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Poesia russa

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Osip Mandel’stam (a settant’anni dalla morte)

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Osip Mandel’stam

Settanta anni fa moriva . A testimonianza della sua attualità riportiamo un passo del saggio di Pascal Gabellone, tratto dal numero 77 di “Anterem” appena pubblicato:

La poesia di Mandel’stam ci riguarda a partire dalla violenza della sua scomparsa, del suo essere un disperso. E’ all’interno di questa modalità di rapporto, inscritto nell’elemento della distanza abissale (“l’essere disperso”) che la più grande prossimità è resa possibile, quella della traduzione, del poema che nomina e rende presente (“il nome di Osip ti viene incontro...”). Ciò che “s’avanza fuori dalla sua scomparsa” non cessa di appartenere a quella sparizione. E’ la fedeltà della parola, o in altri termini la sua capacità di dimorare nel tempo, nonostante tutto...

Ricordiamo il grande poeta riproponendo la sua voce e alcune vertiginose  poesie, tratte da precedenti numeri di “Anterem”, le Ottave e una scelta dai Quaderni di Voronez, tutte nella traduzione di Elena Corsino.

Osip Mandel’stam (1891-1938), nato a Varsavia da famiglia ebraica, studia a Pietroburgo, Parigi, Heidelberg. Muore in un campo di concentramento stalinista.  

Vasyl’ Stus

Versione stampabilePDF version Vasyl’ Stus VASYL’ STUS (1938-1985), poeta dissidente ucraino, traduttore di Goethe, Rilke, García Lorca. Arrestato e imprigionato più volte, muore in un campo di lavoro negli Urali. I suoi scritti iniziano a circolare in Occidente nel 1970. Candidato al Nobel per la letteratura nel 1985. Solo con gli anni Novanta le sue poesie potranno essere pubblicate in Ucraina.

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Velimir Chlebnikov

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Velimir Chlebnikov Velimir Chlebnikov (1885-1922), uno dei maggiori esponenti del Futurismo russo. La sua costante ricerca della libertà lo porta a creare il cosiddetto “linguaggio transmentale”, che rappresenta il vertice della sua ricerca espressiva. La sua opera è studiata da Ju. N .Tynjanov e tradotta in italiano da A. M. Ripellino.

Nei primi anni '20 Chlebnikov è nel Caucaso. Lavora a Baku, presso un'Agenzia Telegrafica. Nel 1921 è in Persia per tenere corsi di cultura politica. Tornato in patria, lavora come guardiano notturno a Pjatigorsk. Quindi si trasferisce a Mosca, dove vive in estrema miseria. Per abitudine, infila i suoi versi nelle federe dei guanciali dei letti dove si trova avventurosamente a dormire, e come un sonnambulo, nel suo vagare nomadico, spesso li dimentica. Durante uno dei suoi viaggi da vagabondo in un vagone ferroviario, è colpito da setticemia e muore, nel 1922.


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  • Flavio Ermini
  • Poesia russa

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