Fabrizio Bregoli, da “Notizie da Patmos”, La Vita Felice 2019, nota di Laura Caccia - Riparazione e oltre

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Riparazione e oltre

Ci sono luoghi marchiati dall’abbandono e dall’esilio. Altri dal ritorno e dalla riparazione. Quali Notizie da Patmos ci giungono da Fabrizio Bregoli? Forse la dura arte del rientrare in patria, come ci precisa fin da subito la citazione in esergo dalla Comedia. Forse l’esigenza personale di affrontare il proprio vissuto e di riparare il passato. Forse quella più generale proiettata verso una ricerca di senso e di padri. A partire da ‘Nel nome del padre’, che dà titolo alla prima sezione. E da un quarto comandamento che diventa «Onora il nulla / il solo che ci è dato». Un padre che si dilata nei suoi significati plurimi fino ad arrivare ai fondamenti del cosmo, della vita, della poesia. Non solo per consentire il confronto con il «padre esatto di un teorema sbagliato», ma anche per dare modo di trovare, attraverso la parola, una «paternità restituita», una «Terra salda», l’ordine nel caos.

Non a caso l’autore, per affrontare la complessità, fa spesso utilizzo nella sua poetica delle strutture delle scienze esatte. Qui ne fa esplicita dichiarazione in premessa: per come a colmare una mancanza, suturare un baratro occorra mettere in atto una specifica «Arte della riparazione», propria dell’algebra come della poesia. La riparazione, però, come la poesia, chiede altro. Così questa poetica scarta, cerca «un passo in più, un verso oltre». Cerca un altrove e «in quell’altrove, un oltre». Vuole certo ricomporre, riparare, ma andando oltre, scuotendo il linguaggio consueto e capovolgendo assiomi. Nel solco, tra le molteplici altre suggestioni, della fisica quantistica, della relatività, delle geometrie non euclidee. Così come nell’apporto pluridimensionale delle arti e, a incrociare le domande di senso, delle riflessioni filosofiche e religiose.

Mentre si fa contaminare da matematica e musica, fisica e teologia, cinematografia e poetiche degli autori amati, la scrittura etica di Fabrizio Bregoli pare cercare in Patmos il perno del suo ritrovarsi. Nel rigore matematico e nella poesia degli endecasillabi. Nel pericolo e nel rischio della ricerca di senso. Confidando però nella parola che, nonostante le apocalissi private e collettive, può riparare e portare notizie salvifiche. Patmos: che, secondo tradizione, fu luogo di esilio e di elaborazione dell’Apocalisse di Giovanni, libro colmo di visioni tese allo svelamento attraverso immagini allusive e simboli anche numerici. Patmos: da cui prende spunto Hölderlin nella lirica omonima, densa, insieme, di prossimità e di inavvicinabilità al divino, per indicarci come cresca la salvezza dove c’è il pericolo, proprio al fine di poter partire e quindi ritornare più fedeli al senso.

 

Da: NEL NOME DEL PADRE

 

VOCABOLARIO MINIMO

 

Se scrivo è per non dire, cabotare

il bianco della resa, i giorni miti

del nostro indocile armistizio. Scrivo

la vena innominata della pietra,

veglio l’angolo illeso del respiro

quel suo retaggio fossile.

 

Accolgo la voce spoglia, il suo sfratto

il corpo intatto del ripudio.

Scrivo di noi, di un verbo contraffatto,

del suo frutto disseccato

sul pegno delle labbra. Scrivo di noi

grammatica di un vento lapidato.

 

 

Da: MISTERI INGLORIOSI

 

QUARTO COMANDAMENTO (RIPRESA)

 

Rimane la poesia, spietata e imbelle

tutt’intero il suo soldo bucato,

l’ovvio scrivere ciò che non sai dire

– assioma sghembo di un figlio scontato.

 

Onora il nulla

il solo che ci è dato.

 

 

Da:(DIGRESSIONE QUANTISTICA)

 

(PLANCK

 

(A invaderci talvolta

è un bisogno d’ordine, disgregare

il continuo indistinto delle vite,

parcellizzarle per addensarne il senso

rendere il vuoto confutabile.

