Manuel Micaletto, Poesie inedite

I

*

alcune, nella scuderia delle cose, partono e arrivano

a perdifiato. queste diremo a rotta di collo

o altrimenti a precipizio, a piè sospinto, o ancora

cose di buona lena, e non conoscono

che un vuoto, uno, a vario titolo.

le restanti non offrono

che il cappuccio di medusa,

la cuffia cerata, l'astuccio

di pongo: per questo dette

cose a tenuta stagna, o ancóra

a impacco,

una camomilla.

 

*

anche l'occhio è una spora,

un impiastro: se non lo credi

frugalo, affettalo con buon giudizio,

fanne una porzione, un pannello, fanne

oggetto di studio accurato, passalo

per il collo di un alambicco,

fanne un ping pong,

un flipper.

 

II 

*

ora invece tutte quante le cose, in punta di piedi,

stirano il muscolo, la macchia fibrosa, al fondo

- e il pistone, a tutto spiano

si mostrano

per come sono: snodabili, convinte alla torsione

questa medesima stanza

non fa resistenza, si imbarca di proposito, rivolge l'elastico,

il sangue in panne - col mento arriva un palmo

avanti alle ginocchia - escogita una fionda, uno stretching.

 

*

(se il mondo non fosse elastico

si sarebbe accartocciato

in un dolore di stomaco)

(un'altalena di calci)

 

*

noi, da calotta a calotta, spaccati

lungo la fessura, come uova di cioccolato

custodiamo un caucciu, un nastrino,

un amuleto da niente, da scemi.

 

III

*

quanta acqua hai totalizzato?