Febbraio 2021 anno XVIII numero 49

Ilaria Biondi, audiolettura dalla raccolta inedita “Madri dolorose”, nota di Laura Caccia

Offrire parole

Come può la parola dare voce ad atrocità e strazi al limite dell’indicibile? Facendosi gemito e balbettio oppure lingua razionale di analisi o ancora, piuttosto, sussurro intenerito che offra un diverso sguardo, un altro dire nel toccare il dolore?

In Madri dolorose Ilaria Biondi, nelle sue venti storie poetiche, lasciate nude, di madri abusanti e abusate, maltrattanti e maltrattate, riesce a portare la sofferenza ad altezza e leggerezza tali da consentire di trovare parole che possano musicarne il respiro.

Gianluca Asmundo, audiolettura dalla raccolta inedita “Lacerti di coro”, nota di Laura Caccia

Nel periplo umano

Si muove in un’erranza spaesata la raccolta Lacerti di coro di Giovanni Luca Asmundo, quasi un periplo intorno all’umano: una mappa di attese e di ipotesi, una rotta smarrita e desiderante, disillusa e dolente, che l’esordio ipotetico della maggior parte dei testi evidenzia: “se inerti giaceremo senza terra // lacerti di coro noi saremo / di sagome disarticolate / danzanti su crinali impietosi”.

Terza pagina, Cristiana Panella sull’opera di Serge Pey: nota teorica e nuove traduzioni

INFINIZIONE, TESTIMONIANZA, INVERSIONE, penso, mentre ascolto Serge Pey e Chiara Mulas. « Infinizione » coniuga l’accezione di moto e quella di contrario. La prima è quella di Lévinas, l’infinizione come ospitalità, la capienza nell’accogliere quello che non si può contenere ; la seconda è la non-finizione, l’anti levigatura, che riporta alla prima, all’infinizione come non-intenzionalità.

Prima pagina/3, Per Marosia Castaldi: Marica Larocchi, “Questa cosa per Marosia Castaldi”

L’ “oggetto” (nei primi anni Novanta il termine s’imponeva come il più consono e attuale per indicare il prodotto di un lavoro creativo) potrebbe adesso definirsi più equamente una ‘raccolta di parole e immagini ‘ realizzata in maniera casalinga nel corso di due /tre anni da una manciata di amici artisti e poeti.

Prima pagina/2, Per Marosia Castaldi: Mara Cini, “I paesaggi di Marosia Castaldi”

Di Marosia Castaldi ricordo la figura elegante e la presenza austera (ma con qualcosa di fragile) agli incontri della nostra redazione.

Ora che è mancata (ma tutti noi l’abbiamo saputo con molto ritardo) ritrovo casualmente Marosia in un refuso del suo nome (Mariarosa!), sulla quarta di copertina di un’edizione economica de La signora delle camelie dove è riportata (non so con quale pertinenza) una sua frase sulla passione… È questo improbabile cortocircuito di senso che mi riporta sulle sue tracce.

Prima pagina/1, Per Marosia Castaldi: Antonella Cilento, “Nelle mani di Marosia”

Mentre penso a Marosia Castaldi e alla sua opera, e al mio personale ricordo di lei, ho tra le mani una nuova edizione de I Sonnambuli di Hermann Broch e leggo la nota di Milan Kundera dove si dice dei grandi personaggi che fanno, epoca dopo epoca, la forma di un paese o una teoria del tempo: i personaggi di Kafka, di Brock, di Hašek, di Musil e Mann e Fuentes.

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