Novembre 2019, anno XVI numero 44

Angelo Andreotti

Il nuovo libro di Angelo Andreotti ha per titolo A tempo e luogo. Un luogo dove sono accatastate ombre di parole; un tempo che ci condanna a una solitudine per cui tutto è sempre di più o di meno.

L’essere dell’uomo diventa centro di esperienza vissuta. Esperienza non propria dell’individuo, ma dell’esistenza stessa.

Il poeta ci porta al cospetto di una storia della quale noi tutti siamo protagonisti, perché la natura diventa in noi visibile.

Ultima pagina: Aida M. Zoppetti, due libri, frammenti critici e biografia

Dalla prefazione di Massimo Gualtieri a “Una coltivazione di forme”:

Luca Vaglio, "Il mondo nel cerchio di cinque metri", Marco Saya Edizioni, 2018, nota di Flavio Ermini

Quando un essere umano nasce, con lui nasce un mondo. Esordisce un paesaggio entro il quale l’uomo e la donna vivono senza consapevolezza.

Nel corso della nostra breve storia evolutiva non abbiamo ancora imparato a pensare.

Si va dall’ininterrotto al balbettio della vita di tutti i giorni.

Entriamo nel perimetro della nostra esistenza come dentro un paesaggio dipinto, un paesaggio artificiale.

Carlo Tosetti, dalla raccolta inedita "Parigi e tempi altri", nota di Laura Caccia

Lo splendore del vero

Poliedriche e rammemoranti, eterogenee e in sé concluse, ciascuna sospesa nella sua dimensione naturale o letteraria, le visioni che emergono dalla raccolta Parigi e altri tempi di Carlo Tosetti paiono somigliare ad una raccolta di inquadrature diversificate, fotogrammi fermati nel loro spazio-tempo, quasi un museo personale dell’autore.

Ambra Simeone, prosa inedita "Provare a salvarsi", premessa di Mara Cini

Scrittura vs vita, è la costante che troviamo, palese o sottotraccia, nel lavoro letterario femminile. Abbiamo gli esempi laceranti e altissimi di Woolf, Cvetaeva, Plath…e gli esempi non pervenuti di tutte quelle pagine mai scritte, quando per partorire un racconto non c’è tempo.

Patrizia Sardisco, prosa inedita "Disdire", premessa di Mara Cini

Una telefonata. Un filo lega due donne. Un flusso di pensieri uguali e contrari scorre da un capo all’altro, dal mondo senza saliva della madre ai lunghi corridoi vuoti nella testa della figlia. E’ il cordone ombelicale delle consuetudini, delle relazioni famigliari. E’ una comunicazione che ripete giorno dopo giorno il non detto.

Ci sono due monologhi che non riescono a farsi dialogo.

Gianni Ruscio, "Proliferazioni", Eretica, 2017, nota di Flavio Ermini

Gianni Ruscio ci intima di riporre le armi, consapevole com’è che lo sconfinamento, la migrazione, la diaspora, l’esilio, l’esplorazione mediante percorsi impensati caratterizzano la poesia.

Non è certamente la significazione univoca a definirla.

Non è la regola, con le sue armi, a definirla.

La poesia cerca un altrove e un altrimenti effettivi; aspira a ciò che è radicalmente altro.

Lia Rossi, poesia inedita "Principio di Rivoluzione. Poesia in otto tempi", nota di Flavio Ermini

Il canto che intona Lia Rossi ha la melodia irrequieta delle cose liberate dall’ombra. Richiama antiche voci, intese come forze primordiali e come ambiti di uno spazio terrestre che riunisce l’alto e il basso, il cielo e la terra.

Lia Rossi chiede alla poesia cose che solo dalla poesia è dato di sapere. Perché solo la poesia sa in quale rapporto l’essere umano si pone verso il principio e verso la fine.

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