Roberto Valentini, dalla raccolta inedita “Vangelo meneghino”, nota di Laura Caccia

Cosa si sente

Quale buona novella ci narra Roberto Valentini con la descrizione, in “Vangelo meneghino”, di una città naufraga e randagia, con la sua umanità dolente e smarrita?

Milano è raccontata attraverso dodici quadri in cui si intrecciano crepe di ombre sotto i portici, cieli sfatti e stanchi, acque sepolte e canali, selciati e luoghi urbani, in un affresco che predilige i toni della sofferenza, ma che lascia anche trapelare squarci di luminosità.

Infedele / al suo dubbio divaga sui selciati / la città come un flutto dentro il fiele / dell’alba”, ritrae da un lato, nei suoi affreschi dolenti, l’autore e dall’altro, nelle sue aperture di acque e chiarori, “Sì, è una storia / di borri e navigli Milano, d’acque / risorte da altri ipogei di memoria, / ai fontanili sospinte in cui nacque / il riso”.

Anche la gente che la popola viene narrata in stazioni di fatica e solitudine, emarginazione e agonie, dove “croci accolgono di consunte braccia, / e barbe bisunte che come i tigli / nei volti nascondono una faccia / d’aurore”, ma anche attraverso barlumi di speranza: “È la fatica d’una gioia intatta, / proclamata sin dentro la sua pena, / sola maniera rimasta adatta / a essere vivi.”

Quasi metafore delle tante vie crucis, che accomunano popoli e persone, e insieme epifanie di una possibile redenzione, che si rivela come qualcosa di simile alla letizia, appena percepibile, sommessa, commossa.

I testi, connotati da una forte struttura che fa da cornice al racconto, con strofe di venti versi endecasillabi e chiusura di ciascuna con la stessa voce verbale “sente”, ne assecondano il contrasto: quasi, da un lato, a mostrare la necessità di una tenuta, un confine al dolore, e, dall’altro, ad aprire all’ascolto, alla possibilità di un annuncio.

Dalle prime chiusure “solo randagi quaggiù ci si sente”, “quando un pianto si sente”, “se nulla si sente” è un crescendo con cui Roberto Valentini ci conduce verso una promessa, una speranza di salvezza, dove “più salvi qui ci si sente” e “una gioia si sente”, per concludere infine con una, benché ancora in fasce, lieta novella: “se più in solitudine / qualcosa che è nato adesso si sente”.

 

*** 

La città non è né l’una né l’altra:

non nella cerchia di periferie,

non in quella che logora ormai scaltra

la luce sopra i bastioni. Eresie

di graffiti ne supplicano il luogo,

il limine cui urge e abroga, che segnano

sui vecchi androni come d’uno sfogo

d’urla colmati o in tinte che consegnano

a intonaci muti tra i falansteri.

Ma una burla di vernici soverchia

il tempo che iscrive senza criteri,

il crimine imprudente che scoperchia

l’assenza e vi rintraccia gli isolati

dall’una all’altra frontiera. Infedele

al suo dubbio divaga sui selciati

la città come un flutto dentro il fiele

dell’alba, si propaga su uno stagno

di nebbie, lutti e utopie, sulle lente

circonferenze d’insonnie, vivagno

di quartieri cui stretti ci si sente.

 

*** 

Ma altre circolari d’auto ed abbagli

toccano merlature e feritoie

di torri, languono in fianco a spiragli,

a neon appariscenti come noie

carpite alle finestre d’ospedali;

la volta infrangono che qua divora

le logge, antichità penitenziali

sulla pietra mostruosa che dell’ora

più serena riveste Sant’Ambrogio,

quando sopra un patibolo di stelle

anche l’immensità aspetta il suo mogio

sospiro e un vestibolo di cappelle

attinge al nostro incurante deporre.

Sono i tragitti allora che ne ammassano

i sovrappassi, le piazze cui incorre

perduto un destino, che vi oltrepassano

i silenzi dei parchi e alla Ghisolfa

fruscii di pilastri. Quando veggente

attraversa i suoi varchi una solfa

di piogge, qui ove un lastrico la sente.


Roberto Valentini, nato a Milano, dal 1999 lavora come insegnante nella scuola secondaria superiore e sopra(v)vive a Bernate Ticino, al confine occiduo della provincia milanese. Laureatosi in filosofia all’Università degli Studi di Milano, ha collaborato con la cattedra di Storia della filosofia contemporanea II quale redattore della rivista “Magazzino di filosofia” diretta dal Prof. A. Marini; attualmente, oltre a proseguire tale attività, è fra i curatori del relativo sito web di filosofia contemporanea (www.filosofiacontemporanea.it). Si è interessato in modo particolare della filosofia francese post-strutturalista, della Nietzsche-renaissance e del pensiero di autori quali Blanchot, Derrida, Deleuze, Bataille; in questi anni ha pubblicato, fra gli altri contributi (recensioni e florilegi), saggi sull’insegnamento della filosofia, sul cinema di Kubrick e Il gesto di Alcesti (“Magazzino di filosofia” n. 19/2012), una interpretazione letteraria di alcune tematiche della riflessione di Maurice Blanchot. Ha presentato un proprio lavoro nell’opera collettiva Vita, concettualizzazione, libertà (Mimesis, Milano, 2008).

Sue liriche inedite, articoli, escursioni di carattere saggistico-espressivo ed un racconto sono presenti sul sito web della rivista letteraria “Lunarionuovo”, diretta dallo scrittore e saggista Mario Grasso, sulla rivista “L’EstroVerso” e, diffusamente, sul sito personale (www.robertovalentini.org). Ha pubblicato il volume Dante a rovescio. Il XXXIV canto dell’Inferno capovolto (selfpublishing, Lecce, 2012), le raccolte poetiche Il peso dell'ombra (Prova d’Autore, Catania, 2013), Fra terra e luce. Antipodi dell’uomo (selfpublishing, Lecce, 2014) e Il male degli occhi (Puntoacapo Editrice, Pasturana 2014). Per i tipi di Puntoacapo Editrice è in corso di stampa la raccolta Il beneficio delle brume. Sue liriche sono presenti nelle antologie Enciclopedia di Poesia contemporanea (Fondazione Mario Luzi Editore, 2015), Atti della XVII Biennale di Poesia di Alessandria (a c. di Aldino Leoni e Mauro Ferrari, Puntoacapo Editrice, Pasturana 2015) e sul numero XXVIII di Carte nel Vento, periodico on-line del Premio “Lorenzo Montano”.

Ha ricevuto riconoscimenti al Premio “Lorenzo Montano” (2013, 2015), al Premio Internazionale “Cinque Terre” e la Menzione d’onore per l’opera Il male degli occhi al Premio Casentino 2015. Scontando come tutti la “nera foga della vita” di sabiana memoria, continua a coltivare l’impaziente passione delle lettere, preservando epistole, esercizi di stile, prose rapsodiche e innocenti endecasillabi – né pretenziosi né insinceri – dalla (nella) loro lieve agonia dentro uno stipo.