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Eventi

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Anterem è un centro per lo studio e la diffusione della letteratura. Promuove conferenze in università italiane e straniere, atte a promuovere poetiche contemporanee, in relazione alla filosofia del linguaggio e all'etica. Anterem organizza altresì rassegne e letture poetiche; mostre d'arte e di scritture; recital di poesie con danza, videoart e musiche originali; collaborazioni con le principali università europee. Partecipa con i suoi poeti e artisti a manifestazioni europee e internazionali. Questi sono gli ultimi eventi che vedono Anterem come protagonista.

La corsa dei fuochi - poesie per musica

Ida Travi

 

26 aprile, ore 21

alla Casa della Poesia
Palazzina Liberty - Largo Marinai d’Italia,1- Milano

 

LA CORSA DEI FUOCHI
POESIE PER LA MUSICA
di Ida Travi

Moretti & Vitali Editore

 

Presenta Vivian Lamarque

Interviene Michelangelo Coviello


 

Questo misterioso libro di versi va contestualizzato nell’ambito del lavoro teorico della poetessa (L’aspetto orale della poesia, 2000), nonché nell’ambito del suo lavoro compositivo (si vedano testi poetici scritti per la musica e messi in scena Il solitario e Il canto del moribondo e del neonato, rispettivamente del 2001 e del 2003). Libro misterioso in quanto pare essere il doppio di un testo non scritto, muto in quanto registrato nello “azzurro” onirico, ma velato al risveglio da quel silenzio che impone la scrittura, o se vogliamo, ispira alla traduzione della scrittura onirica nella lettera della lingua madre.

Sono testi che parlano a chi sa ascoltare la poesia come voce di un sogno (significativo, da questo punto di vista, l’exergo mutuato da Antonin Artaud Si tratta di dare alle parole, più o meno, l’importanza che hanno nei sogni), e allo stesso tempo come voci della tragedia antica.
(Tomaso Kemeny)

Il libro contiene CD con lettura poetica e tre canti.
Voce recitante: Ida Travi.
Voce cantante: Patrizia Simone.
Musica: Andrea Mannucci
(© Edizioni Suvini Zerboni – sugarmusic 2003)

Il 18 aprile la poesia di Ida Travi è stata trasmessa da Fahrenheit – Radio Tre

Nota biografica di Ida Travi, poetessa

Scheda del libro

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Più Libri Più Liberi

V^ Fiera della Piccola e Media Editoria

Roma 7 – 10 dicembre 2006

La casa editrice
Moretti & Vitali

organizza

Sabato 9 dicembre 2006
ore 16,00

Quando il filosofo incontra il poeta

Presentazione della collana
Narrazioni della conoscenza
(Moretti & Vitali)

diretta da
Flavio Ermini

Dialogo con:
Antonio Prete e Susanna Mati

Introduce
Giampiero Moretti

Coordina
Flavio Ermini

La nuova collana Andar per storie. Le narrazioni della conoscenza è nata dalla necessità di narrare per seguire il cammino di conoscenza che conduce all’essenza delle cose, in un’ulteriore esperienza di verità. Infatti, la collana accoglie testi narrativi scritti da non-narratori ossia da filosofi, poeti e scienziati che si cimentano con una dimensione nuova della scrittura.In quest’ottica i primi tre titoli della collana si inseriscono come un punto di vista innovativo del pensiero contemporaneo.

In Il moto apparente del sole Flavio Ermini ricostruisce la storia dell’infelicità umana seguendo il percorso conoscitivo di poeti, narratori e pensatorieattraverso le loro opere si interroga sulla condizione della vita umana, con un linguaggio poetico-narrativo che ne testimonia l’insensatezza.

Il Racconto ulteriore, recentemente pubblicato, è invece un testo in cui dodici autori — Bonnefoy, De Monticelli, Donà, Duque, Gargani, Givone, Lacoue-Labarthe, Nancy, Prete, Sini, Tagliapietra, Vitiello — si affidano al gesto narrativo, affrontando alcune questioni rilevanti del pensiero contemporaneo andando oltre la rassicurante forma saggistica, e aprendosi alla struttura del racconto e all’emozione di una storia. Un’originale interpretazione del pensiero filosofico che si libera da rigidi schemi nel tentativo di afferrare la verità attraverso la narrazione.

In Ninfa in labirinto Susanna Mati, attraverso un excursus in cui si susseguono momenti filosofici e luoghi poetici racconta del carattere inafferrabile della ninfa che si presenta come la mobilissima figura del femminile, come la femminilità in sé, legata all’idea della vita e del movimento.

Per informazioni:

con.testi -Editoria & Comunicazione
Elena Cannarozzi - Ufficio stampa Moretti & Vitali
011 5096036 – stampa.morettievitali@contesti.it

Per contatti in Fiera: +393349972978

Ali del colore

Galleria Scoglio di Quarto

Logo Galleria Scoglio di Quarto

via Ascanio Sforza 3 - Milano
tel. 0258317556 - cell. 3485630381

lunedì 7 maggio 2007 alle ore 18.00
la S. V. è invitata alla presentazione del libro

ALI DEL COLORE

dipinti di Giovanna Fra
narrazione di Flavio Ermini
riflessioni di Silvia Ferrari

Anterem Edizioni

Introdurrà Stefano Soddu
Interverranno Silvia Ferrari e Flavio Ermini

Per saperne di più
 sui dipinti, sui testi, sugli autori:

/ali_del_colore

Anterem e Premio Lorenzo Montano al festival Veronapoesia 2006

Manifesto Veronapoesia 2006Manifesto Veronapoesia 2006

I saperi del testo


Martedì 28 novembre 2006: Sala Montanari ore 18.15

Estetiche dell’Erranza

Dialogo tra Alberto Folin e Massimiliano Finazzer Flory
Lettura di testi poetici sul tema dell’erranza.
Voci recitanti: Carla Totola e Massimo Totola

La poesia è in contatto perenne con la natura umana, nella cui erranza è custodito il segreto del mondo. Folin e Finazzer Flory pongono la questione: come può nell’erranza avvenire l’intervento decisivo del poeta, tanto da rendere possibile sia il pensare della filosofia sia il sentire e l’immaginare della poesia?


Mercoledì 29 novembre 2006: Sala Montanari ore 18.15

Storia dell’Infelicità

Dialogo tra Giampiero Moretti e Flavio Ermini

Lettura di testi narrativi di Flavio Ermini.
Voci recitanti: Jana Balkan e Isabella Caserta

Moretti ed Ermini si interrogano sulla condizione della vita umana, giungendo a ricostruire la storia dell’infelicità e a testimoniare come la dimensione dell’essere nel mondo sia costituita dal dolore dell’esistere. In questo percorso conoscitivo, nel loro dialogo richiamano poeti, narratori e pensatori la cui parola in proposito appare decisiva.


Giovedì 30 novembre 2006: Sala Montanari ore 21.00

Elementi della Percezione

Quattro filosofi dell’Università Statale di Milano – Matteo Bonazzi, Federico Leoni, Carlo Sini, Matteo Vegetti – si confrontano sul tema della percezione

La percezione della realtà è una questione centrale per la conoscenza poetica. Ne discutono quattro filosofi sotto il profilo del tempo, della parola e della memoria. Il fine? Quello di mettersi in contatto per un momento con l’essenza delle cose e, forse, con la verità.


Venerdì 1 dicembre 2006: Sala Montanari ore 21,00

Percorsi del suono  - Concerto di musica elettroacustica, con video e poesia

Concerto a cura del Conservatorio di Musica di Trento “F.A. Bonporti”, sezione di Riva del Garda
Musiche di: Carlo Benzi, Massimo Biasioni, Andrea Cera, Fabio Cifariello Ciardi, Cosimo Colazzo, Roberto Doati, Emilio Galante, Mauro Graziani, Massimo Priori, Riccardo Sinigaglia, Javier Torres Maldonado, Marco Russo
Poesie e prose poetiche di: Walter Benjamin, Flavio Ermini, Ottavio Fatica, Marinella Galletti, Vicente Huidobro, Tomaso Kemeny, Eugenio Montale, Antonio Prete, Maria Pia Quintavalla, Ranieri Teti, Simone Zafferani, Andrea Zanzotto
Esecutori: Ivano Ascari tromba, Emilio Galante flauto, Alberto Jona voce, Marco Pangrazzi sassofono

Il concerto approfondisce le relazioni tra suono, parola e immagine nelle forme della multimedialità. I testi poetici rappresentano l’inizio di una riflessione su più livelli artistici: suoni elettroacustici, suoni prodotti da strumenti acustici, videoproiezioni, narrazione. Molteplici visioni che ogni compositore sviluppa nel proprio mondo creativo e con il desiderio di comunicare le sensazioni che il testo poetico ha suggerito e ispirato.


Sabato 2 dicembre 2006: Sala Montanari ore 18.15

Luoghi del senso

Recital di Maria Angela Bedini, Giulia Niccolai, Camillo Pennati, Michele Ranchetti, Antonio Rossi, Roberto Rossi Precerutti, Enrica Salvaneschi

Incontro con sette poeti tra i più significativi della poesia italiana contemporanea, vincitori negli ultimi anni del Premio Lorenzo Montano. Tra pensiero e stile, un itinerario attraverso le poetiche più cruciali in atto all’inizio del nuovo secolo.


Domenica 3 dicembre 2006: Società Letteraria di Verona

Evento conclusivo del festival “Veronapoesia”
organizzato dal Premio Lorenzo Montano

10.30-12.30, 15.00-17, 20.30-22.30

Francesco Bellomi
99 variazioni del desiderio
per pianoforte, clarinetto, percussioni
Francesco Bellomi pianoforte, Marco Dal Bon percussioni, Matteo Prevedelli clarinetto

Conduzione dell’evento: Flavio Ermini e Ranieri Teti
Durante l’esecuzione verrà proiettato “L’age d’or” di Luis Bunuel

Azioni teatrali
Jana Balkan e Isabella Caserta da Roland Barthes “Frammenti di un discorso amoroso”
Carla Totola e Massimo Totola da Yves Bonnefoy “ Più veloce, più lontano, ancora”
testo tratto da “Anterem 61”
Quadri di danza, Maria Giuliana Gardoni

Programma

Ore 10.30
La mancanza d’essere, letture poetiche di Giovanni Ariola, Gianfranco Coci, Marcella Corsi, Ariele D’Ambrosio, Stefano Ferrari, Michele Fianco, Miro Gabriele, Oronzo Liuzzi, Eugenio Lucrezi, Stefania Negro, Salvo Nugara, Lina Salvi, Renato Tonozzi, Eros Trevisan, Cesare Vergati

Ore 12.00
Balkan & Caserta in “Frammenti di un discorso amoroso”

Ore 15.00
La perdita e l’indicibile, letture poetiche di Patrizia Bianchi, Dome Bulfaro, Paola Cattaneo, Adriano De Luna, Antonella Doria, Giusi Drago, Giancarlo Fascendini, Adelio Fusé, Fabia Ghenzovich, Francesca Giraudi, Maria Grazia Martina, Alberto Nocerino, Andrea Rompianesi, Stefano Rossini, Massimo Sannelli

Ore 16.30
I piaceri del testo, letture poetiche di Giorgio Bonacini, Davide Campi, Mara Cini, Flavio Ermini, Marco Furia, Rosa Pierno, Ranieri Teti

Ore 20.30
La forma dell’attesa, letture poetiche di Domenico Cipriano, Tiziana Colusso, Federico Condello, Elena Corsino, Dino De Mitri, Sonia Gentili, Lino Giarrusso, Anna Laura Longo, Eros Olivotto, Paolo Polvani, Laura Puglia, Jacopo Ricciardi, Luigia Sorrentino, Pietro Spataro, Ezio Zanin

Ore 22.00
Totola & Totola in “Più veloce, più lontano, ancora” , Gardoni quadri di danza

L’intreccio di voci, suoni, immagini, durante un’intera giornata che fonde poesia, musica, video, azioni teatrali, filosofia e danza intorno al tema del desiderio, visto principalmente dallo stato d’animo che esprime la mancanza della cosa cui tendiamo.

Archivio Tommasoli

Domenica 26 novembre 2006: Sala Montanari ore 17,45

Omaggio a Lalla Romano. “Follia e santità della bellezza: forse questa è la chiave”
a cura di Paola Azzolini e Sirio Tommasoli.
Commento musicale di Luca Richelli.

Incontro con la poesia di Lalla Romano, di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita, in una conversazione con Antonio Ria.
Una proiezione di ritratti realizzati in quindici anni di vita in comune accompagna le letture da "Diario ultimo", poche parole essenziali e frammenti di pensieri annotati su grandi fogli bianchi. Alcuni di questi manoscritti "scritti da cieca" sono esposti in un’installazione visiva e sonora, che propone l’ascolto della voce dell’autrice nella suggestione dell'antica biblioteca della Letteraria.

Domenica 26 novembre 2006: Sala Montanari ore 19,30

Antropologia della bellezza: Composizioni
Vernissage della mostra fotografica di Antonio Ria
(Società Letteraria, sala Montanari 26/11–3/12/06)

In questo lavoro Antonio Ria, antropologo e fotografo, sviluppa un particolare tema della bellezza.
Si tratta di una ricerca estetica sulle case di legno (timber-framed houses) del West Midlands inglese che per lo più appartenevano al ceto contadino e operaio. Il punto di vista di questo lavoro, afferma l’autore, è l’approccio estetico, di bellezza pura. “Per questo ho cercato di mettere in evidenza le forme, le linee, l’equilibrio fra il bianco e il nero. La ricerca dei particolari ha portato alla scoperta di forme e linee che compongono un disegno autonomo rispetto all’nsieme della costruzione. Si scopre così un’estetica nascosta nella casualità e nella necessità di queste case … Resta il problema se l’esigenza estetica esisteva già o se è stata inventata dall’occhio del fotografo, dalle sue scelte, dalle sue inquadrature. Io penso che in questo caso ‘inventare’ si debba intendere nell’accezione etimologica latina di invenire, cioè cercare quello che c’è già.”

