Giorgio Bonacini, “I segni e la polvere”, Arcipelago Itaca, 2020

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I segni e la polvere di Giorgio Bonacini

La rivista “Tracce Cahiers d’Art” dedica un video e un commento critico all’ultimo libro di Giorgio Bonacini:

link del video sul canale youtube di Tracce Cahiers d’Art

Il video: Odilon Redon e Poesie di Giorgio Bonacini è stato realizzato da Marianna Montaruli e Beniamino Vizzini per il Canale YouTube
di Tracce Cahiers d'Art Rivista d'arte.

La distrazione felice
di Beniamino Vizzini

Talvolta può accadere o, forse, meno raramente di quanto si possa credere, accade che la scrittura poetica non sembri essere altro che il riflesso in cui pare riverberarsi quella stessa contestura di segni con i quali il respiro o, lo spirito intrinseco ai sensi e inesprimibile a parole, intesse la scrittura interna alla nostra esperienza della vita.

Senza ombra di dubbio ciò è quanto accade nelle 52 poesie distrattamente felici raccolte nella più recente silloge pubblicata da Giorgio Bonacini, intitolata "I segni e la polvere", Arcipelago Itaca Edizioni, 2020. Non è l’ombra del dubbio che trascorre su questi fuggevoli versi di rapide liriche brevi, bensì della “distrazione” ovverosia, del noncurante abbandono al volo tremulo e vibrante di un impulso a seguire tenui tracce di luce baluginanti nell’ombra di un vissuto interiore.

Il tessuto grafico-sonoro del testo di Giorgio Bonacini, composto da una catena di sequenze poetiche (doppie sestine con versi spesso formati anche da una sola parola), scandite con ritmo misurato e regolare eppure, così sensibilmente svagato, mostra di essere l’equivalente, senza alcuna ostentazione, del moto con cui la memoria della materia vivente transmuta le sensazioni in una logica del senso prima di solidificarsi nel cristallo chiaro e trasparente del logos.

Il testo tradisce questa scrittura anteriore; tramatura di cenni, richiami, rimandi, segni di un sussurrìo ininterrotto di echi di voci appena udibili, quanto indicibili e assenti, tracce disperse nelle assonanze e consonanze fra rime sparse apparentemente a caso e, invece, tali da polverizzare qualunque presunto significato. Tra i segni di parole serrate in forme concise di poesia e la polvere dei significati che non hanno tempo nemmeno di prendere forma, s’adombra dunque il respiro del senso, incurante e lieve come l’effetto di una distrazione felice.