Aprile 2016, anno XIII, numero 31

Ultima pagina: Galleria fotografica/2 del Forum 2015, immagini di Maria Grazia Veroni

Lia Cucconi, poesia inedita “Dell’ Essere”, nota di Ranieri Teti

La nostra condizione terrena ci porta a convivere con un forte senso di vuoto.

Molti provano a colmare questo vuoto in vari modi: con la religione, con la psicanalisi, con la tecnologia e tutti i suoi derivati.

Alcuni, come Lia Cucconi, tentano l’avventura di confrontarsi con esso poeticamente, attraverso un ragionamento in versi sull’Essere.

Chiara De Luca, dalla raccolta inedita “La nudità della luce”, nota di Laura Caccia

La vibrazione dell’esistere

In tutta “La nudità della luce” che Chiara De Luca dispiega nel suo spartito colmo “di mondo e silenzio” risuona un continuo intreccio tra il corpo e gli elementi del reale, tra presenza e assenza, bellezza e spesamento, nell’inebriarsi, come scrive, “di sole di vento forte o d’opaco di luce / di canto d’inverno di pianto di freddo / d’eterno d’inferno di sogno e risveglio”.

Alberto Mori, da “Davanti alla mancante”, Scrittura Creativa Edizioni 2014, nota di Rosa Pierno

Nati da un dialogo con le immagini fotografiche di Francesca Woodman, i testi poetici che Alberto Mori costruisce, in Davanti alla mancante, sono inevitabilmente tarlati dall’assenza, sia a causa della prematura scomparsa della fotografa, sia perché il suo corpo è presente nelle sue immagini in perenne dissolvenza.

Marco Saya, da “Chiacchiericcio”, Marco Saya Edizioni 2012, nota di Davide Campi

Nelle poesie di Marco Saya il ritmo è sostanziale, quasi concreto; la sintassi è misurata ed essenziale.

Poiché nessun inciampo sonoro o difficoltà grammaticale deve intromettersi nello scorrere il testo; la lettura deve scorrere liscia dai primi versi ove la scena viene presentata alla maniera più alta possibile, all’ultimo verso che ne segnala la rovinosa e imprevedibile caduta verso un concreto suolo.

Giuseppe Gorlani, prosa inedita “La parola”, nota di Mara Cini

Illecito è pretendere d’essere creduti quando tracciamo confini inesistenti intorno alla parola.

Tentativo quello di Gorlani di circoscrivere la sostanza inesprimibile che pure spreme un succo stupefacente. E’ la parola nel perimetro del corpo e del respiro, nella geometria di un’apertura, nell’accrescimento botanico, nella litania consolante e ludica dei suoni.

Francesca Monnetti, poemetto inedito “Antalgie”, nota di Marco Furia

Poetici coinvolgimenti

Con “Antalgie”, Francesca Monnetti propone un componimento davvero intenso nelle sue quasi aforistiche forme.

Già all’inizio, la pronuncia

“esterno uguale interno”

induce a riflettere sulla pregnanza di un senso che non corrisponde al significato logico di termini che nel linguaggio ordinario appaiono contrapposti, ma che

“di specie sinuosa

isomorfa estrosa”

bene convivono in condizione di uguaglianza nella poesia in esame.

Giuseppina Rando, prosa inedita “Vuoto”, nota di Flavio Ermini

Prosa poetica

Giuseppina Rando ci parla di un essere in cammino. Il suo passo muove da una presenza per approssimarsi al vuoto. La presenza è evidente nell’atto della rappresentazione. Ma quella stessa presenza cessa di essere tale nel momento in cui la rappresentazione è conclusa.

Enzo Campi, dalla raccolta inedita “ex tra sistole”, nota di Giorgio Bonacini

La parola che Enzo Campi ci presenta in questo poemetto ha una speciale qualità che travalica la semplice lettura dei suoi testi, compenetrando il lettore con un’azione che cancella il già dato e generando e rigenerando un fluire linguistico senza agganci conosciuti. Per questo il termine “lettura”, così come lo si intende e lo si agisce normalmente, crediamo che in queste poesie sia quantomeno inadeguato, perché va riempito di ulteriori significazioni e ancora più di pratiche interpretative significanti.

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