Lunedì 27 novembre 2006: Sala Montanari ore 18,15

Antropologia della bellezza
conversazione di Sirio Tommasoli con Gio Ferri, poeta, critico e artista visivo, e Antonio Ria, antropologo e fotografo

Il tema della bellezza, da sempre centrale nelle arti e nella filosofia come nella vita, viene svolto attraverso la lettura e l'analisi di alcuni archetipi ricondotti a elementi attuali dell'arte e dell'estetica del quotidiano.

Arte moderna come tradizione?

Versione stampabilePDF version52° Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia

Pensa con i sensi senti con la mente

Il Secolo XX ci aveva abituati bene! Partito dal Cubismo, dal Futurismo e poco dopo dal Dada quel secolo non finiva di coinvolgerci in inaspettate avventure: tanto è vero che la novità e l’originalità (sempre rivoluzionarie e trasformatrici) divennero per l’arte (come per la poesia e la musica) un valore assoluto, e quasi inderogabile per il giudizio critico, persino oltre il giudizio di qualità. A partire dal 2000, e  forse anche  prima, la convinzione che “ormai sia stato detto già tutto” ha cominciato a privare il fruitore dell’affascinate (e folle)  piacere di una metamorfosi da considerarsi (biologicamente) perpetua. Da più di una decina d’anni perciò le Biennali veneziane (ma ciò vale anche per altre grandi esposizioni, per esempio Kassel), sono sommerse da un eclettismo quasi ossessivo: ma perso il valore della novità, questa non è poi una valenza disprezzabile, se si tien conto del confuso (nei casi migliori con-fuso) contesto globalizzante nel quale viviamo. Il dinamismo del segno è stato travolto dal dinamismo della vita. Forse questo momento, paradossalmente di conservazione almeno nel campo dell’arte, riferibile a quella che potremmo chiamare la tradizione del Novecento, ci obbliga a districarci nel labirinto asistematico delle idee e dei segni ritornando all’antica misura della qualità di ogni singolo artista.

Robert Storr, critico e organizzatore famoso, direttore di questa 52° Biennale, cosciente del coinvolgimento di ogni progetto creativo nella globalizzata e multietnica realtà del mondo presente, ha voluto dare largo spazio all’arte africana e asiatica (Cina e India in particolare). Questa scelta, oggi indubbiamente doverosa, ha tuttavia sacrificato, o emarginato, alcuni progetti segnici più strettamente formali e poetici. I paesi, in numerosa quantità presenti, secondo il criterio adottato da Storr sono, in gran parte, tragicamente tormentati da vicende sociali e belliche che sembrano lontane da un’arte che venga dall’intimo e primigenio senso (nel senso di sensuale) dell’origine e della essenzialità. Vale a dire che una forte necessità ideologica (per altro pure assai confusa) sollecita ricerche piuttosto sociologiche se non addirittura politiche. Cosicché l’arte passa dalla visione del profondo, alla accettazione della superficalità della comunicazione, sovente retorica e talvolta mistificante. L’operazione artistico-poetica rischia di ridursi a manifesto, a bandiera, mimando infine proprio la metodologia che dovrebbe avversare: il dominio dei media.

Prova di ciò, per esempio, è la scultura concettuale dell’argentino León Ferrari, dal titolo “La civilización occidental y cristiana”: cristo è crocefisso alla croce di un jet carico di missili. E’ vittima, oppure diviene simbolo asservito a una violenza – il continente afro-americano vive da secoli questa tragica dismisura - che “non può non dirsi anche cristiana”? Numerosissime sono le opere (su tela, su pannelli, in scultura, in installazioni e video-tape) che seguono questa strada, ovviamente legittima a livello etico e sociologico: Paolo Canevari (italiano, uno dei pochi italiani presenti) con il suo filmato di un ragazzo che fra le macerie gioca al calcio con un teschio umano; Nedko Solakow (bulgaro) che espone un campionario di armi da combattimento; Kara Walker (statunitense) racconta con ombre cinesi la storia di una violenza su di un bambino; Tomer Ganihar (israeliano) rappresenta la feroce e scientifica tortura di manichini antropomorfi; Emily Prince (statunitense) con foto e schedari, con nome cognome età origine, ‘informa’ su una immensa parete della tragedia dei giovani americani uccisi in Iraq; e così via.

Non mancano comunque opere più meditate e affidate ad ambiguità segniche pregnanti, pittoriche e concettuali. Adel Abdessemed (algerina) ripete più volte lungo i padiglioni dell’Arsenale la scritta al neon blu “Exil”: suggerisce con un mezzo semplicissimo la tragica condizione di molti popoli, e di molti individui. Svetlana Ostapovici (della Repubblica di Moldova) con l’installazione “Identificazione” fa uscire una maschera, che via via diventa un volto, da un muro infuocato.

 Svetlana Ostapovici (della Repubblica di Moldova) con l’installazione “Identificazione” fa uscire una maschera, che via via diventa un volto, da un muro infuocato.

Svetlana Ostapovici, Identificazione, 2007. Mosaico pittorico, particolare.


Nalini Malani (pakistana) dipinge metamorfosi favolistiche fra mito e dramma… Ma qui ci si deve fermare… Vanno comunque citati alcuni maestri della generazione degli anni ’30: Gerhard Richter (tedesco) con i suoi musicali pannelli a olio dedicati a John Cage; Herbert Brandl (austriaco) con i suoi enormi pannelli dai dinamici, gestuali, impasti colorifici. Per questa strada (nostalgica?) si reincontra affascinati Emilio Vedova, al quale la Biennale, e famosi artisti, dedicano grandi spazi (fuori sede, all’Isola di Sant’Erasmo).

Gerhard Richter (tedesco) con i suoi musicali pannelli a olio dedicati a Cage

Gerhard Richter, Cage (6), 2006. Olio su tela, particolare.

Dopo anni di assenza assurda e ingiustificata torna il Padiglione Italiano. Anche qui nessuna novità, Due artisti. Giuseppe Penone, scultore, ormai un ‘maestro’ dell’arte povera del secondo Novecento: oltre quarant’anni di coerente ricerca sulle piante, il bosco, il ruscello, nella fluenza della linfa, nel calco della materia naturale. Il più giovane Francesco Vezzoli, invece, cede sì alla maniera, ma non a una sua esclusiva maniera: riprende – espressività rivisitata ormai da decenni – l’accumulo ripetitivo di immagini in movimento ossessivo, di frastuoni, il tutto (ovviamente) simbolico della nostra globalizzata perdita di identità individuale.

Naturalmente non è tutto qui. C’è molto d’altro. Va invece segnalato per la sua lapalissiana banalità il titolo dato a questa 52° edizione: Pensa con i sensi / senti con la mente. D’accordo per lo sguardo alla tradizione, ma l’ingenuità di questo obsoleto riferimento psicologico-sensitivo poteva esserci risparmiato!

Gio Ferri

Gio Ferri è poeta, poeta visivo, grafico, critico d’arte e letteratura. Fondatore nel 1983 e condirettore, con Gilberto Finzi e Giuliano Gramigna, della rivista “Testuale, critica della poesia contemporanea”. Fra le sue opere poetiche più recenti, per Anterem Edizioni, il primo e il secondo libro de L’assassinio del poeta.

Biennale Anterem di Poesia: Sabato 20 ottobre 2007 - Poesia contemporanea

Nell’ambito della Biennale Anterem di Poesia in pieno svolgimento, sabato 20 pv si terrà a Verona una giornata interamente dedicata alla poesia contemporanea: letture, interventi critici svolti “in diretta” sui testi, approfondimenti teorici, conversazione con il pubblico.

Offrirà uno sguardo completo sulla poesia oggi: gli approfondimenti teorici e gli interventi critici saranno opera di redattori e direttori di riviste cartacee e on-line, esponenti di case editrici, saggisti, curatori di blog poetici; le letture saranno a cura dei poeti selezionati dalla 21^ edizione del Premio Lorenzo Montano.

Convegno: I Nomi Di Jung

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Sabato 1° Marzo 2008, ore 9.00 - 17.00

l'Associazione Convergenze organizza il convegno

I Nomi Di Jung

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Ombra, Anima, Trasformazione, Sincronicità, Grande Madre
,
Centro Medico Culturale "G. Marani", Aula Incontri
Via C. De Lellis, 1 - Verona.

Verranno affrontati i temi principali della psicologia analitica, che hanno anche dato corpo ai volumi della collana:
 I quaderni di Convergenze, curati da Stefano Baratta e Flavio Ermini (Moretti&Vitali Editore).

Carl Gustav Jung

Parteciperanno:

Stefano Baratta
psichiatra psicoterapeuta. Presidente di Convergenze.
Lorenzo Brutti
psicologo e antropologo. Centre National de la Recherche de Marseille.
François Bruzzo
autore e regista teatrale. IULM di Feltre.
Flavio Ermini
poeta e saggista. Direttore di Anterem.
Giovanni Gocci
psicologo analitico. Università di Siena. Direttore SPIAI Bernheim.
Carlo Piazza
psichiatra psicoterapeuta. Vicedirettore SPIAI Bernheim.
Carla Stroppa
psicoterapeuta e psicoanalista. Università di Torino.
Ida Travi
autrice di Opere in versi e in prosa.


Lo scopo del convegno è riassunto in questa domanda: è possibile far riferimento, in psicoanalisi, a un modo di pensare che non sia quello della filosofia, della scienza, della religione, della psicoanalisi ortodossa? E' possibile ritrovare in altri alvei un pensiero che non chiuda, ma dischiuda; che non definisca, ma proponga; che non classifichi, ma amplifichi, un pensiero emotivo. Per rispondere a questa domanda abbiamo coinvolto non solo psichiatri, psicologi e psicoanalisti, ma anche scrittori di prosa e poesia, un regista teatrale e un antropologo. La dicotomia tra apprendimento teorico delle tecniche psicoterapeutiche e una loro reale comprensione – che permetta cioè di metterle in pratica – va sempre di più approfondendosi.

Nel corso di questo incontro presenteremo alcune delle topiche principali della psicologia analitica: Ombra, Anima, Trasformazione, Sincronicità, Grande Madre. Tali temi saranno affrontati non solo da specialisti del settore, ma anche da esperti in comunicazione (registi teatrali, poeti, saggisti, antropologi), al fine di permettere ai partecipanti al convegno di comprendere a fondo, razionalmente ed empaticamente, con testa e corpo, cuore e cervello, i concetti della psicoterapia analitica sopra riportati.

Associazione Convergenze
via Galvani, 119 - 37138 Verona

Cremona in poesia

Versione stampabilePDF versionEdizione 2007: dal 24 al 27 maggio
Libri in esposizione

"Tavolo della poesia possibile"
Cortile del Museo Civico Ala Ponzone
Via Ugolani Dati, 4 
Sabato 26 maggio, ore 14:00


Incontro con le riviste
Anterem, Semicerchio, Testuale, il Verri, l’Indice

Il tema è l’Ascolto.

Coordina i lavori Flavio Ermini


La figura dell’ascolto è di importanza capitale per ogni rivista di poesia o di riflessione sulla poesia.
Ascolto quale rapporto della rivista con il poeta: quali modalità vengono seguite nella fase della ricerca e della scelta dei testi da pubblicare?
Ascolto quale rapporto della rivista con il lettore: quale tipo di ascolto si attende una rivista da chi la legge? a quale ascolto si predispone il lettore?
Su tali questioni e su altre a esse connesse si confronteranno i rappresentanti delle riviste coinvolte nell’incontro.

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Diotima e la suonatrice di flauto

Versione stampabilePDF versionatto scenico in luogo comune

testo e regia di Ida Travi

Diotima e la suonatrice di flauto

 

“...vengono definite comparse: figure che compaiono e scompaiono attraversando la scena per il tempo di una battuta o un gesto, solo per servire l'azione degli altri. Spesso nel cinema come nella letteratura, sono figure femminili, decorative ma irrilevanti. Una poetessa italiana, Ida Travi, ha pescato o piuttosto ripescato una di queste stelle filanti in uno dei testi fondatori della nostra cultura, il 'Simposio' di Platone. Nel celebre dialogo, ambientato durante una festa, gli amici riuniti-tutti uomini- quando decidono di conversare sul tema dell'amore, allontanano la suonatrice di flauto, che fino a quel momento aveva rallegrato la serata. La flautista scompare nel nulla...”
(Elisabetta Rasy, “Corriere della Sera- Magazine”, 6 marzo 2005; Diotima e la suonatrice di flauto di Ida Travi - La Tartaruga Baldini Castoldi Dalai)


I luoghi della città scelti da Ida Travi per la messa in scena rivelano un modo di intendere il teatro come luogo comune, luogo di tutti: una casa, una lavanderia, una biblioteca, un loggiato, un arcovolo, un angolo di strada sono luoghi comuni, tengono unito antico e contemporaneo, nel loro spazio e nella loro luce naturale. Nel caso di Diotima e la suonatrice di flauto il teatro, oltre che luogo comune, è anche quel luogo dove in sogno si può pronunciare la parola che resuscita i morti. Il copione di Ida Travi si chiude infatti sul titolo “Esodo e resurrezione”.

La regia ha affidato a Marika Goldoni il ruolo della giovanissima protagonista. Isabella Caserta è Diotima, Jana Balkan la nutrice. A comporre il coro sono Anna Benico, Elisa Bertato, Ilaria Favè, Cinzia Gamberoni, Michela Zanetti.
La musica è di Andrea Mannucci.
Produzione Teatro Scientifico-Teatro/Laboratorio

Posti limitati. Si prega di confermare 045/8031321

Diotima e la suonatrice di flauto

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La Casa della Poesia
Palazzina Liberty

Largo Marinai  d’Italia 1
Milano

Giovedì 8 novembre 2007  ore 21

Diotima e la suonatrice di flauto

testo e regia di Ida Travi

Diotima e la suonatrice di flauto
messa in scena di ‘Diotima e la suonatrice di flauto’ – La Tartaruga
Baldini Castoldi Dalai2004

presenta Giancarlo Majorino


“…..vengono definite comparse: figure che compaiono e scompaiono …solo per servire l'azione degli altri…Una poetessa italiana, Ida Travi, ha pescato o piuttosto ripescato una di queste stelle filanti in uno dei testi fondatori della nostra cultura, il Simposio di Platone….
Elisabetta Rasy  Corriere della sera Magazine

Il teatro è quel luogo dove, come in sogno, si può  pronunciare la parola che resuscita i morti. Tra dentro e fuori,  tra drammi e storia, un’intermittenza : conviene  rialzarsi, rientrare.
(Ida Travi)

Marika Goldoni

è la giovanissima suonatrice di flauto, per la prima volta in scena.

