUNE DI VERONA
COMMISSIONE CULTURA
1° Circoscrizione Centro STORICO


MARTEDI 26 febbraio alle ore 21

AL TEATRO CAMPLOY
Via CANTARANE 32, Verona

debutta

LA CORSA DEI FUOCHI

opera senza cornice
poesia e regia di IDA TRAVI

Copertina del libro La Corsa dei Fuochi di Ida Travi

In scena DARIA ANFELLI e GIULIANA URCIOLI

danno voce e corpo a un’opera di

TEATROPOESIA
(dalla raccolta La corsa dei fuochi - Moretti&Vitali 2007
ora distribuito in cofanetto con L’aspetto orale della poesia.)

La corsa dei fuochi

opera senza cornice

poesia e regia Ida Travi
voce e azione scenica Daria Anfelli
coreografia e danza Giuliana Urciuoli
voce cantante Patrizia Simone
musica originale Andrea Mannucci
disegno luci Vittoria Coccia

Si replica MERCOLEDI 27 FEBBRAIO, ore 21

Ingresso Euro 6,00

‘Da sempre Ida Travi canta solitudine ed esilio quali avamposti dell’umano, del terrestre sostare tardomoderno fra le rovine dell’occidente, terra del tramonto. Un canto che, in questo libro, prende l’avvio dai fuochi in festa per il ritorno dell’Agamennone eschileo, un ritorno carico di sventura, come sappiamo, tanto da leggersi emblematicamente come se la nascita della civiltà mediterranea fosse, da subito, attraversata dalla morte, dalla caduta. Il recinto della polis, infatti, pare raccontarci La corsa dei fuochi, è slabbrato sin dall’inizio, e così l’unità, il centro, il senso duraturo. Rimane «la padrona della casa», quella Clitemnestra madre vendicatrice, la cui autorità «supera ogni legge scritta»; rimane la notte senza dei cantata da Hölderlin e Novalis; e rimane la voce-penelope immobile a vedetta sulla terra di nessuno, in quello spazio non più città e non ancora selva, che aduna le anime e le ombre dei paraggi, invitandole all’amorevole corrispondenza: «Come canta, come canta la voce nella sera, la donna in mezzo / al campo, e chiama, chiama».’

(Stefano Guglielmin - da L’indice dei Libri, maggio 2007)
www.poetica-uqbar.blogspot.com

Da L’ARENA 2 marzo 2008 /Spettacoli

LA CORSA DEI FUOCHI – opera senza cornice
poesia e regia di Ida Travi

voce e azione scenica Daria Anfelli - coreografia e danza Giuliana Urciuoli
musica originale Andrea Mannucci - voce cantante Patrizia Simone
disegno luci Vittoria Coccia

(da La corsa dei fuochi Moretti&Vitali 200)7

Teatro Camploy 26 e 27 febbraio 2008

Una ‘Corsa’ ricca di poesia e tutta al femminile
Simone Azzoni

Operazione difficile il teatro poesia: è la spazializzazione della parola lirica, la carnalità e la temporalità del presente dei versi. Più facile se è il “femminile” a costruire le sponde entro le quali la narrazione si fonde alla poesia; il femminile che rimbalza dalla platea al palco del Camploy per sostenere LA CORSA DEI FUOCHI scritto e diretto da Ida Travi. La sua poesia dell’ascolto, dell’oralità, dell’evocazione si fa apertura ad altri linguaggi nelle coreografie di Giuliana Urciuoli e nella voce di Daria Anfelli. E’ respiro ampio la loro unità costruita su una sottile, impalpabile struttura che dice della fragilità dell’anima e delle sue vibrazioni.

La parola della Travi che soffia il rapporto tra uomo e natura, le lacerazioni della solitudine, i microcosmi del gesto quotidiano si raffina ulteriormente nei paesaggi disegnati dal corpo e dalla parola.

Le calibratissime Anfelli e Urciuoli diventano il doppio, il testo non scritto, la sottolineatura visibile del silenzio pieno che irrompe negli spazi lasciati dal testo. E’ comunicazione degli spazi bianchi, comunicazione del doppio e delle rifrazioni tra il buio e il colore delle luci disegnate da Vittoria Coccia.

Proposta elegante sostenuta dalla musica ‘einaudiana’ di Andrea Mannucci, La corsa dei fuochi occupa lo spazio intermedio

lasciato libero dal sogno e dal tempo.

Usa l’immobilità, le dilatazioni, la spezzettatura del gesto e la sua ricomposizione, usa il sussurro ampio che cerca rigore, centro, unità e senso nelle terre di nessuno, nelle terre abbandonate dalla logica consequenziale e causale. Usa l’assenza e la fuga, l’imprecisione e la diagonale, la circolarità.

E’ un lavoro che si prende sul serio, da proteggere nelle pieghe del femminile e che segna finalmente una possibilità nuova a tanto teatro di poesia fatto tristemente al leggio.

(Simone Azzoni)