Forse dobbiamo a questo il nostro perderci,

redimere quel ganglio opaco

tutto il suo corpo nero

ed anche noi scoprirci irradiazione

di un fulcro stabile, luce compatta

cifra di una costante universale.

 

 

Da: CARTEGGIO CLANDESTINO

 

NOTIZIE DA PATMOS

 

Comincia tutto ripetendo un nome

da un buio prossimo, colpo di coda

di qualche creatura d’abisso. Dopo

è la stagione del balbettio – certe

muschiose lallazioni – infine frasi

fatte, proverbi storpiati, eserghi

o falsi. Rovine che non sorreggono.

 

Comprendi davvero d’essere lingua

quando il futuro diventa ipoteca,

passato da riscrivere, scandire

polso a polso la ruggine dei chiodi.

 

La poesia non cambia nulla

è il nulla che la cambia. La fa possibile.

 

 

Da: BREVIARIO APOCRIFO

 

JOHN CAGE 4’33”

 

Nessun verbo migliore per descriverci

dell’intenzione che si fa rinuncia,

quel suo zero assoluto. Boreale.

Tutto il blasfemo

del suo parto gemellare

suono e sua scomunica.

 

Noi siamo entrambi. Quella voce

inabitata e tutto l’impossibile

del suo silenzio.

 

 

Da: COME UN INIZIO

 

*

Non si scrive d’amore, caro Rilke.

Se ne può dire solo per pudore

la luce impenitente dello scandalo

l’arteria dove si frantuma il legno.

 

Eppure che cos’è questo tacerne

se non per negazione dirne, ammetterci

imperfetti, cercarci oltre l’assunto

dello sguardo, quel sottinteso sordo?

 

Ed anche qui

l’amore lo si è scritto, in privazione

ipotesi che non si dà una prova.

Il nostro, un dimostrarlo per assurdo.

 

**

 

Quando s’addensa, dove

trapana – è un vuoto. Dopo (dopo, quando?)

in quell’altrove, un oltre:

la resa necessaria, un

silenzio sull’arco della parola.

Celato in quel mai, un ναί

il suo bianco fragilissimo. La neve

delle sue mani.

 


Fabrizio Bregoli, nato nel bresciano, risiede da vent’anni in Brianza. Laureato con lode in Ingegneria Elettronica, lavora nel settore delle telecomunicazioni.

Ha pubblicato “Cronache Provvisorie” (VJ Edizioni, 2015), “Il senso della neve” (puntoacapo, 2016), “Zero al quoto” (puntoacapo, 2018), “Notizie da Patmos” (La Vita Felice, 2019).

Sue opere sono incluse in “Lezioni di Poesia” (Arcipelago, 2015) di Tomaso Kemeny e in “iPoet Lunario in Versi 2018” (Lietocolle, 2018), sulle riviste “Il Segnale”, “Alla Bottega”, “Le voci della Luna”, “Il Foglio Clandestino”, in numerose altre antologie, sui più noti blog di poesia.

Ha inoltre realizzato per i tipi di Pulcinoelefante il libriccino d’arte “Grandi poeti” (2012) e per le edizioni Fiori di Torchio la plaquette “Onora il padre” (Seregn de la memoria, 2019).

Ha conseguito numerosi riconoscimenti per la poesia inedita, fra i quali gli sono stati assegnati i Premi San Domenichino, Daniela Cairoli, Giovanni Descalzo, Luciano Nicolis, Piemonte Letteratura, Terre di Liguria, Il Giardino di Babuk, il Premio “Dante d’Oro” dell’Università Bocconi di Milano, il Premio della Stampa al Città di Acqui Terme e più volte è stato segnalato e finalista ai premi Guido Gozzano e Lorenzo Montano.

Per la poesia edita gli sono stati assegnati, fra gli altri, i Premi Guido Gozzano, il Premio Letterario Internazionale Indipendente, Città di Umbertide e Rodolfo Valentino.

Collabora come recensore con il sito letterario “LaRecherche.it“, con la pagina Facebook “Poeti Oggi” e fa parte della redazione del blog letterario “Laboratori Poesia” per cui cura la rubrica “Poesia a confronto”.

Il sito dedicato alla sua poesia è: https://fabriziobregoli.com