Silvia Comoglio, da “scacciamosche (nugae)”, puntoacapo 2017, nota di Laura Caccia - Nel sonoro del tutto

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Nel sonoro del tutto

Non ha origine sulla pagina, come non si conclude in essa, la scrittura di Silvia Comoglio, che in scacciamosche (nugae) conferma questo suo essere parte di altro. Di una totalità. Di una partitura più ampia. Una partitura, in questa raccolta per coro e voci, di cui sembrano rimanere solo brani isolati. Dove i diversi interlocutori appaiono a squarci: un tu spesso richiamato, dai volti molteplici, così come i soggetti sottesi ai pronomi della coralità. Dove la voce e le voci sono in dialogo. Una voce che si esprime in tutte le sue molteplici possibilità, conducendo a una visione e a una lingua altre. Una voce che, mentre nomina il visibile, evoca l’invisibile. Mentre provoca gli interlocutori sottesi, convocandoli in superficie, ne revoca l’affioramento. Mentre invoca, per ottenere una possibilità di conoscenza, tiene a trama fitta il mistero. Nel suo dire onirico, denso di immagini richiamanti in «ogni sogno / uno scandalo», un turbamento, un presagio.

Qualcosa di sotteso si affaccia tra gli spiragli di suoni e visioni. Musicato tra sogno e finzione, immagine e bugia, anzi «in grazia, enorme, di bugia». Grazia e insieme bugia: forse del mondo che con la sua bellezza pare mascherare il vero, forse della parola nella sua tensione a liberarsi dell’apparenza verso una visione altra. Allora sarà il «buio a scacciamosche» a consentire di disperdere le false verità del visibile che disturbano il vero, per cercarne i segni nell’oscurità e nel sogno. Qualcosa sempre nascosto, in ombra, che solo una lingua onirica può riuscire ad amare. Così titolo e sottotitolo della raccolta appaiono scelti forse proprio per occultarne la relazione amorosa, mascherandola come fastidio da scacciare o come inezia, nugae, quale già in Catullo e Petrarca, tra gli altri, per le loro opere non certo minori.

Una relazione aperta invece a tutto quanto di prossimo al vero, sull’orlo del dire e nei suoi intermezzi, pare in attesa di annunciarsi. Nel dialogo tra le parti, in tondo e in corsivo. Nelle aperture sollecitate dei diversi segni grafici. Nei versi che si dilatano nel tempo, proseguendo anche oltre i post scriptum. E che spaziano muovendosi repentinamente dal terreno dolente e condiviso degli umani all’ultraterreno. Così come nel linguaggio, passando dal dire infantile e quotidiano del «dormire-qui-per-terra» al lessico alto in cui «ú- / signoli stupendi chérubinano in cielo / andando, indietro, tutti a ritroso…». La partitura di Silvia Comoglio è musica senza fine. Nel suo espandersi a ritroso e nell’oltre. Nel sonoro familiare, nel canto delle sfere.

 

ora dite se fu la notte di pubblica fatica

a farsi, farsi in questa stanza, forma —

gocciolata ad acqua! di sola mia coscienza

adorna, per amore, a peso di stupore

 

Da: I

 

di lingua congiunta alla tua forma —

tutto, torna, dopo il sonno a fede del suo tempo,

come se del lato dell’ombra fissata al petto

restasse qui sopra, su questa terra, un baciarmi

forgiato ad elmo pre-cosciente

 

*

 

Quanti, ancora, i folli folli di saliva? I mutati

te che passa venuti, sull’ombra della sponda,

come se in grazia, enorme, di bugia?

 

*

 

“sia tempo a notte di polmoni il dormire,

dormire-qui-per-terra!, ad atto che conosce

tutto del mio sogno : e sia, sia buio,

buio a scacciamosche!, l’ombra di bastone

che, curva di sutura, ruota sulla stella

sulla corsa sul leone

 

---

 

*

 

Saremo visti sui tempi da sognare,

erranti e ancora soli? a tratti già rimasti

di buio sempre in braccio? tenda, di tre passi,

entrata di difesa nell’ombra dell’elmo che ti porto

in grazia, enorme, di bugia?

