Una riflessione su Vivavoce di Sergio Givone

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Dietro ogni libro c’è una storia, piccola o grande che sia. La piccola storia che sta dietro questo libro (libro che non io, ma Flavio Ermini e la redazione di “Anterem” hanno suggerito e voluto) è presto raccontata.

A chiunque faccia il nostro mestiere capita di essere invitato a tenere una conferenza. Quando si tratta di un convegno scientifico, è buona regola preparare una relazione, in vista anche della pubblicazione negli atti. Viceversa, in caso di intervento occasionale di fronte a un pubblico non specialistico sembra preferibile parlare a braccio e scegliere la forma della conversazione piuttosto che della lezione: così almeno faccio io.

Ma poi, immancabile, arriva la richiesta di un testo scritto. Donde un certo disappunto: ma non si può stampare tutto quel che esce di bocca, non si può, non si deve… E poi, un conto è la parola orale, un conto la parola scritta. Perché non tener ferma la differenza e rispettare la specificità del “dettato”? Del resto ci sono le registrazioni; se uno proprio ci tiene, se le vada a riascoltare.

E con ciò l’autore si lega le mani da solo e si preclude qualsiasi via di scampo. Professore – è la risposta – ecco la trascrizione da nastro. Basterà che Lei aggiusti un pochino la sintassi, cancelli le ripetizioni, corregga solo se necessario.

Purtroppo la differenza e anzi l’incompatibilità di parola scritta e parola orale si rivela fatalmente un ostacolo non aggirabile. Che fare, allora? A volte si cede, e obtorto collo si riscrive la trascrizione. A volte si resiste e non si riconsegna un bel niente. In questo libro io ho scelto un’altra strada. E cioè di accettare la proposta che mi veniva fatta: raccogliendo e pubblicando materiali quasi grezzi, appena ritoccati qua e là e semmai resi più leggeri, più immediati. Il risultato è quello che viene offerto al lettore. Il quale giudicherà. Da parte mia posso solo aggiungere che il titolo fa riferimento non già al contenuto degli argomenti (che sono vari e comunque corrispondono a quelli trattati in alcune occasioni pubbliche negli ultimi tre anni) bensì al modo in cui furono esposti: in “vivavoce”.

Dunque, non è che questo libro alluda a una storia più o meno nascosta. Questo libro è la sua storia.

(torna a: I libri del Premio Lorenzo Montano)