Febbraio 2019, anno XVI, numero 42

Fernando Della Posta

Alchimie d’inciampo

Quasi seguendo le orme del dio della rigenerazione, nella raccolta Gli anelli di Saturno Fernando Della Posta pare mosso dall’esigenza di uscire da asfissie e indifferenze, di trovare altri spazi oltre le apparenze, come dichiara nel testo di apertura, fino ad “ascoltare lo scroscio di cascate che non si vedono … / erodere il contrafforte / con la discesa al baratro… / Incontrare i folli / di queste vastità… / dimenticare i sunti dei sentieri più battuti”.

Paola Casulli

Paola Casulli si produce in una prosa apertissima, ricca di parole ora evocative ora forti, priva di punteggiatura, a parte gli indizi depistanti di alcune lettere maiuscole. Una prosa priva di ritmi prefissati o di altri ancoraggi che ne facilitino la lettura e la fruizione. Il risultato è un continuo senso di equilibrio e spaesamento, che accompagna la lettura come un viaggio in mare tempestoso.

In questo viaggio nell’accidia l’autrice si muove attraverso l’oscurità verso una luce.

Giusi Busceti

Il dio della metropoli non si cura delle apparenze, come il poeta che racconta la profonda vita di una reale città trasfigurandone gli abituali connotati.

Doris Emilia Bragagnini

In sette versi Doris Emilia Bragagnini ci dimostra che la poesia, tra le sue varie rappresentazioni, può essere l’istante del pensiero, quel momento colto apparentemente a bruciapelo e che vive per sempre. L’autrice è nella scena, ma in secondo piano: “io” non domina, diventa un “me” quasi accennato. Come ricordare un sogno.

Ultima pagina: Galleria fotografica di sabato 20 ottobre 2018, scatti di Francesco Paviglianiti

Sergio Sichenze, una poesia inedita “Et in Arcadia ego”, premessa di Ranieri Teti

Il primo capitolo, l'origine di un ipotetico atlante di gesta celesti e terrene, viene dispiegato in questa poesia di Sergio Sichenze. Siamo all’incipit, l’Arcadia.

Enea Roversi, dalla raccolta inedita “Coleoptera”, nota di Laura Caccia

Le mutazioni

Si snoda come una sequenza di inquadrature, insieme statiche e mosse da trasformazioni, la raccolta Coleoptera di Enea Roversi, in tensione tra stagnazione e cambiamento, immobilismo e mutazione.

Stefania Portaccio, dalla raccolta inedita “Waterloo”, nota di Laura Caccia

Tra misura e dismisura

C’è un momento ben preciso, una cesura o una percezione del limite, che separa la piena espansione di sé, del sentire, del dire e la consapevolezza dello stato di esilio della condizione umana e della lingua che la esprime: il limite evidenziato dallo scacco e dalla sconfitta che attende al varco gli atti umani, sia esistenziali che poetici, e che Stefania Portaccio porta alla luce nella raccolta dal titolo emblematico Waterloo.

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