Tiziano Salari "Kafka e il silenzio delle sirene"

1.

“Per dimostrare che anche mezzi insufficienti, persino puerili, possono procurare la salvezza: per difendersi dalle sirene Ulisse si empì le orecchie di cera e si fece incatenare all’albero maestro.”

Così  inizia il breve apologo di Kafka intitolato Il silenzio delle sirene. E  vedremo come venga qui capovolta la storia raccontata da Omero, in cui Ulisse si fa incatenare all’albero maestro, ma con le orecchie ben aperte. E quello delle sirene è uno dei miti dell’antichità rivisitati da Kafka, e anzi riscritti e reinterpretato.

In Omero le sirene cantano, Ulisse le ascolta e vorrebbe sciogliere le catene per andare ad aggiungersi al mucchio di ossa biancheggianti e in putrefazione di tutti i viaggiatori che giacciono sugli scogli. E Kafka dice invece che tacquero, in quanto il loro silenzio è un’arma che possiedono ancora più temibile del canto. O meglio, in Omero, è proprio Ulisse che si vanta di averle ascoltate e di aver potuto resistere alla seduzione solo in quanto legato.

Menzogna, dice Kafka: “Il canto delle sirene penetrava dappertutto, e la passione dei sedotti avrebbe spezzato altro che catene e alberi maestri!”. E Ulisse mentì fingendo che quel canto lo stava travolgendo, ma i compagni lo legarono e strinsero ancora di più con le funi, e , curvi sui remi, fecero volar via la nave da quel luogo funesto. “Di fatti all’arrivo di Ulisse le potenti cantatrici non cantarono, sia credendo che tanto avversario si potesse sopraffare solo col silenzio, sia dimenticando affatto di cantare alla vista della beatitudine che spirava il viso di Ulisse, il quale non pensava ad altro che a cera e catene”.

Secondo Adorno e Horckheimer, nella Dialettica dell’illuminismo, Ulisse fu il primo che cercò di sconfiggere le forze mitiche che infestavano il mondo, dando inizio così al processo della razionalizzazione e del disincanto. Kafka ci dice che si privò anche del piacere di ascoltarle, tagliando, come ha scritto un commentatore “via da sé la parte divina, il contatto divino, la Gioia ecco, così decretando l’inizio dell’umano puro” (Rubina Giorgi).

“Egli invece – prosegue l’apologo – non udì il loro silenzio, credette che cantassero e immaginò che lui solo fosse preservato dall’udirle”. E  infatti non è forse riposto in quel silenzio, di fronte alla sfida umana, il silenzio della divinità? Ma Kafka ci dice anche un’altra cosa, e cioè che furono le sirene a essere  sedotte da Ulisse.

“Esse invece, più belle che mai, si stirarono, si girarono, esposero al vento i terrificanti capelli sciolti e allargarono gli artigli sopra le rocce. Non avevano più voglia di sedurre, volevano soltanto ghermire il più a lungo possibile lo splendore riflesso dagli occhi di Ulisse”.

2.

Il modo di comportarsi di Ulisse fu terribile, in quanto mostrò totale indifferenza nei confronti della divinità. 

Non per niente è stato collocato all’origine della Dialettica dell’illuminismo e  nei secoli si è propagata la sua fama di essere un misto di furbizia e intelligenza.

Ulisse, secondo Kafka, non guardò neppure le sirene, ed esse non cantarono, ma usarono la loro arma più potente, il silenzio. Uomo e divino vengono a confronto in una specie di sfida primordiale. Gli occhi di  Ulisse sprigionano una tale luce che se le sirene fossero state esseri coscienti sarebbero state annientate.

Invece sopravvivono sia Ulisse che le sirene e noi ancora oggi portiamo le conseguenze di questo reciproco inganno. Da qui la contraddizione enigmatica, così  dolorosa e torturante: l’uomo si è privato della gioia suprema dell’abbandono nelle braccia della divinità, e la divinità si è chiusa in un silenzio impenetrabile.