Ultima pagina: Un musicista parla delle poesie di un artista. Francesco Bellomi su Gianni Robusti (1946-2010)

Un musicista, che parla delle poesie di Gianni Robusti, che non si considerava poeta, e per farlo deve parlare prima di un’altra persona: Carla Canedi. Questo è quello che succede quando si ha a che fare con la creatività vulcanica e totale.
Carla Canedi, Carlina, è stata:

  • la persona più anomala, geniale e brillante che abbia mai incontrato nel mondo dei musicisti
  • la compagna di tutta una vita e di tutta una morte per Gianni Robusti
  • l’unica che sapeva dire la verità fino in fondo sempre e comunque, a qualsiasi costo.

Tutto inizia nel 2000 quando Carla Canedi mi commissiona “40 minuti di musica erotica” da eseguire all’inaugurazione di una mostra di “Arte Erotica Astratta” organizzata da Gianni Robusti nella sua fornace di Cunardo (Varese).
Per la ricorrenza verdiana del 2001 è la volta de “La Traviata Straviata”, titolo inventato da Gianni Robusti per un evento musicale con voce, pianoforte e due percussionisti, su musiche di Giuseppe Verdi re inventate da Francesco Bellomi.
Infine nel 2002, sempre nello spazio magico delle antiche fornaci di Cunardo, “Klangfarbenmelodie”, 12 brani per clarinetto, chitarra e percussioni, per una proiezione di diapositive con relativa mostra del fotografo Antonio Bandirali.

A tutto questo si mescola indissolubilmente l’odore dell’inseparabile pipa di Gianni, della sua corporatura tozza da scultore del ferro e ceramista, della sua strana risata e del suo sguardo. Con lui sempre Carlina, la più veloce, la più leggera, la più bella.

Un giorno a tavola io dico che bisogna aggredire violentemente la materia se vogliamo riuscire a cavarci qualcosa e Gianni mi risponde: “anche per chiudere la porta a tutto il dolore e il rumore del mondo per mettersi a lavorare il tuo pezzo di carta o di lamiera ci vuole una violenza totale”.
Questo scultore, che in gioventù fu allievo prediletto del grande Lucio Fontana, sapeva cosa voleva e cosa faceva: non barava con se stesso e con nessun altro.

Infine l’ultimo abbraccio nel 2011, sotto la pioggia che mascherava le lacrime perchè tutti sapevamo. Carlina lo ha seguito dopo meno di sei mesi, compagna di vita, di malattia e di morte.

Cosa centra tutto questo con le sue poesie?
Centra perché queste poesie sono state il pane e il metallo che ha riempito le ultime telefonate e le ultime lettere tra me e Carla Canedi “nei mesi della malattia, quando le forze non gli permettevano di affrontare materiali appena più pesanti delle parole”, come lei ha scritto nella prefazione al libro, parlando di Gianni Robusti e forse sapendo già che queste parole sarebbero state giuste, dopo poco, anche per lei stessa.

Il tutto è chiuso nel cristallo della poesia n. 217

Trasgredire la morte
guardandola
senza nostalgie
in versi di vento e di mare
sulle tracce
di confini sfuggenti.

Ora non posso che dire grazie a Maurizio Mingardi per aver impaginato il libro delle poesie, per aver fornito le foto delle opere, per aver condiviso con Gianni Robusti vent’anni di cammino.
Grazie a Gabriella Canedi, per aver autorizzato la pubblicazione di testi e foto.
Per Carla Canedi e Gianni Robusti tutti i miei suoni e tutti i miei silenzi.

 

 

Da Le mie poesie, C2M edizioni, 2011

 

*
Il grande vuoto oltre il viaggio
nello spazio di una polaroid.
Ci si perde in linea d’aria.

 

*
Una lotta impari con la sorte
per disgrazia ricevuta
sulle ali di una realtà simulata
da un teorico delle ragioni
sul vivere e morire
l’ombra che genera il numero.

 

*
Punti di fuga
e forza di gravità
del pensiero
per una impossibile rotta.
Quasi un territorio da mappare
in un film digitale.
Nessun destino nelle formule
senza poter dire “ho vissuto”.

 

*
Percorrere la luce
sulle tracce del diluvio
in una scia di bianco silenzio
parlando per non capirsi
in un infinito rilegato.

 

*
Solo belle storie
malinconiche

fatte con materiale altrui
quando la poesia
sta con gli sconfitti
e le loro esistenze
impossibili.

 

*
Trasgredire la morte
guardandola
senza nostalgie
in versi di vento e di mare
sulle tracce
di confini sfuggenti.

 

*
Zone d’ombra in libertà
di un impressionista delle scene
per riguardarci con sconcerto
in un’immaginifica visione
antagonista del vero.

 

*
Utopia della parola
in una lettura progettata
con il suo dono nello stile
se il luogo del cuore
è sul confine
del vivere in bianco e nero.

 

Dalla premessa di Carla Canedi
(...) Le chiamava poesie ma non voleva essere considerato un poeta. Solo un artista che assembla materiale diverso per costruire il suo universo di simboli (...) Parole che cercava e trovava solo in un inserto settimanale (...)