Per Maria Luisa Vezzali: una foto, un ricordo...

Stati d’animo su “Cinque settembre duemiladue” di Maria Luisa Vezzali

Di Valeria Nanci e Laura Girolomoni

Alcuni giorni non sono solo giorni, ma restano per sempre. Io li chiamo ricordi.
Quei passi, quelle mani e quel sorriso riempivano il silenzio che accarezzava le nostre labbra imbarazzate, coloravano il buio di luci senza durata, mettevano a fuoco soltanto noi in quella foto indelebile che ci distaccava dal resto del quadro.
Soli, ma insieme, riuscivamo a riscaldare la fredda indifferenza di quello che accadeva intorno a noi e tutto ciò con la minima consapevolezza del forte nodo che ci stava legando.
O forse ne eravamo consapevoli.
Avevo paura … paura del silenzio, paura di parlare. Avevo paura di te, di noi, di me e della mia fragilità. O forse non avevo nemmeno il tempo di chiedermelo.
Non avevo bisogno di altro: né di domande o di risposte, o dubbi o certezze … ma soltanto di te!
Ricordo tenerezza, timidezza, innocenza. Ricordo quel senso di serenità, quel silenzio … il tuo silenzio!
Ricordo quei respiri … quei sospiri!
Ero felice? Sì, lo ero!
Ma cosa è rimasto di quella felicità?
Una foto sfocata … un prezioso, ma ormai lontano ricordo … l’attimo fuggente di una felicità sbiadita dal tempo.

Dedichiamo questo nostro testo a Manuel
1 settembre 2007