Novembre 2019, anno XVI numero 44

Nicoletta Bidoia, dalla raccolta inedita "Finiremo per trovarci", nota di Giorgio Bonacini

Il poemetto di Nicoletta Bidoia, incentrato sulla figura di Vaslav Nijinsky, è un esempio eccellente di come si possa far poesia intorno alla biografia interiore e alla dimensione estetica di un artista, che ha disincarnato l’umano sentire arrivando a guardare fin là dove solo una poesia vivente può arrivare: a vedere “il dolore che si imbosca nelle parole”. Dunque provare il segreto dell’oscurità attraverso un patimento reso muto dalla lingua, ma con la forza di una visione impetuosa.

Dino Azzalin, "Il pensiero della semina", Crocetti, 2017, nota di Rosa Pierno

Dino Azzalin svolge i suoi testi poetici sulla falsariga di parabole in cui ogni cosa viene ordinata “ciascuno secondo la sua specie: “ove l’amore è l’ordine superiore che tutto ammanta e lega”, che dona un legante simbiotico e fulminante: la corolla, dietro la vela, dove irrompe il lampo che illumina e scuote il largo, tutto riunendo nella medesima sorte.

Angelo Andreotti, "A tempo e luogo", Manni, 2016, nota di Flavio Ermini

Il nuovo libro di Angelo Andreotti ha per titolo A tempo e luogo. Un luogo dove sono accatastate ombre di parole; un tempo che ci condanna a una solitudine per cui tutto è sempre di più o di meno.

L’essere dell’uomo diventa centro di esperienza vissuta. Esperienza non propria dell’individuo, ma dell’esistenza stessa.

Il poeta ci porta al cospetto di una storia della quale noi tutti siamo protagonisti, perché la natura diventa in noi visibile.

Nadia Agustoni, "I necrològi", La camera verde, 2017, nota di Flavio Ermini

L’essere umano ha umiliato il suo simile, degradandolo a mera cosa da possedere, sacrificandolo al profitto.

La fabbrica, così come si è rivelata nel Novecento, con le sue rigide, militaresche gerarchie, è ancora una realtà. Così com’è ancora una realtà la divisione in classi che impone agli ultimi di essere marchiati a fuoco come animali e incatenati l’uno all’altro.

Novembre 2019, anno XVI, numero 44

ANTEREM
RIVISTA DI RICERCA LETTERARIA
 

Carte nel vento n.44

Tra Nadia Agustoni e Luca Vaglio sono compresi trentacinque poeti e prosatori di qualità, che si aggiungono idealmente a quanti sono stati presentati nei numeri scorsi e a quelli che usciranno nel prossimo numero che concluderà l’esperienza del “Montano” 2018. Differenti percorsi di ricerca si intrecciano in “Carte nel vento” 44, testimoniando allo stesso tempo la vitalità della poesia italiana contemporanea e l’impossibilità di una mappatura esaustiva: gli autori qui presenti rappresentano solo una validissima parte di quanto si produce oggi in Italia.

Tutte le note che accompagnano i testi proposti sono state realizzate dalla redazione di “Anterem”, a conferma dell’incessante lavoro che gravita attorno a questo Premio. Sono lieto di annunciare che dal prossimo anno la cura di “Carte nel vento” diventerà collettiva: sarà prodotto dall’intera redazione di “Anterem”, che coincide con la giuria storica del “Montano”. rt

 

In copertina: Aida M. Zoppetti, “A colpo d’occhio” (2019). Papier collé: stampa con sovrapposizione di materiali

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