Isabella Caserta

è Diotima,

Jana Balkan

è la nutrice.

Anna Benico Elisa Bertato Ilaria Favè Cinzia Gamberoni, Michela Zanetti

formano il coro.

La musica è di Andrea Mannucci

Produzione
Teatro Scientifico-Teatro Laboratorio
in collaborazione con Poetica

Effetti collaterali

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Controindicazioni d’Arte
percorso espositivo & performance

a cura di
Art&FortE
Effetti collaterali
in collaborazione con
LIBRERIA MONDADORI
XX.9.12 FABRIKA

5 - 20 GIUGNO 2007

presso
SPAZIOEVENTI MONDADORI
SAN MARCO 1345 - VENEZIA

inaugurazione 5 giugno 2007 ore 19.00

introduzione critica Valentina Meli

ARTISTI PARTECIPANTI
Grazyna Borowik / Paolo Guglielmo Conti / Emanuele Convento /
Dada Ensamble / Adolfina De Stefani / Guglielmo Di Mauro /
Andrzej Dudek-Durer / Michele Favaro / Fosco (Sileoni) /
Nicola Frangione / Alberto Gallingani / Gian Paolo Lucato /
Antonello Mantovani / Valentina Meli /
Emilio e Franca Morandi / Gruppo ON OFF / Gruppo Open /
Maria Grazia Oppo / Andrea Penzo /
Giancarlo e Rossella Pucci / Sabina Romanin / Roberto Rossini /
Fulgor Silvi / Isra Tansini / Sirio Tommasoli /
Piero Viti / Tilen Zbona / Gaia Zebellin /

SERATE EVENTO

martedì 5 giugno
venerdì 8 giugno
sabato 16 giugno
mercoledì 20 giugno
Ore 19.00
Light Waves

Il moto è segnale e sintomo di vita. È lo stato delle cose animate, il limite che distingue l’essere dal non essere.


L’essere è partecipe del moto in quanto lo percepisce dentro e fuori da sé.


L’atto del percepire è il primo incontro con l’altro, che l’essere riconduce a se stesso e attraverso sé lo definisce, per poi rincontrarsi.


Così inizia il cammino della conoscenza che si fonda sul movimento lieve di un respiro.


Ogni mattina, quando mi sveglio, cerco nella luce del giorno le tracce del respiro del mondo: forme, colori, suoni, rumori che danno continuità alle visioni della notte.
Sirio Tommasoli (biobibliografia)
Light waves: videoart

Eventi

Logo Libreria Rizzoli Galleria
Giovedì 12 luglio ore 18.00
Terrazzo Libreria Rizzoli – Milano

Galleria Vittorio Emanuele II

Presentazione della rivista di ricerca letteraria “Anterem”

Una rivista che coniuga la letteratura e la filosofia
e che da diversi anni eccelle in Italia
per aver dedicato le sue pubblicazioni
alla teoria della parola.

Intervengono:
Flavio Ermini, direttore della rivista “Anterem”
Massimiliano Finazzer Flory, editorialista e saggista
Alberto Folin, critico letterario

Letture teatrali da Osip Mandel’stam e Ida Travi: Alessandro Quasimodo

Ingresso libero fino ad esaurimento posti. Tel. +393490908883

A conclusione seguirà un cocktail per i partecipanti.

In caso di maltempo l’incontro si svolgerà all’interno della Libreria Rizzoli

Fiera del Libro di Torino

Versione stampabilePDF versionlogo della Fiera del libro di Torino


ANTEREM EDIZIONI
è presente alla Fiera del Libro di Torino
dal 10 al 14 maggio nello stand della Regione del Veneto
con le sue collane di poesia, d’arte e saggistica.


La  ventesima edizione della Fiera del Libro di Torino (link esterno) ha per tema conduttore i “confini”. Il confine è ciò che segna un limite e dunque separa, ma insieme unisce, mette in relazione. Un concetto che la Fiera intende declinare nella sua accezione di apertura e di scambio apprestando alcuni grandi filoni. Tra questi filoni, uno è dedicato all’incontro tra poesia e filosofia, tema affrontato in modo particolare dalla rivista di ricerca letteraria “Anterem”, presente con le sue collane editoriali alla Fiera del Libro nello Stand della Regione Veneto.

Le collane presentate sono:
  • Limina – Collezione di scritture
  • La ricerca letteraria – Collezione del Premio di Poesia Lorenzo Montano
  • Itinera – Biblioteca Anterem
  • Pensare la letteratura – Collezione di saggi

Maria Corti in una foto di Giulia
Maria Corti in una foto di Giulia Adami
www.giuliaadami.com/ritratto_della_voce.htm

Notizie sul percorso editoriale di “Anterem” si trovano sul nostro sito.

Grace is gone di John Cusack

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ANTEREM

invita i propri lettori
a visitare il sito del
Circolo del Cinema di Verona

www.circolodelcinema.it

Grace is gone di John Cusack

Il Circolo del Cinema di Verona si è costituito nel 1947, per iniziativa del prof. Pietro Barzisa e di un gruppo di amici appassionati della settima arte ed è uno dei pochi sopravvissuti alle vicissitudini, sia organizzative sia economiche, che portarono alla scomparsa di quasi tutti i gloriosi Circoli del Cinema laici nati subito dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Rimasto sempre fedele alla sua funzione originaria di far conoscere e apprezzare il buon cinema al di là delle mode e delle censure ideologiche, il Circolo del Cinema veronese ha rappresentato un costante punto di riferimento e di stimolo culturale non solo sulla scena cittadina, ma anche sul piano nazionale. Il contributo dato all’affermazione della cultura cinematografica dal Circolo del Cinema di Verona è entrato da tempo nei libri di storia del cinema. In oltre sessant’anni di ininterrotta attività, il Circolo ha offerto ai propri associati (veronesi e non) un’ampia gamma di proposte, per un’idea di cinema che non sia solo divertimento ma anche occasione di riflessione, di nuove esperienze cinematografiche e di approccio ad altre culture.

IIa Fiera dell'Editoria di Poesia

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Sabato 21 e Domenica 22 giugno 2008

Pozzolo Formigaro (AL)

Anterem è presente alla

II Fiera dell'Editoria di Poesia

organizzata da "La Clessidra"

Pozzolo Formigaro, fiera dell'Editoria di Poesia

La rivista "Anterem" partecipa alla II Fiera dell'Editoria di Poesia organizzata da "La Clessidra" esponendo nel proprio stand gli ultimi numeri pubblicati e alcuni tra i più significativi volumi delle sue collezioni editoriali, compresi i prestigiosi libri pubblicati nelle ultime edizioni del Premio di Poesia Lorenzo Montano.

"Anterem" parteciperà con Giorgio Bonacini, Flavio Ermini, Marco Furia e Ranieri Teti alle letture di poesia oltre che al "Dialogo tra riviste" curato da Gabriela Fantato.

Informazioni dettagliate sull'organizzazione e sul programma (che prevede tavole rotonde, incontri, letture, spettacoli) si trovano al sito www.laclessidraweb.com

La bellezza, un luogo dell’anima

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“Che fortuna avere un così bel pretesto per parlare e conversare, e convenire sul fatto che l’esperienza della bellezza è universale e che l’impulso a cercarla, senza cedere alla fatica, ci permette di trovare una via che è la nostra via…e che può diventare la nostra vita”. Queste parole, scaturite dallo scambio con Yves Bonnefoy, rassicuranti eppure indicanti una condizione di rara, provvisoria e sempre precaria convergenza, condensano simbolicamente la grande questione da cui trae spunto l’incontro-dibattitto organizzato intorno a questo tema tanto caro e inafferrabile qual è quello della Bellezza, così come può essere colta, espressa e dare testimonianza della nostra domanda interiore attraverso due delle forme espressive più diffuse inventate e continuamente rivisitate dall'uomo: La Scrittura Poetica e il Segno Pittorico.

A partire dal Volume Il Grande Spazio di Yves Bonnefoy, ed. Moretti e Vitali, ci si chiede come la bellezza sia davvero un’esperienza condivisibile e, se sì, in che modo, e in quale misura il linguaggio pittorico e la scrittura poetica riescano a coglierne, almeno in parte, l’essenza e a trasmetterci quella sensazione di poter attingere ad una parte di assoluto, attraverso la forma.

L’evento, organizzato dal Laboratorio di lettura e scrittura poetica di Artemis in collaborazione con l’Alliance Française de Vicenza, e con il supporto della Libreria Mondadori Quarto Potere di Vicenza, avrà luogo presso la suggestiva Sala della Libreria Mondadori, in Piazza delle Erbe 9/A, Venerdì 29 Maggio 2009 alle ore 18.30. L’incontro, aperto al pubblico, intende aprire un dibattito rivolto a quanti si dedicano specificamente all’arte e sensibile di fruire della testimonianza e dell’apporto di tutti, consapevoli che introdurci in tali argomenti con una guida d’eccezione come Bonnefoy significa fare l’esperienza dell’arte non come turisti né come critici d’arte, ma come persone innamorate della bellezza.

Intervengono:

Flavio Ermini : poeta, saggista, direttore della Rivista di Ricerca Letteraria ANTEREM
Stefano Guglielmin : poeta, saggista, insegnante
Francesca Ruth Brandes: critica e curatrice d’arte, poeta
Lettura dei testi a cura di Jean de Jaegher
Coordina Ivana Cenci: traduttrice, responsabile del Laboratorio di Lettura e Scrittura Poetica di Artemis

 

La Corsa dei Fuochi - Evento teatrale

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Col sostegno del COMUNE DI VERONA
COMMISSIONE CULTURA
1° Circoscrizione Centro STORICO


MARTEDI 26 febbraio alle ore 21

AL TEATRO CAMPLOY
Via CANTARANE 32, Verona

debutta

LA CORSA DEI FUOCHI

opera senza cornice
poesia e regia di IDA TRAVI

Copertina del libro La Corsa dei Fuochi di Ida Travi

In scena DARIA ANFELLI e GIULIANA URCIOLI

danno voce e corpo a un’opera di

TEATROPOESIA
(dalla raccolta La corsa dei fuochi - Moretti&Vitali 2007
ora distribuito in cofanetto con L’aspetto orale della poesia.)

La corsa dei fuochi

opera senza cornice

poesia e regia Ida Travi
voce e azione scenica Daria Anfelli
coreografia e danza Giuliana Urciuoli
voce cantante Patrizia Simone
musica originale Andrea Mannucci
disegno luci Vittoria Coccia

Si replica MERCOLEDI 27 FEBBRAIO, ore 21

Ingresso Euro 6,00

‘Da sempre Ida Travi canta solitudine ed esilio quali avamposti dell’umano, del terrestre sostare tardomoderno fra le rovine dell’occidente, terra del tramonto. Un canto che, in questo libro, prende l’avvio dai fuochi in festa per il ritorno dell’Agamennone eschileo, un ritorno carico di sventura, come sappiamo, tanto da leggersi emblematicamente come se la nascita della civiltà mediterranea fosse, da subito, attraversata dalla morte, dalla caduta. Il recinto della polis, infatti, pare raccontarci La corsa dei fuochi, è slabbrato sin dall’inizio, e così l’unità, il centro, il senso duraturo. Rimane «la padrona della casa», quella Clitemnestra madre vendicatrice, la cui autorità «supera ogni legge scritta»; rimane la notte senza dei cantata da Hölderlin e Novalis; e rimane la voce-penelope immobile a vedetta sulla terra di nessuno, in quello spazio non più città e non ancora selva, che aduna le anime e le ombre dei paraggi, invitandole all’amorevole corrispondenza: «Come canta, come canta la voce nella sera, la donna in mezzo / al campo, e chiama, chiama».’

(Stefano Guglielmin - da L’indice dei Libri, maggio 2007)
www.poetica-uqbar.blogspot.com

Da L’ARENA 2 marzo 2008 /Spettacoli

LA CORSA DEI FUOCHI – opera senza cornice
poesia e regia di Ida Travi

voce e azione scenica Daria Anfelli - coreografia e danza Giuliana Urciuoli
musica originale Andrea Mannucci - voce cantante Patrizia Simone
disegno luci Vittoria Coccia

(da La corsa dei fuochi Moretti&Vitali 200)7

Teatro Camploy 26 e 27 febbraio 2008

Una ‘Corsa’ ricca di poesia e tutta al femminile
Simone Azzoni

Operazione difficile il teatro poesia: è la spazializzazione della parola lirica, la carnalità e la temporalità del presente dei versi. Più facile se è il “femminile” a costruire le sponde entro le quali la narrazione si fonde alla poesia; il femminile che rimbalza dalla platea al palco del Camploy per sostenere LA CORSA DEI FUOCHI scritto e diretto da Ida Travi. La sua poesia dell’ascolto, dell’oralità, dell’evocazione si fa apertura ad altri linguaggi nelle coreografie di Giuliana Urciuoli e nella voce di Daria Anfelli. E’ respiro ampio la loro unità costruita su una sottile, impalpabile struttura che dice della fragilità dell’anima e delle sue vibrazioni.

La parola della Travi che soffia il rapporto tra uomo e natura, le lacerazioni della solitudine, i microcosmi del gesto quotidiano si raffina ulteriormente nei paesaggi disegnati dal corpo e dalla parola.

