Mauro Germani: Nota teorica e poesie inedite

All’appello che viene dall’ombra risponde la scrittura, l’ineluttabile rovina della luce e della storia. Si tratta di una parola senza protezioni, senza difesa. Chi l’accoglie sa del suo silenzio e del suo mistero. Si accinge a scrivere dall’esilio del suo ascolto, come sospeso tra due abissi: un fondo oscuro e segreto che si spalanca alle proprie spalle e qualcosa che da sempre attende come un destino. Ciò che resta è la traccia di una scomparsa, il segno di una voce perduta e di un desiderio, la risposta ad una chiamata antica.
La poesia è gettata nel mondo, è delicata e potente al tempo stesso. Nasce ai bordi dell’inesprimibile, tra salvezza e perdizione, tra memoria ed oblio.
Il poeta è colui che vive in sé la frontiera, il margine, l’inquietudine di un’alterità inafferrabile che sente nell’ombra. Sperimenta l’assenza dell’Altro e nel contempo ne ricerca la voce, una voce che da sempre tace nel suo dire, che si sottrae nel suo essere qui, nella carne e nel dolore dell’esistenza.
Che cosa può costruire allora il poeta?
Nel testo c’è sempre un altro testo perduto, tutta l’incompiutezza della scrittura. La costruzione avviene sulla sabbia delle parole, sul deserto di una lingua che frana. Come ha affermato Edmond Jabès, “per lo scrittore ogni parola scritta nasconde un’altra parola del tutto inafferrabile ma incessantemente differita e infinitamente più essenziale. Verso questa parola egli tende”.
E proprio questa tensione mai placata definisce  a poco a poco lo spazio della scrittura, una zona che è per noi lontananza ed intimità, spaesamento e familiarità, costruzione e maceria.


*
Scrittura
d’ombra
e d’esilio,
capovolta
aurora
di pagine
perse.

Dov’è
il vento
che chiama
le labbra,
il raggio
bianco
che scuote
la terra?

Dov’è
la voce
perduta
del sasso,
l’eco
ammutolita
del cielo?

Tutto
si cancella
dove tutto
perdura.


*
Spegnere
un nome
eppure
vederlo
amarlo
senza
ritegno.

Finire
adesso
il mai
cominciato.

E sapere
le notti
che non sanno
e invocare
il cielo
prima
del cielo.

Aspettare
il silenzio.

Scrivere.

Scrivere
sempre
il già
cancellato


*
Persa
raccolta,
persa
memoria.

Catastrofe
dove
il tempo
barcolla
e tace
la notte
tace
il volto
che guarda
l’abisso.

E tutto è
un salto
d’addio
un gesto
solo

aperto
nel vuoto.