Antonella Pizzo (Viadellebelledonne): Fino a qualche anno fa

Fino a qualche anno fa della poesia non mi importava niente, conoscevo gli autori che avevo studiato alle superiori, ho studiato ragioneria e poi mi sono iscritta in Economia e Commercio. Il programma scolastico si concludeva con una veloce scorsa ai contemporanei, e per  contemporanei allora si intendeva fino a Montale e Pasolini. Dopo non ho più saputo niente di nessun poeta fino a quando vidi in televisione la Merini, mi colpii molto la profondità della sua voce, delle sue parole. Ho provato ammirazione per lei, per questa donna che aveva sofferto e che aveva sublimato la sua sofferenza nella poesia. Non ricordavo di poetesse donne, i poeti che avevo studiato a scuola erano tutti maschi. Manzoni, Foscolo, Pascoli, Dante, Cavalcanti, Petrarca. Avevo sentito parlare di Saffo, ma la sua figura  era spesso associata all’amore lesbico,  quindi in un certo senso, qualcosa di assimilabile all’universo maschile. I poeti li pensavo tutti morti, estinti, invece esistevano ancora, li pensavo tutti uomini e invece erano anche donne.

Incidentalmente incontrai la poesia, un giorno scrissi con urgenza ciò che volevo dire nell’unica forma in cui mi fu possibile farlo, in forma poetica. Così cominciai a cercare la poesia su internet, scoprii i gruppi di discussione, nello specifico it.arti.poesia e it.arti.scrivere. I gruppi erano e sono una sorta di forum-bacheche dove si pubblicano i propri pezzi e poi si sta lì ad aspettare che qualcuno ti legga e ti mandi un commento positivo o negativo, una sorta di laboratorio dove si discute su un verso, su una parola, su una quartina, su un accento, spesso si litiga e altrettanto spesso nessuno ti commenta. E’ stato lì che ho incontrato virtualmente molti poeti: Massimo Orgiazzi, Simone Lago, Roberto Ceccarini, Enrico Besso ed altri. In seguito alcuni di loro hanno aperto dei blog molto conosciuti in rete, ad esempio Massimo Orgiazzi ha aperto Liberinversi, Enrico Besso ha fondato Poetilandia, Ceccarini ha aperto Oboe Sommerso. La mia esperienza di poeta è prevalentemente internettiana, infatti, se si escludono le serate di premiazione a certi concorsi di poesia, non ho mai partecipato a letture pubbliche, slam poetry, convegni, incontri. Credo sia questa l’aspetto positivo  di internet, nel bene e nel male, favorisce la scambio.

Se vado in una libreria della mia città faccio fatica a trovare lo scaffale dedicato alla poesia, e quando lo trovo i titoli sono quelli dei pochi poeti affermati o poeti morti da anni, non c’è poesia nuova e se vuoi un titolo di un autore contemporaneo lo devi richiedere (in verità chiedo con molta vergogna, come se richiedessi dei libri porno e scandalosi, così ora acquisto solo su internet) per richiedere un libro prima lo devi conoscere, ne devi aver sentito parlare. E dove, se non su internet?

Internet però è un marasma, ti devi saper muovere, devi saper scegliere, ci sono tantissimi luoghi dove si pubblica poesia ma pochi dove se ne parla. Al contempo è una torre di Babele dove ognuno parla la propria lingua. Alcuni blog, invece, sono come delle roccaforti, inaccessibili, esistono le conventicole e i gruppetti, le bande di quartiere, i cecchini pronti a spararti se non fai parte del gruppo o se dissenti, ma è così anche nella  vita reale e quindi la cosa non sorprende più di tanto. Per potermi orientare  senza perdermi nel marasma mi sono di aiuto gli aggregatori poetici, vedi Poecast di Vincenzo Della Mea e l’aggregatore di Absolute Poetry.  Ultimamente se voglio trovare buona poesia so che posso trovarla, oltre che nei siti che ho sopra menzionato, nel blog di Francesco Marotta “La dimora del tempo sospeso” e su “Blanc de ta nuque” di Stefano Guglielmin; spesso quest’ultimi, oltre a pubblicare la migliore poesia, inseriscono anche dei cappelli critici ai testi e ciò aiuta a comprenderli meglio. Sono luoghi accoglienti e sereni, gestiti da persone generose che mettono a disposizione il loro tempo e il loro sapere per amore della poesia e ne fanno dono agli altri. Accanto a questi voglio ricordare: La costruzione del verso, Farapoesia, Anterem, quest’ultimi sono siti di editori.