Le calibratissime Anfelli e Urciuoli diventano il doppio, il testo non scritto, la sottolineatura visibile del silenzio pieno che irrompe negli spazi lasciati dal testo. E’ comunicazione degli spazi bianchi, comunicazione del doppio e delle rifrazioni tra il buio e il colore delle luci disegnate da Vittoria Coccia.

Proposta elegante sostenuta dalla musica ‘einaudiana’ di Andrea Mannucci, La corsa dei fuochi occupa lo spazio intermedio

lasciato libero dal sogno e dal tempo.

Usa l’immobilità, le dilatazioni, la spezzettatura del gesto e la sua ricomposizione, usa il sussurro ampio che cerca rigore, centro, unità e senso nelle terre di nessuno, nelle terre abbandonate dalla logica consequenziale e causale. Usa l’assenza e la fuga, l’imprecisione e la diagonale, la circolarità.

E’ un lavoro che si prende sul serio, da proteggere nelle pieghe del femminile e che segna finalmente una possibilità nuova a tanto teatro di poesia fatto tristemente al leggio.

(Simone Azzoni)

La sincope resta aperta, di Jean-Luc Nancy

Versione stampabilePDF versionUn omaggio a Philippe Lacoue-Labarthe, pubblicato nel giorno del suo funerale da “Libération”, venerdì 2 febbraio 2007.

Jean-Luc Nancy             Philippe Lacoue-Labarthe
       Jean-Luc Nancy              Philippe Lacoue-Labarthe

 A te, Philippe, per salutarti. Per dirti un addio che non ti promette alcun Dio, poiché sei partito verso il nulla o verso te stesso, a meno che tu non ti sia finalmente voltato, girato verso di noi, forzatamente distolto dalle lontananze verso le quali non vai perché non esistono. A te che sei entrato nell’unica presenza per te dotata di stabilità, nella sosta o sulla stele dove decifrerai l’immobilità pericolosa di ciò che si pretende identificato: la figura cerchiata, eretta. Entrare nell’inammissibile, dicevi, di questa stanza: essendo raggelato, nient’altro che sottratto all’infinito d’essere. Entrato in questo rivoltante non luogo d’essere.


A te che sei passato sull’altra scena per giocarvi, rovesciato, lo stesso ruolo: l’impossibile conformità all’eroe di se stesso, a questo eroe che ciascuno di noi dovrebbe accogliere in sé, come sé, al posto di sé, accogliendo così l’impossibile.

A te che hai compiuto l’unica rivoluzione ancora possibile al tuo desiderio di anarchia sovrana: quella dei tuoi occhi rivolti all’indietro, che non vedono più e lasciano scorrere le lacrime. A te che hai mantenuto l’impegno, l’unico, al quale ti destinava una forza oscura: quello di ritirare la tua immagine nella tua ombra.

A te che volevi vedere l’Aperto, secondo le parole di Hoelderlin, e per questo avevi bisogno di reinventare. A te che non vedevi altro che chiusure e barriere, limiti intollerabili, mondo finito.

A te che volevi parlare con massime e parole, non con termini né propositi. Parole lanciate, proferite, destinate. Queste parole il cui eroismo è la pronuncia. Tu chiamavi questo ‘coraggio della poesia’. Era ancora una parola del tuo eroe, di questo eroe quasi senza figura né statura e ritirato nella torre della propria follia, colui che si firmava alla fine con il nome danzante di Scardanelli(1). Colui che sapeva l’evidenza del cielo sopra di noi.

La follia, Philippe, tu la guardavi negli occhi. Nei suoi occhi smarriti, guardavi, scrutavi l’approssimarsi dell’altra scena. Tu hai sempre detto che indovinavi nella loro follia (Roussseau, Hoelderlin, Nerval, Nietzsche, Artaud) la sottile simulazione di coloro che tra noi giocano l’altra scena. Era il tuo paradosso di attore: più egli tiene distante il vero, più si avvicina alla verità, l’intrattabile, l’innominabile, la deformata e deformante.

Così creavi il personaggio della tua stessa favola eroica, l’attore che incarnava ciò che non si può rappresentare né incorporare: la parola, in effetti, non quella formata e significante, ma quella formante, l’incantatoria, la balbuziente persino. La poetica, sì, ma senza poesia, senza poiesis: non produttrice di opere poetiche, ma mimetica soltanto dell’inimitabile balbettio infantile.

E’ il bambino che tu desideravi, il bambino che ti sembrava non essere mai stato. Giocavi in effetti, così bene e così assiduamente da aver avuto già da molto tempo l’età dell’autorità e dell’esperienza acquisita. Da sempre avevi già l’età in cui niente può sorprendere.

Ciò mi sorprendeva sempre ogni volta. Non smettevi di spiegare le tue certezze più a monte. Forse pensavi veramente di sapere ciò che si deve sapere. Forse pensavi che giocando questo ruolo dovevi sapere, perché ciò che si deve sapere non è altro che il gioco della verità: poiché essa non esiste, non è nulla di esistente, essa si prende gioco ed è veramente in gioco sottraendosi al cuore e al principio di ogni rappresentazione (di ogni pensiero, di ogni arte).

Non si passa dietro la rappresentazione, tu insistevi ferocemente su questo punto, con violenza persino, indignato che si possa pretendere una presenza altra della morte fredda, innominabile e inaccettabile. E’ la rappresentazione, è il suo gioco che c’insegna che la presenza si allontana sempre più, infinitamente lontano.

Ciò che la tua rivolta permanente accusava, questo grido infastidito, era tutto ciò che crede o pretende di credere nella presenza. La figura, dicevi, quella del potere o quella dell’arte, quella dell’uomo o quella del Dio irrappresentabile. L’identità appurata, accerchiata, identificata. Ciò che tu pensavi, non senza ragione, minacciare non soltanto Heidegger ma in verità ogni pensiero.

Non figurare nulla, non figurarsi nulla. Ascoltavi la musica, quella che apre lontananze e le mantiene lontano, le avvicina a noi soltanto per inasprire la loro distanza irreparabile. E’ così che vedevi l’aperto. L’interruzione, il sospeso, il silenzio, il bianco, il negativo, non tanto in un buco nero ma nel ritmo.

Il ritmo, e di conseguenza la frase. Frase è il tuo titolo, è la tua parola, è il tuo soffio. La frase: non il senso, non lo scopo né l’orientamento, ma la sensibilità dell’erranza. La cesura, la pausa che apre la cadenza, la mano del percussionista alzata lontano dalla cassa chiara, l’archetto improvvisamente trattenuto sulla corda, la possibilità della musica. Vale a dire una piccola rappresentazione che ci tocca.

Un giorno, mi è capitato di usare la parola sincope e anche tu l’amavi. E’ da lì, sicuramente, che noi potremmo toccare il meglio l’uno con l’altro e da lì ci fu data la possibilità di una particolare condivisione di vite e di pensieri. Tra noi, sì, un sospeso, un ricordo di presenza, di numerosi segni e di forti scambi da una riva all’altra, e la traversata sempre necessariamente differita. Ma la differanza, memoria tra noi di questa parola di Jacques (2), la differanza(3) dall’uno all’altro differisce poco, in fin dei conti, dalla differanza in sé.

Oggi la differanza infinita è finita; la cesura si perpetua, la sincope resta aperta. Non è senza bellezza, malgrado tutto, tu lo sai: è anche il tuo sapere più intimo.

Traduzione di Stefania Roncari


(1) Nome con cui Hoelderlin firmava i suoi ultimi poemi.
(2) Il filosofo Jacques Derrida.
(3) Parola forgiata da Derrida: il processo con il quale i concetti differiscono.

Lettura scenica di Ida Travi

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Domenica
4 ottobre 2009
ore 17.30

presso l'Atelier
Di_segnolibero
-arte e cultura-

LETTURA SCENICA
DI IDA TRAVI

[pdf 1.4MB]

testi da
"Neo/Alcesti -
Canto delle quattro mura"
e da
"La corsa dei fuochi"

Moretti&Vitali Editori

LETTURA SCENICA DI IDA TRAVI testi da Neo / Alcesti - Canto delle quattro mura

Lo specchio di Borges

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ANTEREM
invita i suoi lettori

Martedì 18 marzo '08 ore 21.00

spettacolo teatrale

LO SPECCHIO DI BORGES

di e con Massimiliano Finazzer Flory

da un'antologia di testi di Jorge Luis Borges

musiche di Astor Piazzolla

eseguite da Quintetto Neofonia Ensemble:

fisarmonica, Pietro Bentivenga
violino, Arturo Sica
pianoforte, Gianni Mola
vibrafono, Raffaele Ceraudo
contrabbasso, Camillo Chianese

Teatro Nuovo
Piazza Viviani, 10 - VERONA

Lo specchio di Borges, spettacolo teatrale di e con Massimiliano Finazzer Flory, da un'antologia di testi di Jorge Luis Borges

LO SPECCHIO DI BORGES di e con Massimiliano Finazzer Flory

La nostra cultura appare povera di ironia. E di autoironia. Borges ci insegna perché.

Perché stiamo impoverendo la memoria e l'immaginazione anche attraverso   l'omologazione del linguaggio.

Questo spettacolo ci offre una riflessione, con una soluzione: tornare a leggere. E rileggere. Perché gli eroi inconsapevoli del nostro tempo sono i lettori. Quelli che credono ancora al potere dei libri. 

"Lo Specchio di Borges" di e con Massimiliano Finazzer Flory è un progetto non solo teatrale che ha al centro l'incontro tra letteratura e musica, mediate da paradossi filosofici.

In una tournée nazionale nei più importanti teatri e luoghi della cultura italiana, si vuole offrire un evento dedicato ai libri, all'amore per i libri, alla passione per la parola, al tempo eroica ed erotica. Uno spettacolo che è un grande omaggio all'emblema della letteratura del Novecento: Jorge Luis Borges.

"Uno spettacolo al limite del mistero incontra un'arte che fa vibrare le nostre emozioni. Borges ci offre una parola per capire la nostra esistenza: leggere! Perché bisogna dire la verità non sui fatti ma sui sogni", suggerisce Massimiliano Finazzer Flory.

E sarà il tango di Astor Piazzolla, uno dei compositori più celebri al mondo, ad accompagnare il viaggio letterario di Borges, dove si intrecceranno racconti, poesie e brani musicali in 70 minuti di ricerca sul piacere di leggere, in nome e per conto dell'ironia più sfrenata, quasi sensuale. 

La scenografia interagisce attraverso i temi emblematici dello spettacolo: l'immagine del tempo e dello spazio attraverso il libro come strumento stupefacente. Ci saranno, infatti, mille libri a circondare i protagonisti in scena e a costruire effetti di senso.

Tra i testi che verranno messi in scena: l'Aleph, Funes, Ragnarök, la Parabola del Palazzo e

Los Justos (I Giusti) e alcune delle poesie più significative del pensiero di Borges.

Con le musiche di A. Piazzolla eseguite dal Quintetto Neofonia Ensemble, diretto da Gianni Mola, composto da: fisarmonica, violino, pianoforte, vibrafono, contrabbasso, conosciuto per i suoi arrangiamenti di tango sinfonico non soltanto in Italia.

Evento realizzato in collaborazione con

INGRESSO LIBERO

Per informazioni e prenotazioni 3490908883

Love: frammenti visivi di un discorso amoroso

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Love frammenti visivi diun discorso amoroso

A cura di
Paolo Donini e Daniela Del Moro

catalogo con testi di Paolo Donini, Daniela Del Moro, Claudio Composti, Sirio Tommasoli

e con una scrittura di Flavio Ermini

Città di Pavullo nel Frignano Assessorato alle Attività Culturali
Gallerie Civiche di Palazzo Ducale
6 luglio – 14 settembre 2008

La mostra intende realizzare/provocare un’indagine sul tema dell’amore nelle sue varianti iconografiche più rappresentative nell’arte del presente. Il concept fa riferimento a una delle opere filosofiche più belle scritte sul tema dell’amore: Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes (editions du Seuil, Paris, 1977), da cui viene mutuato il sottotitolo: frammenti visivi di un discorso amoroso. Proponiamo ai nostri lettori - oltre alla scrittura che sul catalogo Flavio Ermini dedica a questa tematica - una esemplare galleria di immagini della mostra.

FLAVIO ERMINI

DUE IN UNO

L'interminabile esperienza originaria dell'amore

1.

In principio l'essere umano era l'uno e l'altro. «Noi fummo interi» dice Platone «e il desiderio dell'antica unità così come la sua ricerca ha per nome Eros».

Proprio come ci viene presentato nel Convito, quale daimon nato dall'unione tra Poros e Penía, Eros è mancanza, bisogno, insufficienza e nel medesimo tempo via, passo per accedere a ciò che non si possiede. È forza perpetuamente insoddisfatta e inquieta che occupa «il posto intermedio tra l'uno e l'altro estremo».

Frontiera fisica che tiene fuori di sé l'altro, il corpo si configura come limite di pensabilità dei sensi. È nella sintonia dell'incontro erotico che s'instaura un rapporto in cui il corpo si trasforma in transito dall'uno all'altro.

Promesso a una forma, Eros è custodito «dove i corpi si mischiano», nella zona di confine tra il pensiero razionale che l'essere umano ha nel tempo articolato e la follia che in esso non ha mai cessato di tracciarsi.

In questo esodo è pensabile anche il movimento che porta verso l'altra parte di noi stessi, alla terra incognita da cui un giorno ci siamo allontanati. 
 

2.

Mi scrivi: «La terra che attraversiamo è in parte raccolta negli specchi della nostra casa. Noi siamo questi specchi, che vanno consumandosi nel viaggio intrapreso. Siamo la loro lucentezza e il loro lento offuscamento».

Mi dici: «Siamo gli specchi rivolti alla luce del crepuscolo. Siamo gli artefici di cose che solo nella prossimità della notte si possono vedere.»

Soggiungi: «Occorre volere con ostinazione, altrimenti non è possibile percorrere tutta quella distanza che ci separa da noi stessi». 
 

3.

Le frasi di chi parla d'amore sono spezzate fino al balbettio e rivelano un'agitazione di fondo e una "turbolenza" che portano lontano dalla chiarezza rassicurante del discorso. Un'atmosfera di sospensione le avvolge.

