Novembre 2019, anno XVI numero 44

Anna Maria Dall’Olio, una poesia inedita "Homo videoludens", premessa di Ranieri Teti

Un ciak dell’autrice-regista fa azionare la macchina da presa, tutta linguistica, come se fosse in presa diretta con un pensiero: un primo piano di sibilanti e di “o” introduce il set, lo spazio generativo verbale in cui agisce l’”Homo videoludens”, dove “la sostanza non è reale”.

Morena Coppola, "Sgorbie e Misericordie di Fratelli Elettrici", Formebrevi, 2017, nota di Flavio Ermini

Una turbolenta scrittura riesce a esprimere compiutamente ciò che resta non detto.

Evoca l’arrivo di un ospite inatteso che ci permette di fare esperienza del rumore dei passi dell’essere stesso, seguendolo nella sua peregrinazione.

Il luogo è il sacro paesaggio nella patria stessa del linguaggio.

Il passo è di colui che è più prossimo alle origini e, dunque, all’orizzonte del destino umano: il poeta.

Silvia Comoglio, poesia inedita "Lucore", nota di Rosa Pierno

Il lucore dovrebbe essere la condizione di possibilità di un vedere diverso. Che cosa è possibile osservare in tale rarefatta condizione di visibilità? Che cosa si possa intravedere in una flebile luce, quando sia questione tutta affidata alle parole, è impresa da far tremare i polsi: la traduzione di due incertezze o, meglio, il passaggio da un’incertezza a un’altra.

Gabriella Colletti, prosa inedita “Il paesaggio e lo sfondo”, nota di Rosa Pierno

Immaginare come si dia il passaggio dal nulla a qualcosa, come da esso si formino le prime note, le prime forme, larvali, ma poi sempre più tenaci, le quali, attraverso metamorfosi, si sviluppano fino a comporre un tema musicale. Sì, perché è questo il tema della prosa di Gabriella Colletti “Il paesaggio è lo sfondo”: la musica. La scrittrice indaga tale formazione, ma per far questo deve creare visivamente lo stato antecedente, quel nulla abissale che tutto sembra inghiottire. Quel nero nel quale tutto sparisce e che ci minaccia.

Maria Benedetta Cerro, "Lo sguardo inverso", LietoColle, 2018, nota di Flavio Ermini

L’esercizio della riduzione al precategoriale per giungere al primo principio è alla base della ricerca poetica di Maria Benedetta Cerro.

Inevitabili, dunque, l’abbandono dell’opinabile e la liberazione dall’incantesimo dell’ovvio.

Diciamolo: qui si tratta di superare la crisi di astinenza dalla verità.

Ci hanno fatto credere che un secondo principio non fosse fattibile.

Ebbene, Lo sguardo inverso contraddice questa credenza.

Rossella Cerniglia, prosa inedita “I miti e la Dichtung heideggeriana”, nota di Flavio Ermini

Ci sono saggi che impongono al lettore non un semplice ascolto, ma un coinvolgimento intellettuale ed emotivo tale da spingerlo verso ulteriori, inedite riflessioni.

Questo è il caso del testo filosofico “I miti e la Dichtung heideggeriana”.

Davide Castiglione, poesia inedita “Domantė”, premessa di Ranieri Teti

Quale elemento di un testo porta più con sé il piacere di leggerlo, ma soprattutto di rileggerlo?

Fabrizio Bregoli, dalla raccolta inedita "Logomachie", nota di Giorgio Bonacini

Fabrizio Bregoli presentando la sua raccolta all’insegna della disputa verbale, indirizza fin da subito il lettore dentro un solco metapoetico, fervido di implicazioni significanti, che portano senso emozionale e intellettivo contemporaneamente. E la lettera scientifica, che ne punteggia il percorso, è sostanza in più, intrinseca a una precisa e vasta modulazione poetica.

Simone Maria Bonin, "Tratti primi", Arcipelago Itaca, 2017, nota di Flavio Ermini

Simone Maria Bonin ci parla di un cammino ignaro del principio e della fine, tanto da celebrare – grazie alla parola poetica – l’incompletezza.

Tale produzione non si collega a dispositivi gerarchici, alla figura della legge, bensì viene colta come il vero e proprio continuum dell’esistenza.

È un commercio intimo quello che intercorre tra l’avventura umana e la lingua che la custodisce, un po’ come fa la macchina fotografica con i suoi scatti.

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