Sofia Demetrula Rosati, “A Trotula che dispensò bellezza e cura – frammenti di un culto misterico”, nota di Mara Cini

Un mediterraneo frammento di racconto situato in un tempo mitico dove regna il principio del naturale, dove, ancor prima che fosse impressa la parola alle pietre e la tradizione orale si potesse srotolare nel tempo della memoria gli elementi vegetali, terresti, marini dominano, in una specie di perfezione primordiale.

Qui la presenza umana, storia e dolore, sapere e carne viva, destinati a diventare opaca polvere, riverberano come pulviscolo luminoso , traccia pulsante che cerca di tenersi alle concatenazioni ancestrali, alle vite vissute come ricordi tatuati.

Allusioni a magici culti femminili, forse analoghi al culto della scrittura, sorella delle sagome, svelano o nascondono il liquido delle parole annegate nel proprio riflesso.