Questo dipenderà dallo stato d'insicurezza in cui naturalmente si colloca la passione amorosa? O dipenderà forse dal fatto che l'amore si costituisce, in ogni suo istante, a partire da un "bisogno" dell'altro oltre che da una condizione soggettiva di "mancanza"?

Orfeo è il simbolo stesso di questa sospensione: vera e propria lacerazione - prima nell'animo e poi nella carne - fra un'insperabile restituzione all'unità e un'incombente perdita. 
 

4.

L'interminabilità del gesto che stiamo compiendo è proporzionale alla razionalità che lo controlla e mi ricorda i versi di Antonia Pozzi: «Belve chiare / guardarono dal folto / a lungo / il tramonto nell'acqua».

Mi dici: «Nella luce del crepuscolo ci sono i relitti prodotti dal giorno e c'è il vortice che ci strappa da terra e non ci restituisce più alla mano del tempo».

Soggiungi: «Quel che è profondo, nella vita come nella scrittura, è chiuso nella lontananza: nell'albale altrove di noi stessi».  
 

5.

L'amore giunge dopo che l'unità è stata spezzata. Unisce ciò che è stato diviso. Cerca di ridare vigore alla perduta beatitudine: tutto ce ne parla, a partire dai corpi.

Ma l'amore va al di là del godimento dei corpi. Come indica Platone, occupa «il posto intermedio» tra l'uno e l'altro estremo. Si fa interprete tra la ragione che l'uomo ha costruito e la follia che ancora lo abita.

Anche la carezza ci parla di questa concezione dell'amore come tensione verso la ricomposizione di quell'uno che eravamo. Ce ne parla anche come esodo incessante e doloroso nella ricerca tormentosa della propria metà.

L'amore opera per ricostituire la forma originaria, facendo «di due uno». Quell'uno indistinto e primordiale dalla cui separazione si sono generati i due. Ecco perché nel Simposio si dice: «Forse è questo che volete: diventare la medesima cosa l'uno con l'altro, in modo che non vi dobbiate lasciare né giorno né notte». 
 

6.

M'incammino su questa terra di confine instabile e smottante. Così come lo è la luce del crepuscolo, in cui riconosco non un semplice declinare della luce, ma il sottrarsi dell'essere dal cerchio della vita, in un viaggio di ritorno a casa.

«Seguimi.»

Se la luce dell'albale altrove che gli specchi segnalano è un cerchio d'inconosciuta purezza, la luce del buio interiore verso cui ci incamminiamo ha una dolcezza dal sapore già noto.  
 

7.

«Seguimi.»

Una carezza traccia le vie che conducono all'originaria pulsione che si gemina in pulsione sessuale e pulsione di morte.

La seconda incide profondamente sulla prima, alterandone il sembiante e il linguaggio.

Grazie alla carezza, a venire in primo piano è l'incontro degli opposti: una duplicità senza opposizione, che pur legando non sopprime i differenti e li lascia essere in pace. Come se l'accadimento avesse in serbo un pensiero che, là dove tutto manca, è ancora un ricordo o già un'attesa. È proprio nell'immagine di questa piega - propriamente una carezza - che il tra dell'amore va pensato. 
 

8.

«Felice è l'umano perché si pone tra luce e tenebre» ricorda Valéry nel Mon Faust. E avvalora l'importanza dell'intrico tra luce e ombra per comprendere il senso di un edificio in cui molti specchi trovano costantemente crescita e sparizione.

L'edificio in cui stiamo per tornare ha uno spessore che si fa sentire con forza. Luce, spazio, scorrimento, contrasto e linearità orizzontale: queste le componenti del reale che accolgo, con l'illusione di toccare i limiti del buio e della notte.

«Non è che una pausa» mi dici. «Ma questa sospensione ci consente di approssimarci all'ombra su cui la verità sorge illuminandosi».

«L'ombra è la condizione necessaria all'acquisizione della verità» precisi. 
 

9.

Scrive Heidegger: «La mano porge e riceve, e non soltanto le cose, porge anche se stessa». Nella carezza, l'intenzione affidata alla mano offre il dono di sé e sfugge a ogni controllo. Ogni carezza, quella spaziatura tra il desiderio e il compimento, diventa un enigma sia per chi la dà sia per chi la riceve. Il senso che abita la mano è sempre compromesso dal senso che scaturisce dal corpo dell'altro. Quel corpo che non si ha mai la sensazione di possedere anche quando lo si avvinghia.

È del vuoto che ci si innamora e non del pieno. Per questo il respiro degli artisti ha sempre a che fare con l'inizialità del dire e sembra rubato al respiro degli amanti. Per questo l'amore mette in gioco l'esposizione all'altro, l'esposizione a qualcosa che intende sottrarsi alle prospettive del senso finale. Per questo, il dire dell'amore diventa discorso sull'amore e insieme una questione ineludibile per il pensiero.

Via di trasformazione e accesso a un nuovo percorso interiore, l'amore conduce a un sapere accessibile a chiunque non pretenda di dominare il pensiero, ma intenda lasciarlo avvenire e pensare. Indica precisamente l'impossibilità di un calcolo e di una padronanza. Accade quando i corpi si parlano e la parola, destinandosi a un altro, impara la disciplina dell'ascolto.

«Seguimi.»

Consentendo l'irriducibile compresenza del due-in-uno, l'amore rivela l'essere umano nel suo statuto di intrinseca e originaria duplicità, nella sua impossibilità di essere soltanto uno.

Il suo senso non è accessibile se non con un pensiero confusivo, capace di mettere assieme gli opposti, tanto da corrispondere al silenzio quando si destina al nome: momento di esperienza, etico, prima che conoscitivo.

L'inexplicable che Poros e Penía dispiegano è già la nostra instabile e provvisoria dimora. Dietro di sé non ha il Verbum divino, ma l'ingens sylva dello stato demonico arcaico. Lo ricorda Gabriella Drudi: «Noi non siamo soli al mondo - e gli animali che ci portiamo dentro possono sempre divorarci o leccarci la mano». 
 

10.

Mi domandi: «Cosa accadrebbe se l'aria ci venisse sottratta e lo spazio si facesse irrespirabile?». Ma, senza attendere risposta, pensando a Celan soggiungi: «Non è forse vero che il respiro diventerebbe rantolo e non basterebbe che per un grido?».

Nel grido che si leva si cristallizza il senso dell'esistenza nel suo punto tragico.

Un attimo: e la verità non si lascia più ingannare dalla ragione.

Una pausa: e il grido copre tutte le armonie e le spezza. 
 

11.

È la carezza che indica la differenza a partire dalla quale presenza e assenza, apparire e scomparire sono pensabili insieme.

Ma nella carezza, l'intenzione affidata alla mano sfugge al controllo. Ogni carezza diventa un enigma sia per chi la dà sia per chi la riceve. Il senso che abita la mano è sempre compromesso dal senso che scaturisce dall'altro. Nel registro confusivo non c'è un principio d'ordine.

Il dire dell'amore affronta frasi intricate, immagini sovrapposte; si muove in direzioni tra loro contrarie, rinuncia alla tranquillità.

La carezza, essendo assolutamente imprevedibile, obbliga a mutare con rapidità qualsiasi disegno strategico.

Ogni rapporto amoroso è soggetto a instaurare un nuovo senso, una diversa temporalità, connessa all'identità dell'altro, attraverso l'altro. Ogni carezza è un sussulto per il pensiero. 
 

12.

Mi scrivi: «La luce e la notte imminente ci abitano se apriamo gli occhi per vedere».

Mi dici: «Siamo gli specchi di una minuziosa osservazione».

L'iterazione del nostro sguardo sulle cose scioglie le cose stesse e poi le ricostruisce su un piano che non è più quello del vissuto amorfo, ma quello del vissuto personale. Il contrasto tra la luce e la notte imminente si sdoppia, per così dire, in quello tra pluralità e unità. È uno sguardo che compone per intensità di presa. E da questo scollamento ha inizio la scrittura e, con essa, una seconda nascita.

Nessuno potrà più impedirci di rispecchiare ciò che giaceva sparso e senza vita nelle zone residuali dell'esistenza.  
 

13.

Chi ama deve essere pronto a saper trasformare i suoi sistemi offensivi o difensivi. Il campo di battaglia è molto insidioso. L'avversario può nascondersi ovunque. Il corpo stesso è un territorio aperto a un'esplorazione mai finita. In questo genere di rapporto senza garanzie, la terminologia è strettamente militaresca. Gli innamorati sono contendenti che passano frequentemente, senza motivazioni ben precisabili, da uno stato di contrasto a un atteggiamento affettuoso. Nessun incontro si svolge con sequenze logiche di azioni che conducano a esiti intuibili.

Grande per esempio è lo sconvolgimento che subisce la presenza quando è sfiorata dalla carezza dell'altro. Quale sarà la reazione? La pace o un nuovo conflitto?

La costruzione amorosa più che innalzarsi si allarga. Le varie parti che la compongono non sono mai collegate ordinatamente tra loro. Per questo nessuna figura può essere ritenuta prima o ultima. 
 

14.

Un bagliore: il tempo di vedere i minimi reperti dell'essere avanzare e dissolversi. E di cogliere nella notte dell'anima il momento in cui il tu dell'interiorità si rende manifesto. La parola deve saper dire non appena scorge il da pensare.  
 

15.

Il da pensare è l'intervallo: quella distanza all'interno della quale si riconosce e si misura tutto ciò che c'è tra gli amanti.

Si profila una metodica del comportamento amoroso. Un'etica affettiva. Il discorso lacerato e privatissimo dell'innamorato chiede di essere tenuto nella giusta considerazione.

Immagini scheggiate ed enunciazioni di tensioni variabili hanno la stessa energia di frasi e composizioni segniche articolate secondo schemi dialettici. Promesse a una forma e ancora nel caos, sono più vicine allo spessore opaco e buio del corpo che alle vertigini dell'estetica.

L'esperienza amorosa è sospesa al corpo di qualcuno che, essendo vissuto come altro, scopre una relazione che stava dentro di noi, in attesa: verso di lui.

Cos'è l'attesa? Risponde Barthes: un dramma divisibile in congettura, ira, angoscia pura. Afferma il pensiero razionale: «Tutto si aggiusta - ma tutto ha una fine». Afferma invece il pensiero amoroso: «Niente si aggiusta - e tuttavia le cose vanno avanti lo stesso».

Chi parla d'amore porta le stimmate di una ferita immedicabile: non possiede ciò che brama. Desidera quel corpo. Vi aspira.

Chi parla d'amore è sempre in bilico tra l'indigenza della mancanza e la ricchezza dell'acquisizione. Risorsa e penuria accompagnano costantemente ogni sua frase. Ma è proprio l'accadimento non iscritto nelle prospettive del senso finale, definitivo, a fare beatitudine.

Sono molte le mosse del combattente solitario sullo scacchiere dei suoi turbamenti amorosi. L'arma principale rimane sempre un frammento visivo, al quale noi tutti possiamo aver volto lo sguardo. Questo combattente agisce di norma in una condizione di smarrimento ed è privato anche di ogni alleanza, come dei benefici dell'armistizio. Nel Liside ci viene ricordato: «Colui che desidera vuole ciò di cui è mancante». Ovvero, «colui che desidera» spera e si consuma in una solitudine spasmodica.

Ce lo svela il Simposio: «Chiunque desidera ciò che non ha a disposizione, desidera ciò che non gli è presente e non ha, e che egli stesso non è, e di che è privo». 
 

16.

Niente in questo edificio è immutabile, ci dicono gli specchi della nostra casa. Tutto è sottoposto alle leggi del divenire. E dunque all'obbligo di affrontare nuove avventure, nuovi progetti. Al fine di cogliere il fondamento dell'essere, che si esplicita come azione perenne dell'uomo verso una vita interiore che non sia pura ripetizione. L'antiluce è il vero cielo della parola: comporta il passaggio di confine tra i sensi e la materia della verità.

Il cammino è quello tracciato da Antonia Pozzi: «E s'erige la notte / ombra mia immensa: / ai ginocchi il gridìo dei campanili, / a ignoti mari / protese le mie braccia nere». 
 

17.

L'ombra è il fondo autentico di ciascuno di noi. E ci costituisce.

Ma solo con l'arte poetica l'"immensa ombra" che ci abita si fa presente alla coscienza, senza rimanerne per questo sopraffatta. E scopre il volto purissimo della morte.

«Conosci te stesso» è scritto. Ovvero, conosci la tua finitezza.

Il tramonto del sole appartiene allo stesso orizzonte metafisico del morire cui appartengono tutti i viventi. Segnala l'altrove del pensiero, il suo esodo permanente. Conduce al termine del soggetto, nell'ombra, verso territori che possono essere intuiti senza poter essere delimitati o percorsi.

Mi scrivi: «La notte comporta il passaggio di confine che ci separa da noi stessi».

Indicandomi il persistere dell'antiluce nella mappa albale del nuovo giorno e forse dei giorni a venire, mi fai osservare: «Occorre volere con ostinazione, altrimenti non è possibile percorrere tutta quella distanza».  
 

18.

... e per fortuna la notte è ancora là, anche se, come annota Saenz, «appare sorprendente che fino a ora la notte non sia stata eliminata dalla faccia della terra; / liquidata e abolita per sempre, in omaggio al progresso dell'umanità».

