Ambra Simeone, una prosa inedita, “Un partigiano leopardiano”, nota di Flavio Ermini

Ambra Simeone ci parla di un “uomo del sottosuolo”. Ci parla di un Altro, di una persona che non vuole omologarsi. Una persona che non chiede di essere accolta dalla comunità, perché non vuole condividerne il conformismo.

Stare fuori dalla società comporta dolore e sofferenza, sì, ma consente anche di mantenere la propria identità.

La figura della quale ci parla Ambra Simeone ha bisogno di essere se stessa, di trasformarsi e modificarsi senza condizionamenti, utilizzando per la costruzione di sé solo il “materiale” che proviene dalla propria interiorità.

Ha bisogno di conquistare la propria autonomia intellettuale: un’impresa che richiede spietatezza. E soprattutto il coraggio di mettere in gioco se stessi. Richiede di trarsi fuori dal contingente e spingerci fino al limite del fare esperienza, sottraendosi al conformismo e vivendo il proprio disagio esistenziale fino a rivelare agli altri la propria insofferenza.

L’“uomo del sottosuolo” del quale ci parla Ambra Simeone non si riconosce più nelle rappresentazioni comuni dell’esistente che l’abitudine e il potere offrono a piene mani. Ci impone, in ultima analisi, di essere partigiani e di esserlo attraverso la scrittura, magari in un leopardiano “zibaldone di pensieri”. E ci impone di essere dissidenti contro tutto ciò che ci fa ostaggi e ci rende prigionieri.