 

 

Da: II

 

*

 

“sei stato, disse, così felice!, di grazia —

immota a luna, dove quanto ti sussurro

sono appena gl’occhi del tempo che non viene,

quésta sola fine vista dove spazia l’ál-

bero mortale —

 

*

se ti amo —

è per il bordo di bugia, per-chi-mi-sembri

quando sogni, sogni e mi nascondi, tutta —

la bugia

 

*

 

fu un dormire, un dormire?,

qui-per-terra, unici e prudenti?

un dormire, dite?, guardando cosa fare

e sognando, sognando poi di tutto

per sapere cosa fare

 

---

 

*

dirvi che vi prendo sempre solo in sogno?

che di terra vi corico per terra e vi prendo

sempre solo in sogno, sempre dove posso

esservi-chi-sono?

 

*

è chiuso, disse, in aurora abbastanza,

il rullare di mani? l’ombra, di tutti,

i cambi di bosco che ú-

signoli stupendi chérubinano in cielo

andando, indietro, tutti a ritroso …

 

---

 

*

 

“questo fu mandato in segno di saluto,

il tempo, nel retro della casa, aperto sulla testa,

a morsa di stupore

 

_______

 

*

 

alla fine ci sentimmo —

consolati! baciandoci sugl’occhi,

su forme, a tempo, più sicure

 

*

 

p.s.

 

tu, sai dirmi?, dei grandi

baci a rispondi del mare di dio

 


Silvia Comoglio, laureata in filosofia, ha pubblicato le sillogi Ervinca (LietoColle Editore, 2005), Canti onirici (L’arcolaio, 2009), Bubo bubo (L’arcolaio, 2010), Silhouette (Anterem Edizioni, 2013), Via Crucis (puntoacapo Editrice, 2014), Il vogatore (Anterem Edizioni, 2015 – Premio Lorenzo Montano – XXIX Edizione - Sezione raccolta inedita), scacciamosche (nugae) (puntoacapo Editrice, 2017), sottile, a microchiarore! (Edizioni Joker, 2018), Afasia (Anterem Edizioni, 2021), În ape de tăcere/ In acque di silenzio (Editura Cosmopoli, Bacau, 2023), Il tempo ammutinato (partiture) (Book Editore, 2023).

Per Il vogatore è stata composta nel 2015 una partitura dal compositore e pianista Francesco Bellomi e per Via Crucis nel 2016 sono stati realizzati quindici disegni dall’artista Gian Paolo Guerini.

Suoi testi sono apparsi, tra l’altro, nei blog Blanc de ta nuque e La dimora del tempo sospeso, nel sito di Nanni Cagnone, sulle riviste Il Monte Analogo, Le voci della luna, La Clessidra, Il Segnale, Italian Poetry Review, Osiris poetry, nella rivista giapponese δ e nella rivista romena Poezia, e on-line nelle riviste Carte nel vento, Tellusfolio, La foce e la sorgente, Fili d’aquilone. Il portale BombaCarta le ha dedicato La lettera in Versi n. 56 curata da Rosa Elisa Giangoia. E’ presente nei saggi di Stefano Guglielmin Senza riparo. Poesia e Finitezza (La Vita Felice, 2009), Blanc de ta nuque, primo e secondo volume (Edizioni Dot.com.Press, 2011 e 2016) e La lingua visitata dalla neve (Aracne, 2019), nell’antologia Poesia in Piemonte e Valle d’Aosta(puntoacapo Editrice, 2012), in Fuochi complici di Marco Ercolani (Il leggio, 2019) e in Anni di Poesia di Elio Grasso (puntoacapo Editrice, 2020). 

Dal 2021 fa parte del Comitato di Lettura di Anterem Edizioni e della Giuria del Premio di Poesia e Prosa Lorenzo Montano.