Contatti
( 0536/29022 - Fax ( 0536/29025
Sito Internet http://www.comune.pavullo-nel-frignano.mo.it
e-mail galleriepalazzoducale@comune.pavullo-nel-frignano.mo

 


A.Demetz

Love: frammenti visivi di un discorso amoroso

C. D'Alvia

G. Manfredini - A. Salardi

LOVE video

R. Leone

S.Tommasoli

Video B.G. Apetri

video Gordeeff

L’altro viaggio di Rainer Maria Rilke

Versione stampabilePDF versionL’altro viaggio di Rainer Maria Rilke
Verona – Teatro Nuovo, piazza Viviani 10
Giovedì 28 giugno 2007 ore 21.00
di e con Massimiliano Finazzer Flory


Atto unico in cinque circostanze
Da un’antologia di testi di Rainer Maria Rilke
Musiche di J. S. Bach e A. Pärt
Proiezione di opere d’arte di A. Rodin, P. Cézanne, P. Klee

Con la partecipazione di Laura Marinoni
Arpa, Federica Sainaghi
Violino, Fulvio Liviabella

“Noi nasciamo provvisoriamente da qualche parte e solo a poco a poco andiamo componendo in noi il nostro luogo di origine in cui rinasciamo una seconda volta e ogni giorno più definitivamente…”
Da queste parole si dipana L’altro viaggio di Rainer Maria Rilke uno spettacolo di e con Massimiliano Finazzer Flory; spettacolo sulla e nella parola tra letteratura e filosofia, attraverso lo strano e sottile mezzo della poesia.

Per ricordare anche il soggiorno in Italia del poeta - filosofo Rainer Maria Rilke che, 100 anni fa, nella primavera del 1907, scrisse a Capri una delle sue poesie più struggenti: “O dolce canto”.

Una performance culturale che ha registrato il tutto esaurito in ciascuna rappresentazione a Sabbioneta (Teatro all’Antica), Milano (Piccolo Teatro), Roma (Teatro Eliseo), Venezia (Teatro Arsenale), Napoli (PAN) e ripresa dalle telecamere di RAI Sat Extra. Una performance che “non porta in scena sentimenti, ma esperienze in cui la parola è un viaggio verso un luogo d’origine che non è quello della nascita. Al contrario…”.
Così Massimiliano Finazzer Flory, intellettuale impegnato in più campi, e questa volta protagonista in veste d’attore, presenta L’altro viaggio di Rainer Maria Rilke: “Questo spettacolo pone un problema. La parola oggi sempre più squalificata e strumentalizzata è ridotta a vanga con la quale zappare quel poco di sapere che ci è rimasto. La parola è invece nel mio progetto, così come indicato da Rilke, silenzio, accadimento, indugio. Perché la parola ‘si incarna nell’uomo, questo è il segreto del mondo’…”.

Un atto unico della durata di 70 minuti in cinque circostanze dai Quaderni di Malte Laurids Brigge alle Lettere a un giovane poeta, ai miti di Orfeo, Euridice, Hermes nelle traduzioni di Leone Traverso, Giorgio Zampa, Maria Grazia Ciani.
Finazzer Flory interpreta prose e poesie rilkiane ricomposte in un’originale antologia.
Laura Marinoni, tra le più affermate attrici del teatro italiano, legge teatralmente l’Alcesti, la Nona delle Elegie Duinesi e due delle stupende Lettere su Cézanne indirizzate da Rilke a Clara Westhoff, nelle traduzioni di Giacomo Cacciapaglia, Anna Lucia Giavotto Künkler, Andreina Lavagetto, Franco Rella.

L'accompagnamento musicale all’arpa e violino, con Federica Sainaghi e Fulvio Liviabella (della Filarmonica della Scala di Milano), sottolinea il ritmo del pensiero con le musiche di J. Sebastian Bach e Arvo Pärt, mentre sullo sfondo sono proiettate immagini di opere di Auguste Rodin e Paul Cézanne, artisti che ebbero una straordinaria influenza su Rilke.

Ingresso libero con prenotazione obbligatoria al 349.0908883. Atto unico, durata 70 minuti

Mostra personale di Larisa Bolshakova (artista russa)

Logo Biennale Anterem

La Biennale Anterem di Poesia in collaborazione con la Fondazione Conoscere l’Eurasia, con il patrocinio del Comune di Verona e grazie al sostegno di Eni e Intesa Sanpaolo, organizza nelle sale della Società Letteraria di Verona la mostra personale dell’artista russa Larisa Bolshakova. L’inaugurazione è venerdì 4 maggio alle ore 18.

Sabato 5 alle ore 11 si tiene l’evento poetico musicale “Incompresa al passante casuale” dedicato alle opere della Bolshakova, per la regia di Ida Travi

Locandina personale di Larisa Bolshakova

… La Biennale Anterem di Poesia ha una struttura orizzontale: gli inviti a partecipare sono rivolti da poeti a poeti, da artisti ad artisti, non sottomessi al filtro del mercato o all’opportunità di compiacere una moda o una tendenza della critica.
L’obiettivo è dare spazio alle opere e alla voce degli autori, nella certezza che poesia, arte e musica pensano, con tutte le conseguenze che ciò comporta.
Nella Biennale Anterem, poeti, artisti e compositori contemporanei di diverse culture si incontrano nei luoghi storici di Verona, seguiti con crescente interesse da un pubblico sempre più numeroso …

dalla premessa di Sirio Tommasoli, curatore della mostra
leggi tutto e visualizza le opere di Larisa Bolshakova

… Il reale viene compendiato da Larisa Bolshakova in una delle rappresentazioni che più ci riguardano: la struttura urbana. L’ambizione di Larisa Bolshakova è quella di toccare le emozioni interiori eliminando al massimo i tramiti.

Scegliendo la casa quale soggetto, Larisa Bolshakova prende a modello un aspetto elementare del mondo. Con questa riduzione riesce a cogliere quel ritmo vitale che caratterizza l’esistenza meglio di tante argomentazioni selezionate.

Non si tratta dunque di un ritorno a uno schema estrinseco, bensì di una meditata assunzione di energie primarie, in un linguaggio coerente. Le riprese tematiche sono in genere riconosciute come evasioni transitorie o segni di sfiducia. Qui abbiamo al contrario la delineazione di un’immagine che intende designare la virtualità segreta e proliferante dell’essere da cui proviene.

Per intendere Larisa Bolshakova dobbiamo meditare sulla sua idea del mondo, che con i suoi colori lei chiama “mistero” …

dal saggio critico di Flavio Ermini
leggi tutto

Biografia dell'artista

Musica e poesia oggi: modi e forme di espressione a confronto

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Domenica 6 aprile 2008, ore 11
Auditorium Istituto “Peri”
Reggio Emilia

Conservatorio di Musica  “F.A. Bonporti”

  di Trento e Riva del Garda

Anterem
Rivista di ricerca letteraria ANTEREM


chitarra


Il suono, la parola, l’ascolto.
Nel suo accostarsi alla realtà delle cose, il compositore cerca di conferire al suono la proprietà esclusiva di provocare un insieme di reazioni: nelle cose stesse e in chi ascolta.
Quando tale gesto nasce dall’alleanza con il poeta, nel processo di formazione il suono giunge all’orecchio interno dell’interlocutore con credenziali molto allargate.
Quel suono non viene per dire qualcosa di concluso, ma per lasciar dire qualcosa a chi lo incontra.
In stretta connessione con la parola, quel suono si fa vicino all’essenza autentica di ciascuno, tanto da costituirsi come uno specchio dove ogni ascoltatore può andare a raccogliere frammenti di verità.

Flavio Ermini


PROGRAMMA DI SALA

Vittorio Zago
Allacciamento
testo di Marcello Angioni
per flauto, violoncello (2), percussioni e voce recitante

Cosimo Colazzo
Ai bordi del  sogno meridiano per flauto
testo di Ottavio Fatica

Andrea Cera
Il giardino mutato in pietra per supporto elettronico
testo di Flavio Ermini
video di Andrea Cera
voce di Alberto Jona

Giacchino Palma
Vene cave
testo di Maria Luisa Vezzali
per flauto, clarinetto (1) e pianoforte (1) 

Riccardo Giavina
Preludio e varianti
testo di Osip Mandel’stam
per pianoforte (2) e voce recitante 

Massimo Priori
...sulla soglia oscura per clarinetto, supporto elettronico e voce recitante
testo di Tomaso Kemeny

Dimitri Nicolau
Infine op. 275
testo di Cecilia Rofena
per mezzosoprano, clarinetto (1), violoncello (1) e pianoforte (2) 

Marco Russo
Nello spazio  per supporto elettronico
testo di Marinella Galletti
video di Luciano Olzer
voce di Alberto Jona

Andrea Talmelli
Adiacenti al suono
testo di Gilberto Isella

INTERPRETI

Docenti e studenti del Conservatorio di Musica “F.A. Bonporti” di Trento e Riva del Garda

Brigitte Canins
Flauto 

Ivonne Dandrea
mezzosoprano 

Valentina Fornari
Pianoforte  (1) 

John Fox Diamanti
Clarinetto (1) 

Alberto Jona [1]
Voce recitante 

Marco Milelli
clarinetto (2) 

Francesco Moncher
Pianoforte (2) 

Adele Pardi
Violoncello (1) 

Tommaso Pedrinolli
Percussioni e vibrafono 

Matteo Rinaudo
Violoncello (2) 

Massimiliano Rizzoli [2]
Contrabbasso


[1] Docente di Letteratura poetica e drammatica presso il Conservatorio di Musica di Cuneo
[2] Docente di Contrabbasso presso il Conservatorio “F.A. Bonporti” di Musica di Trento

Oltre l'argento

Oltre l'argento - I tommasoli fotografi dal 1906: Locandina della mostra fotografica Oltre l'argento
Oltre l'argento - I tommasoli fotografi dal 1906
Locandina della mostra fotografica Oltre l'argento

Dal 25 aprile al 23 settembre 2007
presso il Centro Internazionale di Fotografia Scavi Scaligeri
Cortile del Tribunale, Verona

OLTRE L’ARGENTO
i Tommasoli, fotografi dal 1906

Lo studio Tommasoli conserva le immagini di tre generazioni di fotografi che attraversano il Novecento e aprono al nuovo secolo: Silvio (1878-1943), Filippo (1910-1985) e Fausto (1912-1971), Sirio (1947) e Alessandra (1961).

Il linguaggio della fotografia viene indagato dagli autori in percorsi autonomi, da cui traspaiono improvvise memorie più che citazioni, a volte rivelando una sorta di scambio osmotico con la loro storia. Il divenire della cultura visiva, nell’unicità di questo archivio lungo un secolo, facilita la lettura nelle due direzioni del tempo, consentendo inoltre continui passaggi dalle prassi professionali alle indagini più libere della ricerca artistica.
Ed è qui che più appare il valore aggiunto di questa “storia di famiglia” che si sovrappone per un secolo alla storia della fotografia e dell’arte.

Galleria fotografica
Saggio critico di Luigi Meneghelli, curatore della mostra

Saggio critico di Luigi Meneghelli, curatore della mostra

Versione stampabilePDF versionOltre l’argento
I Tommasoli, fotografi dal 1906


“Oltre l’argento”. Per dire oltre il procedimento fotografico più conosciuto.
 E, dunque, oltre ogni pretesa di esattezza, oggettività, verità. Ma anche oltre ogni impiego della fotografia come strumento per vedere e vedersi, per avere conferma del mondo e del sé. La mostra presenta tre generazioni di fotografi (un intero secolo di immagini), facendo prospettiva più sulla ricerca artistica e sulle preoccupazioni tecnico-stilistiche degli autori che sulla loro operatività professionale, anche se quest’ultima si avvantaggia non poco delle stesse indagini sperimentali. Si intende rivisitare quella ritualità magica fatta di trucchi, di pose, di luci, di chimica, soprattutto di sguardi che entrano nell’operazione fotografica quasi fisicamente, caricando le immagini di una sottile ambiguità. I motivi che si incontrano sono i temi abituali del repertorio fotografico: ritratti, nudi, paesaggi, still life.  Solo che nel conosciuto sembra infiltrarsi invariabilmente un dato favolistico, nell'ordinario un che di meravigliante. Non si tratta di “strappare la maschera” al volto o di deformare figure e cose, ma di lasciar cadere dei sospetti, delle tracce oscure (sempre ben camuffate da testimonianze oggettive). Ed è come se i vari artisti avessero inseguito la logica dell’”altrove”. Queste fotografie spingono a guardare “oltre” la foto stessa, a cercare anche ciò che non c’è, a intuire l’alternativa possibile, l’altra faccia del mondo.

È così per il “ritratto” femminile di chiara ascendenza futurista di Silvio Tommasoli (del 1910 c.), dove l’identità slitta in un gioco di sovrimpressioni, dando l’idea che l’immagine non finisca mai o che costruisca uno spazio rotante o che addirittura alluda ad altro (ad un calice, ad una coppa, ad un’anfora). È così con il Nudo con conchiglia dei fratelli Filippo e Fausto Tommasoli (degli anni ‘50) in cui una figura di donna è avvolta da una sorta di panneggio che la risucchia dentro di sé, quasi a creare una connivenza (una “doublure”) con la conchiglia e a suscitare dentro l’immagine un effetto di “mise en abîme”. Ma è così anche con le esperienze estreme: con le Scritture fotogrammiche di Sirio Tommasoli (dal 1979 al 1987) che entrano nelle pieghe del linguaggio, provocando attraverso un processo di combinazioni immaginative, una visione elastica e spiazzante o con le Ombre di Alessandra Salardi (del 1998): foto-performance che danno testimonianza diretta di un corpo che lascia la propria traccia e il proprio calco sulla superficie fotosensibile, quasi a mostrare il farsi stesso dell’immagine.

Si può affermare con certezza che l’interpretazione dei materiali che costituiscono l’archivio Tommasoli produce una continua, impalpabile mutazione al loro interno: osservandoli bene si coglie tutta una serie di frammenti, tracce, memorie improvvise che passano di padre in figlio senza soluzione di continuità.
Nell’opera di tutti gli autori sembra aprirsi una specie di precipizio e crescere una tensione imprecisabile, come se la finzione fosse sempre sul punto di rompersi e la gestualità un’acrobazia oscura, misteriosa, simile a quella di uno che fronteggi e schivi i colpi di un nemico invisibile e sconosciuto. Al messaggio, al significato di una posa, cioè l’occhio fotografico non giunge enfatizzando l’istrionismo, ma percorrendo una strada abusiva, che confonde il reale con l’immaginario, o meglio mettendo in luce un’ipocrisia che non persegue altro fine che il piacere di rivelarsi.



