Omaggio ad Adriano Spatola 1: una testimonianza di Giulia Niccolai

Parola per Parola
Convegno internazionale di poesia organizzato
da Anterem e dalla Biblioteca Civica di Verona
Anteprima

La sera dell’11 novembre 2011, alla Biblioteca Civica di Verona, è stato organizzato dalla rivista “Anterem” e da Agostino Contò, un incontro per gli ipotetici settant’anni di Adriano Spatola, poeta, performer, critico e grande animatore della scena artistica dagli anni Sessanta fino alla sua morte nell’88. L’evento era coordinato da Flavio Ermini e Ranieri Teti.

Erano presenti cinque poeti fonetici, pubblicati nelle cassette dirette da Spatola per le edizioni di poesia sonora Baobab, di Reggio Emilia: Gian Paolo Roffi, Massimo Mori, Stefano Guglielmin, Mauro Dal Fior e Nicola Frangione e ciò che – secondo me – ha reso la serata estremamente piacevole, interessante e diversificata, sono state la grande spontaneità e naturalezza degli artisti anche nei momenti di stallo quando non funzionava questo o quello (registratore, microfono, luci ecc.) perché nessuno dei poeti è mai stato anche un tecnico esperto, e anzi, come ha fatto notare Mori, queste insicurezze, dimenticanze o gaffes organizzative fanno parte integrante della performance poetica: vivaddio!

Ma soprattutto è stato toccante e profondamente convincente l’intervento di ognuno: la voce di Roffi che accompagnava il CD registrato con Spatola (pochi mesi prima della sua morte), nel testo dal titolo Le pays natal, per la sua concentrazione e la sua partecipazione emotiva che l’ha trasformato in una specie di mantra o di preghiera, man mano che si snodavano i 7 minuti della durata del nastro.

La poesia di Spatola letta da Mori e poi da lui commentata o sottolineata dai brevi gemiti una sega che tenta di intagliare la barra di legno sulla quale la poesia è stata stampata. O gli splendidi movimenti del corpo di Mori, quasi al buio, che si muove con grazia e sicurezza nelle diverse posizioni del Tai Chi, con le mani infilate in guanti dai quali pendono, a ogni dito, lunghi listelli di carta scritta: le poesia, il testo come prolungamento delle mani e del corpo (della mente e dell’anima).

Stefano Guglielmin che legge una poesia giovanile di Adriano nella quale egli si interroga sulla vita, e una propria che si pone le stesse domande con lo stesso sconforto.

Mauro Dal Fior in una esilarante performance con una spatola, usata come racchetta e una pallina da ping pong che assieme producono diversi suoni, situazioni ed equilibri farseschi e che – come ha commentato Roffi – si identificava perfettamente con l’umorismo di Spatola.

Per finire, l’ottima interpretazione altamente drammatica ma al contempo comica di Nicola Frangione del testo di Adriano, La forbici sulla tavola , con le smorfie, le “a” allungate e sussurrate a bocca spalancata, i movimenti eccessivi, come di torsione e sofferenza di mente e corpo.

In una sala attigua Agostino Contò ha disposto in teche numerosi interessanti volumi - ormai d’antiquariato e introvabili - dalle Edizioni Geiger e Tam Tam di Spatola e dei suoi due fratelli, Maurizio e Tiziano, nonché testi del poeta usciti presso altri editori. E’ sfortunatamente mancata la presenza del fratello Maurizio che non è potuto venire per un’influenza.

Giulia Niccolai