Internet è uno strumento eccezionale per la divulgazione della poesia ma per la sua natura non può essere null’altro che questo, è un mezzo veloce che raggiunge tutti ma la velocità, se da un lato è un pregio, dall’altro è un difetto, perchè i testi pubblicati si bruciano subito, per il solo fatto che si leggono sullo schermo perdono potenza, i post scorrono uno dopo l’altro, i blog con la stessa facilità con cui si aprono, chiudono, muoiono. Tutto diventa poco importante, tutto si perde nel prossimo post. La rete, inoltre, non consente l’approfondimento. Se intendi conoscere meglio l’autore che ti ha colpito, che ti interessa, è necessario passare alla carta, comprare il libro, mettersi tranquilli e leggere, studiare, meditare, assorbire, elaborare, digerire. Ci sono, però, dei siti dove si possono trovare delle raccolte poetiche in formato pdf che puoi scaricare liberamente e poi stampare, che puoi conservare e usare come fossero dei libri veri e propri, se ne trovano molti e quasi tutti di ottima poesia ad esempio nel blog di Biagio Cepollaro “Poesia da fare”, in quello di Giovanni Monasteri “Feaci Poesia”, su “Kult Virtual Press” e, ultimamente, anche su “Paginazero”. Pare che i blog  che si occupano di poesia vengano letti solo dagli blogger, pare che tutti scrivano e che nessuno legga, probabilmente non si riesce a orientarsi e a leggere tutti perché troppi scrivono; quando nel mercato l’offerta supera la domanda i prezzi crollano, si ha il crack. Si rischia dunque l’estinzione della poesia per iper produttività? Esistono moltissime piccole case editrici che pubblicano centinaia di titoli l’anno, libri che vengono comprati dagli stessi autori e poi vengono utilizzati come gadget ad altri poeti o inviati a critici con la speranza di una qualche recensione. Le grandi case editrici pubblicano pochi poeti e tutti nomi conosciuti, che generalmente vendono quel tanto che a loro basta per soddisfare quella minima richiesta del mercato.  Io penso al poeta come una persona sola; nella vita reale, quella che facciamo tutti i giorni, nei luoghi di lavoro, nelle cene fra amici, di poesia non ne vuole sentir parlare nessuno. Il poeta parla e nessuno lo ascolta, allora si rivolge ai poeti ma spesso i poeti sono impegnati a parlare a loro volta e non hanno voglia e tempo di ascoltarli.  Insomma le poesie e i poeti non mancano, mancano le letture, critiche e non. Personalmente trovo che il livello della poesia circolante nei luoghi che ho citato, escludendo i casi di cuore sole amore, sia tutta della buona poesia, ma forse è livellata, è tutta buona poesia  ma manca la voce che si erge sopra tutte le altre, che ti fa gridare al miracolo, che ti fa dire questo non l’avevo mai letto, il genio che stravolge e ti travolge insomma, ma forse il genio e l’eccelso ci sono e nell’eccessiva nebbia della quantità offerta non si riesce a distinguerne i contorni. Ma aldilà del genio che tutti aspettiamo come il messia della parola poetica, la poesia, benché sia un fare, non è un prodotto, è una manifestazione dell’uomo che ha una sua vita autonoma, come fosse un’entità indipendente, vivrà sempre dentro l’uomo e non morirà mai, fino a quando esisterà l’uomo con ciò che aspetta di dire dentro, ci saranno poeti, e viceversa. Attualmente frequento viadellebelledonne, nato a giugno del 2007 da una mia idea, il blog si ripropone di raccogliere e riunire le voci femminili poetiche disperse qui e là, è un blog letterario collettivo gestito totalmente da donne ma aperto anche a collaboratori esterni, dove, assieme a pezzi di prosa, attualità, arte figurativa e altro, vengono pubblicate poesie di autori e autrici di diversa nazionalità, ma anche pezzi nostri, un blog libero da condizionamenti,  dove l’unica cosa che conta è il dire e il fare della poesia, un luogo di scambio e di crescita, di ascolto. Nel blog abbiamo organizzato un concorso di poesia “Un fiore di Parola” dal quale è scaturita un’antologia, abbiamo pubblicato dei quaderni in pdf monotematici. Osip Mandel’Stam componeva nel campo di prigionia e mandava le poesie a memoria perché non poteva scriverle, la Merini al manicomio scriveva col dito sulla polvere, Ungaretti scriveva dentro una trincea, in mezzo ai topi e ai compagni morti, scrivevano e non pensavano al mercato editoriale,  alle vendite, alle letture critiche, al successo, al guadagno, ai blog, alle visite, a chi mi legge. C’erano loro e la loro poesia. I pdf, gli e-book, si propongono di evitare la dispersione, ne faremo altri e scriveremo nei blog fin quando ci saranno, poi scriveremo dentro le trincee, nei campi di prigionia, col dito sulla polvere, perché alla poesia poco importa la visibilità, il mercato, l’internet, la poesia esisterà sempre.

Antonella  Pizzo