(dal saggio critico di Luigi Meneghelli, curatore della mostra)

Parola poetica, suono, pensiero

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Facoltà di Lettere e Filosofia
Collegio Didattico DAMS
Dipartimento di Comunicazione e Spettacolo
Associazione Italiana per gli Studi di Estetica (A.I.S.E.)

Logo Università agli Studi Roma 3

Parola poetica, suono, pensiero

SEMINARIO DI STUDI
a cura di Giovanni Guanti


ROMA, 20 – 21 MAGGIO 2008

Università degli Studi di Roma Tre [pdf 89.58 KB]
Sede Dams, via Ostiense 133


Il seminario riprende il filo di un discorso avviato dalla rivista di ricerca letteraria “ANTEREM”, che dedicò il suo sessantatreesimo fascicolo (dicembre 2001), intitolato “La musica pensa la parola. La poesia pensa il suono”, all’insurrezione della parola poetica contro il linguaggio inteso precipuamente come rigida e unilineare struttura logicizzante e astraente.

COORDINANO E PRESIEDONO

Jacqueline Risset - Giorgio de Vincenti

INTERVENGONO

Concetto Campo
Massimo Donà
Flavio Ermini
Michela Garda
Arturo Mazzarella
Carlo Sini
Ida Travi
Vito Zagarrio

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I relatori

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Dipartimento di Comunicazione e Spettacolo
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SEMINARIO DI STUDI
a cura di Giovanni Guanti


ROMA, 20 – 21 MAGGIO 2008

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I RELATORI

“Inoltre: l’alfabeto ancora allude, nella sua figuratività implicita, a una fase dell’esperienza della parola in cui il suono e la visione non erano disgiunti. Originariamente, i segni espressivi e comunicativi umani erano ‘simballici’, cioè contenevano un suono e un’immagine di senso, ‘psichicamente’ percepiti come un’unità indivisa: il suono aveva figura e la figura aveva suono (non ‘riproduceva’ un suono). Questa primaria esperienza diede forma e significato al mondo, cioè alle esperienze umane delle forme, delle figure e dei suoni tra loro interconnessi e a loro volta intrecciati con le esperienze primarie della vita (cibo, sesso, riparo, ecc.).

Carlo Sini, Idoli della conoscenza, Raffaello Cortina Editore, Milano 2000, p. 136 (§ “La semantica bisferica di Alfred Kallir”)


 “Per la parola poetica non si tratta di afferrare le cose, come vorrebbe la ragione, ma di incontrarle. Nominando la cosa, la poesia le assegna il suo destino così come lo assegna a se stessa.

 Poesia non è la messa in scena di una realtà preesistente, esterna all’invenzione linguistica. Poesia è nuovo evento”

Flavio Ermini, “Editoriale (Poesia-musica-parola-suono)”, in ‘Musica/Realtà’ n. 66 (novembre 2001), p. 28


“Se, da un lato, Mallarmé è intento a celebrare con incrollabile fede gli ideali di salvezza che sprizzano dalle scintille – anche le più caduche ed effimere – della parola, dall’altro, è dedito con sovrana abilità all’arte di manipolare i segni. Conosce tutti gli ingranaggi della macchina linguistica: suprema finzione che, attraverso un progressivo depauperamento, discende dal Verbum oramai inattingibile nella sua perfezione”.

Arturo Mazzarella, La potenza del falso. Illusione, favola e sogno nella modernità letteraria, Donzelli Editore, Roma 2004, pp. 139 – 140 (§ “All’inizio era la favola”)


“L’aspetto orale della poesia sottostà, in perpetuo moto, sul fondo di ogni forma scritta: sin dalla nascita d’ogni alfabeto, tra oralità e scrittura s’è stabilita una relazione inscindibile, un vincolo aperto, sempre in atto. In nome di questo vincolo, da tempo immemorabile i modi dell’oralità sopravvivono nelle opere, in ogni poesia scritta, e continuano a mostrarne la grandezza”.

Ida Travi, “Nel ritmo segreto del controcanto”, in ‘Musica/Realtà’ n. 66 (novembre 2001), p. 65.


“…Sui fonogrammi e sonogrammi ottenuti è stato possibile trovare le curve di inviluppo dei valori medi delle frequenze incontrate nell’analisi delle frasi raccolte nello stesso gruppo etnico. <…> I diagrammi di queste curve sono stati chiamati da Tomatis etnogrammi e mostrano per ogni gruppo etno-linguistico le zone frequenziali di maggiore sensibilità uditiva.

Ogni gruppo etnico-linguistico ha la postura del suo linguaggio, conseguenza del suo modo di ascoltare”.

Concetto Campo, “Il metodo Tomatis. La tecnica e gli esercizi per migliorare l’attenzione e facilitare comunicazione e apprendimento”, in ‘Riza – Scienze’, n. 234 (novembre 2007), p. 56 (§ “Il fascino della lingua straniera”)


 “Le arti performative intrattengono un duplice rapporto con il tempo: in quanto opere d’arte durano nel tempo e le loro tracce (partiture o registrazioni) sono oggetti tra gli altri oggetti del mondo; in quanto esecuzioni hanno luogo nel tempo e cessano di esistere con la conclusione dell’atto che le fa risuonare”.

Michela Garda, L’estetica musicale del Novecento. Tendenze e problemi, Carocci, Roma 2007, p. 133 (§ “Tropi della caducità”)


“Tutti sanno che il jazz è una musica che vive nel costruirsi estemporaneo proprio di ogni esecuzione. Ma l’esecuzione, nel jazz, è sempre anche improvvisazione.

 Certo, il musicista jazz dispiega i propri disegni melodico – armonici quasi sempre fondandosi su una struttura predefinita, magari anche scritta, ma l’opera non è mai riducibile all’artefatto depositato sulla partitura. Il musicista jazz costruisce lavorando sul costruito (la partitura) e ridonandogli sempre nuova vita; facendolo vivere in modo sempre diverso.

Massimo Donà, Filosofia della musica, Bompiani, Milano 20073, p. 161 (§ “Il jazz metafora di un costruire in-finito”)


“Musica, scrittura, denaro, sono insomma i vertici di un sacro triangolo della personalità e del cinema di Coppola.<…>Sin da piccolo, Francis gioca col registratore, evidentemente oggetto familiare a casa Coppola. Lo usa, sui dieci anni, per registrare la musica, poi per sincronizzare i filmini realizzati”.

Vito Zagarrio, Francis Ford Coppola, Roma, Il castoro 19952, pp. 19-20.


“Saper dire il mondo soltanto elaborando simulacri d’ordine inevitabilmente seriali (parola dopo parola, nota dopo nota, tocco dopo tocco di pennello..); e non poterne invece mai esprimere – come lo esprimerebbe, per assurdo, una composizione musicale istantanea - l’ordine reale e l’esistenza concentrata tutta “in un punto definito nel tempo”: insomma, quella “contemporaneità collaterale” indicataci da William James che incessantemente rilancia la sua sfida beffarda alla vis generandi dell’Arte e degli artisti”.

Giovanni Guanti, “Contemporaneità collaterale”, in ‘Prospettiva Persona’, n. 51 (marzo 2005), p. 82.

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PAROLA POETICA, SUONO, PENSIERO

Il seminario riprende il filo di un discorso avviato dalla rivista di ricerca letteraria ANTEREM, che dedicò il suo sessantatreesimo fascicolo (dicembre 2001), intitolato “La musica pensa la parola. La poesia pensa il suono”, all’insurrezione della parola poetica contro il linguaggio inteso precipuamente come rigida e unilineare struttura logicizzante e astraente. Non a caso, questo fascicolo uscì congiuntamente al numero sessantaseiesimo di ‘Musica/Realtà’ (“Poesia – Musica – Parola – Suono”, novembre 2001), una rivista di taglio invece prettamente musicologico, per ribadire con ancora più forza il diritto dei poeti di favorire, in quanto “custodi della parola”, la transizione fra codici differenti: religiosi, etici, filosofici, scientifici, politici e, ovviamente (o forse principalmente) anche musicali.

 Per riprendere appunto il filo di quel discorso, nella speranza di estenderlo in una nuova direzione, questo seminario vuole rendere innanzitutto omaggio alle ricerche pionieristiche e alle originali scoperte di due insigni studiosi: Alfred Kallir (1905 - 1988) e Alfred Tomatis (1920 – 2001). Per quanto svolti in ambiti, e con metodologie e con finalità, assai distanti, i loro lavori – rispettivamente concepiti per risalire alle origini primordiali dai diversi caratteri alfabetici e ideogrammatici, e per dimostrare che “siamo ciò che ascoltiamo” - possono trasformare alla radice l’approccio al suono dei musicisti e quello alla parola dei poeti.

 La semantica bisferica (ossia visiva e fonetica a un tempo) di Alfred Kallir ipotizza infatti l’esistenza di un primordiale sistema di segni che si rivolgevano contemporaneamente all’occhio e all’orecchio, prima che queste due direzioni si sviluppassero separatamente nel linguaggio orale e in quello scritto. Essa permette, quindi, di riconsiderare da un’inedita angolatura sia il progetto di molti poeti di “ricomporre la separazione tra i nomi e le cose”, superando tale iato con la conquista di quella che non si saprebbe chiamare altrimenti che una Lingua Edenica o Adamitica; sia il progetto, in tutto e per tutto contrapposto al primo, di molti musicisti di allargarlo invece sempre più, per evadere con l’improvvisazione dalla “prigione del pentagramma” affinché, finalmente, non abbiano più a incrociarsi il destino fugace dei suoni liberati nell’aria e quello aere perennius delle note cristallizzatesi sulla carta. 

Quanto ad Alfred Tomatis, gli si farebbe torto ad associarlo unicamente al celebre metodo che porta il suo nome: metodo che, com’è noto, ha permesso di migliorare in molti campi l’attenzione e l’apprendimento con il training audiogeno, ottenendo straordinari risultati anche nella guarigione delle dislessie e dell’autismo. Tomatis, infatti, oltre alla pratica clinica, si dedicò a indagini analoghe a quelli di Kallir, almeno sotto il profilo della coraggiosa e libera visionarietà. Da esse uscirono, tra l’altro, gli etnogrammi, da intendersi quali prove scientifiche che per ogni diverso gruppo etnico-linguistico esistono zone preferenziali, o “bande passanti”, entro le quali i suoni vengono percepiti con maggiore nitidezza. Prove che non lasciano senza risposta la domanda che ogni poeta (e ogni musicista che affronti un testo poetico come compositore o come interprete) non può fare a meno di porsi – e che un bimbo formulerebbe in questi termini disarmanti: “Perché le varie lingue dell’uomo suonano così diverse l’una dall’altra?” -

 Nelle sue due mezze giornate di lavori il seminario presenterà al pubblico una sintesi delle riflessioni di Kallir e Tomatis, mettendole a confronto con alcune concezioni tanto più esemplari quanto più forti dell’oralità poetica e musicale. inquadrando storicamente la tensione verso il Verbo Edenico non soltanto in poeti quali Mallarmé e Valery ma anche nella più recente produzione cinematografica d’autore, per misurare infine il perimetro della “prigione della pagina” (anche pentagrammata) e le risorse utili per evaderne – qualora lo si desideri - senza troppi danni.

Giovanni Guanti

Programma

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PROGRAMMA

Martedì 20 maggio 2008,
Università degli Studi di Roma Tre
Sede Dams, via Ostiense 133, aula B3)

15,00   Introduce e coordina Jacqueline Risset 

15,15 
Carlo Sini La visione e l’origine
Ida Travi  L'aspetto orale della poesia
Giovanni Guanti Simultaneità

17,45 pausa caffé

18,00

Michela Garda Dentro e fuori la partitura
Massimo Donà Natura e Poesia

Mercoledì 21 maggio 2008,
Università degli Studi di Roma Tre
Sede Dams, via Ostiense 133, aula B3)

9,00 Introduce e coordina Giorgio de Vincenti

9,15

Concetto Campo La geografia acustica di Alfred  Tomatis: un antropologia dell'ascolto etnolinguistico
Arturo Mazzarella  Mallarmé, Valéry e la lingua edenica della poesia

11,15 pausa caffé

11,30  

Vito Zagarrio  Le "altre" giovinezze di Coppola: Kurtz, Rusty, Jack, Dominic...
Flavio Ermini L’interminabile aprirsi dell’apparire

Al termine, proiezione del film di Francis Ford Coppola Youth without Youth (2007) in versione italiana, tratto dal romanzo di Mircea Eliade Tinerete fara de tinerete (Un’altra giovinezza, 1976). La pellicola e la sua fonte letteraria s’incentrano sul mito del recupero del linguaggio originario.

Parole in versi

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Logo sigillo dell'Universaità di Bari

Università degli studi di Bari

Parole in versi

Flavio Ermini, fondatore e direttore dal 1976 della rivista di ricerca letteraria «Anterem», è il secondo autore ospite dell'Università di Bari, all'interno di un breve ciclo di incontri degli studenti e dei docenti con alcuni fra i maggiori poeti italiani: Parole in versi.

La conversazione, dal titolo "La conoscenza oltre i confini della parola riflessa", si svolgerà nell'Aula Magna del Palazzo Ateneo alle ore 16 di lunedì 2 marzo 2009 e sarà introdotta da Daniele Maria Pegorari, docente di Letteratura italiana contemporanea nella Facoltà di Lettere e Filosofia.

L'ospite si 'racconterà' al pubblico e proporrà il proprio punto di vista in ordine al tema prescelto, leggendo pagine dei suoi poemi in prosa, esemplificative della sua poetica a metà strada fra la filosofia e la psicanalisi, e rispondendo alle domande dei presenti.

L'iniziativa è promossa da Antonio Giampietro, dottorando di ricerca in Italianistica, e da Angela M. Mascolo, laureanda in Filologia e letterature dell'antichità, e si prefigge di offrire agli studenti e ai dottorandi di tutte le Facoltà, nonché agli studiosi e agli appassionati di poesia contemporanea, l'occasione di accostarsi ai dibattiti sulle poetiche.

Il primo incontro ("Più lingue una poesia") si è svolto martedì 3 febbraio con Lino Angiuli; il terzo ("L'impegno della poesia") sarà, invece, quello con Gianni D'Elia, martedì 31 marzo 2009, stesso luogo e stesso orario.

Poesia totale festival 2007

Giovedì 19 aprile ore 20.45

Gam, Sala Conferenze, Cso Galileo Ferraris 30, Torino

Inaugurazione e presentazione di

POESIA TOTALE FESTIVAL 2007

e dibattito sul tema

La poesia dal foglio al cosmo: ricerca contro linearità?

con interventi e performances dei poeti
Paolo Albani, Flavio Ermini, Ida Travi

coordina
Max Ponte

Un’occasione per scoprire le ultime pubblicazioni degli autori:

Copertina del libro: Aga Magéra difura
Paolo Albani

Aga Magéra difura

Dizionario delle lingue immaginarie

Zanichelli, Bologna 1994


Copertina del libro: Mirabiblia
Paolo Albani

Mirabiblia

Catalogo ragionato di libri introvabili

Zanichelli, Bologna 2003


Copertina del libro: Il moto apparente del sole
Flavio Ermini

Il moto apparente del sole.
Storia dell’infelicità

Moretti & Vitali, Bergamo 2006


Copertina del libro: Ali del colore
Ida Travi

La corsa dei fuochi. Poesia per la musica

Moretti & Vitali, Bergamo 2007



Copertina del libro: La corsa dei fuochi. Poesia per la musica
Giovanna Fra, Flavio Ermini

Ali del Colore

Anterem Edizioni, Verona 2007



Copertina del libro: Diotima e la suonatrice di flauto
Ida Travi

Diotima e la suonatrice di flauto
Atto tragico

Baldini e Castoldi, Milano 2004


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Poesie per la musica

Martedì 6 febbraio, ore 18:00

FNAC
Via Cappello, 34 – Verona

LA CORSA DEI FUOCHI
Poesie per la musica
di Ida Travi

MORETTI&VITALI EDITORE 2007

Lettura poetica e tre canti  in CD allegato

per le musiche © Edizioni Suvini Zerboni 2003

voce recitante Ida Travi

voce cantante Patrizia Simone

intervengono:

Enrico De Angelis
giornalista e critico musicale, storico della canzone italiana, responsabile artistico Club Tenco

Andrea Mannucci
Compositore autore delle musiche, docente di composizione presso il Conservatorio Dell’Abaco di Verona

Poestate Lugano XII^ edizione

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POESTATE LUGANO

Dodicesima edizione
Logo di Poestate a Lugano
POESTATE LUGANO 1997-2008

Con il patrocinio della

Città di Logo della città di LuganoLugano


Mercoledi 4 giugno
T e a t r o  S t u d i o  F o c e
ore 20.30


Poesia e musica – "Il messaggero alato"
Con Gilberto Isella, Flavio Ermini, Tiziano Salari, Ranieri Teti, Ida Travi.
Musicisti: Gregorio di Trapani, percussioni; Zeno Gabaglio, violoncello elettrico.


Gilberto Isella presenta, sotto il titolo "Il messaggero alato", quattro poeti alla ricerca di nuovi spazi espressivi: Flavio Ermini, Tiziano Salari, Ranieri Teti e Ida Travi.
Protagonisti della parte musicale sono Gregorio di Trapani e Zeno Gabaglio.

Novità 2008

Gemellaggio con i festival di poesia Poesiapresente Monza e Torino Poesia

Collaborazione con Polo Culturale San Pietroburgo

POESTATE LUGANO
Polo letterario dal 1997
Lugano, Milano, Monza, Mosca, San Pietroburgo, Torino

P O E S T A T E ®
Primo festival di poesia e laboratorio culturale del Cantone Ticino a Lugano dal 1997

Svizzera/Switzerland
 Logo della Confederazione Elvetica
Programma POESTATE 2008 Lugano

POESTATE LUGANO
Hanno partecipato a POESTATE dal 1997 al 2008


Poeti, scrittori, musicisti, artisti, lettori, attori, giornalisti, docenti, editori, operatori culturali,   operatori sociali, fotografi, collaboratori, autorità religiose, autorità politiche, associazioni culturali, festival di poesia

Alessandro Ahmine, Sergio Albertoni, Gianluca Ambrosetti, Silvio Aman, Fabio Andina, Antenna Alice Centro Consulenza tossicodipendenti Lugano, Sabrina Antorini-Massa, Hassan El Araby, ARDT Archivi Riuniti Donne Ticino di Melano, ASLP Associazione Svizzera Liberi Pensatori Sezione Ticino, Associazione Culturale Cedrus Libani, Marco Bazzi, Eze Begni, Giona Beltrametti, Marco Beltrametti, Maria Benassi, Daniele Bernardi, Alda Bernasconi, Corinne Bernasconi, Gabriella Bernasconi, Letizia Bernasconi Ceresa, Roberto Bernasconi, Pietro Bianchi, Wladimiro Bertazzoni, Giancarla Bezzecchi, Rossella Bezzecchi, Biblioteca cantonale di Lugano, Biblioteca comunale di Bellinzona, Marco Blaser, Oscar Boldre, Elio Bollag, Giovanni Bottaro, Tiziano Broggiato, Antonio Bruni, Lorenzo Buccella, Elia Buletti, Dome Bulfaro, Maurizio Canetta, Carcere La Stampa, Cardiocentro di Lugano, Niccolò Castelli, Daniele Cattaneo, Ennio Cavalli, Centri Diurni dell’Organizzazione Sociopsichiatrica Cantonale, Claudio Chiapparino, Silvana Chiesa-Borioli, Federico Cicoria, Città di Lugano, Franca Cleis, Club Andromeda Bellinzona, Mauro Collovà, Fredy Conrad, Marcello Coray, Francesca Corti, Brigitte Crespi, Aubert Crovato, Maurizio Cucchi, Giuseppe Curonici, Claudio D’Agostino, Luca Dattrino, Ivaylo Daskalov, Milo De Angelis, Christian De Ciantis, Roberto Deidier, Gianni D'Elia, Bruno De Franceschi, Diego Della Chiesa, Claudio D'Agostino, Luisella De Martini, Jacques Demierre, Mariella De Santis, Dicastero Attività Culturali Lugano, Dicastero Giovani ed Eventi Lugano, Dicastero Integrazione Lugano, Dicastero Lugano in Festa, Giancarlo Dillena, Alessandro D'Onofrio, Mario Dondero, Tatiana Donghi Andreeva, Alexander Dvorak, Duo Les Fleurs, Isabelle Duthoit, ELR Edizioni Le Ricerche, Emergency Ticino, Evgenij Evtushenko, Al Fadhil, Salvatore Maria Fares, Paolo Febbraro, Giulio Ferroni, Simona Foglia, Michele Foletti, Nicola Foletti, Daniele Fontana, Fosit, Giulia Fretta, Ketti Fusco, Zeno Gabaglio, Davide Gai, don Andrea Gallo, Chun He Gao, Christian Gilardi, Luca Ghielmetti, Claudio Gianinazzi, Patrizia Gioia, Gianni Giorgetti, Giorgio Giudici, Monsignor Pier Giacomo Grampa, Sebastiano Grasso, Gaia Grimani, Matteo Guarnaccia, Vincenzo Guarracino, Mirella Guglielmoni, Lance Henson, Hotel Splendide Royal di Lugano, I Giullari di Gulliver, Gilberto Isella, Federico Italiano, Nicolas Joos, Aleksandr Kitaev, Pap Kouma, Yu Yan Huo Kunz, LaRegione Ticino, Giuseppe La Torre, Aniello Lauro, Letizia Lodi, Paola Loreto, Lugano Turismo, Giancarlo Majorino, Claudio Mantegazza, Franco Manzoni, Piero Marelli, Nicoletta Mariolini, Graziano Martignoni, Paolo Martini, Giovanna Masoni Brenni, Angelo Maugeri, Marco di Meco, Klaus Merz, Dante Moccetti, Claudio Moffa, Gianluca Mognè, Monopoli & Bernardi, Davide Monopoli, Antonio Motta, Gerry Mottis, Athanasios Moulakis, Museo Hermann Hesse di Montagnola, Mustaphà, Joseph Najim, Valerio Nardoni, Alberto Nessi, Alfredo Neuroni, Piotr Nikiforoff, Aldo Nove, Jean Olaniszyn, Ondemedia Bellinzona, Giovanni Orelli, Osteria del Portico di Vernate, Guido Parini, Elio Pecora, Alex Pedrazzini, Lorenzo Pellandini, Alberto Pellegatta, Stefano Pellò, Lorenzo Pezzoli, Annamaria Pianezzi Marcacci, Joe Pieracci, Barbara Pietroni, Liaty Pisani, Maria Luisa Polar, Pro Helvetia, Fabio Pusterla, Gabriele Quadri, Simone Quadri, Alessandro Quasimodo, Silvio Raffo, Mario Redaelli, Pia Todorovic Redaelli, Regio Insubrica, Antonio Ria, Ristorante Bar Olimpia di Lugano, Alessandro Rivali, Andrea Rognoni, Tiziano Rossi, Guido Sassi, Sergio Savoia, Scuola ILI /Fondazione SIRSSU di Lugano, Cosma Siani, Pierfranco Sofia, Orio Soldini, Sound & Smile Ambient, Lorenzo Spadaro, Remy Steinegger, Tacitevoci Ensemble, Chodup Tchiring Lama, Alessandro Tedesco, Ticinonline, Alessandro Tini, Trio Flou, Trio Trigon, Francesco Troiano, Joseph Tusiani, UNESCO Svizzera, Fosco Valentini, Maria Rosaria Valentini, Michele Viviani, Carmelo Vasta, Ivan Vukcevic, David Yang, Alfonso Zirpoli, Edoardo Zuccato.

Si aggiungono per l’edizione 2008

Sebastiano Aglieco, Vincenzo Kavod Altepost, Claudine Ansermet,  Associazione Culturale Cinese Il Ponte di Lugano, Don Sandro Bonetti, Francesca Brandani, Cattedrale di Lugano, Paolo Cherici, Compagnia Nuovo Teatro di Locarno, Elisa Conte, Curia Vescovile di Lugano, Gregorio di Trapani, Flavio Ermini, Festival di poesia PoesiaPresente Monza e Brianza, Festival di poesia TorinoPoesia, FramaFilms di Vernate, Tiziano Fratus, Eliana Deborah Langiù, Marica Larocchi, Elena Lolli, Carlo Nobile, Bruno Riva, Laura Rullo, Augusto Shantena Sabbadini, Tiziano Salari, SpazioStudio di Milano, Ranieri Teti, Anja Tognola, Misha Tognola, Victor Tognola, Ivano Torre, Ida Travi, Massimo Villucci.

Premio Lorenzo Montano: Il bando della XXII edizione

Nell'anno in cui ricorre il cinquantenario della morte di Lorenzo Montano (1893-1958), viene indetta dalla rivista "Anterem" la XXII edizione del Premio di poesia dedicato a questo grande poeta e narratore: un'edizione specialissima, come la ricorrenza richiede.
XXII Premio di poesia Lorenzo Montano
Il nuovo bando e tutte le informazioni nel sito www.anteremedizioni.it

Sabato 13 ottobre 2007 ore 18

Lezione magistrale di Aldo Giorgio Gargani (Italia)

Nell’ambito delle cinque giornate della Biennale Anterem di Poesia, è prevista la lezione magistrale del filosofo Aldo Giorgio Gargani: “Il linguaggio davanti alla poesia”.
In tale lezione saranno approfondite alcune delle questioni che il pensatore ha posto nella riflessione interpretativa che accompagna il libro di Cecilia Rofena, Agogiche, oltre che nell’intenso saggio pubblicato sul n. 74 (giugno 2007) della rivista “Anterem”.

The Seventh International Photography Month in Moscow: Photobiennale 2008

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Fino al 12 maggio 2008 è stata allestita a Mosca nelle sale della Galleria Tsereteli della Fine Art Accademy, nell’ambito della Settima Photobiennale diretta da Olga Sviblova, una mostra antologica dedicata alle opere dei Tommasoli. 

Novanta le fotografie esposte: dallo studio futurista di Silvio (1910) agli still life e ai ritratti della Callas, Vivien Leigh e Arturo Benedetti Michelangeli di Filippo e Fausto (anni ‘50); dalla ricerca “fotogrammica” di Sirio a partire dagli anni ’70, alle Ombre di Alessandra degli anni ’90. 

… Una ricerca artistica che si svolge nell’arco di tre generazioni di autori, che hanno indagato per un secolo il linguaggio della fotografia in percorsi autonomi da cui traspare sempre la forza dell’immaginazione dietro l’immagine.

È come se avessero inseguito la logica dell’ “altrove”. Queste fotografie spingono a guardare “oltre” la foto stessa, a cercare anche ciò che non c’è, a intuire l’alternativa possibile, l’altra faccia del mondo … (L. Meneghelli) 

http://www.mdf.ru/english/festivals/fotobiennale/biennale2008/tommasoli_fb08/ 
 

(ANSA) Mosca 20 marzo – Mario Giacomelli, Franco Fontana, i Tommasoli: sono alcuni dei protagonisti italiani della settima Photobiennale di Mosca.

La rassegna è stata inaugurata ai magazzini GUM. L’evento si inserisce a pieno titolo tra le maggiori manifestazioni internazionali di settore e prevede oltre cento mostre in più di dieci tra musei, gallerie ed altri spazi espositivi della capitale, con una presenza straniera che copre il 50% della rassegna. L’Italia è presente con cinque mostre.

Tommasoli intervistaTV
Tommasoli intervistaTV
Tommasoli Mostra 1
Tommasoli Mostra 1
Tommasoli Mostra 2
Tommasoli Mostra 2
AT - Shadows 1998
AT - Shadows 1998
FFT - Untitled 1935
FFT - Untitled 1935
SrT-Waiting 11-2002
SrT-Waiting 11-2002
ST-Untitled 1910
ST-Untitled 1910

  • Flavio Ermini

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